
Il partito del renziano chiede lumi sui vertici del porto di Livorno, accusati di abuso d'ufficio. Ma a sceglierli fu l'ex ministro.Un parlamentare del Pd presenta un'interrogazione sulle indagini che riguardano da un anno le attività nel porto di Livorno, citando nomi e cognomi di amministratori nominati dal suo attuale capogruppo alla camera Graziano Delrio quando era ministro dei Trasporti nei precedenti governi di centrosinistra. Dopo essersi accorto dell'errore, la richiesta viene ritirata in 24 ore. È la storia di Francesco Critelli, deputato dem bolognese, renziano dell'ultimissima ora, che lunedì 29 aprile ha pensato bene di chiedere al ministro Danilo Toninelli delucidazioni sulla chiusura dell'inchiesta della Procura di Livorno che ha azzerato l'anno scorso l'autorità portuale livornese. A fine marzo infatti la Procura ha notificato l'avviso di conclusione indagini che hanno travolto i vertici dell'Authority di Livorno per la concessione temporanea di alcuni accosti, le banchine per l'attracco o la manutenzione del porto toscano. Risultano dieci l'indagati, tra cui l'ex presidente Stefano Corsini e l'ex segretario generale Massimo Provinciali, entrambi interdetti dai pubblici uffici. Le accuse sono di abuso d'ufficio e falso commesso da pubblico ufficiale in concorso con i privati. In pratica, stando ai magistrati, l'ente portuale avrebbe favorito il gruppo Grimaldi, garantendogli «l'uso stabile ed esclusivo» di un'area demaniale per mezzo di una serie continua di autorizzazioni all'occupazione temporanea, rilasciate però senza concessione e senza che ci fosse un reale motivo d'urgenza. Si tratta di un tema complesso e delicato, dove pesa soprattutto la burocrazia italiana e i cavilli giuridici che l'accompagnano, su cui anche il governo si sta muovendo con i piedi di piombo. Il rischio concreto è il blocco dell'attività portuale che potrebbe paralizzare uno dei porti più importanti del mediterraneo. Critelli però, senza attendere la conclusione del processo, ha colto la palla al balzo per attaccare l'esecutivo, nello specifico per cercare di capire qualcosa di più. Ma con la sua interrogazione prima depositata e poi ritirata, ha riportato le lancette indietro di almeno tre anni, quando proprio Delrio il 19 dicembre del 2016 annunciava al fianco del presidente della regione Toscana Enrico Rossi la nomina di Corsini. «Ho già inoltrato al presidente Rossi la richiesta di concerto sul nome per la presidenza del porto», spiegò entusiasta l'attuale capogruppo alla camera del Pd. «La mia proposta è su il dottor Corsini, ha lavorato con me per l'Autorità portuale, conosce molto bene i dossier sulla Darsena, adesso vedremo». Si può solo immaginare cosa sia successo tra il 29 aprile e il 30, quando l'interrogazione di Critelli è planata a Montecitorio. D'altra parte il deputato bolognese è molto preciso nelle sue richieste a Toninelli. Cita Corsini, Provinciali e anche «il direttore generale del gruppo armatoriale Grimaldi di Napoli, Costantino Baldissara, nel quadro di un'indagine che sta accertando l'esistenza di un regime di favori da parte dell'istituzione pubblica a vantaggio del gruppo armatoriale Grimaldi». Soprattutto, aggiunge Critelli, «dalle intercettazioni, telefoniche e ambientali, parzialmente descritte nella motivazione del provvedimento di interdizione, emergerebbe apertamente un illegittimo sistema di autorizzazioni temporanee, concesse tra l'altro a tariffe agevolate, al gruppo Grimaldi, nell'ambito di un quadro di palese attività illecita da parte dei rappresentanti dell'autorità pubblica e del gruppo Grimaldi, nonché di distorsione del mercato e di un altrettanto evidente danno erariale». Insomma è una denuncia in piena regola del sistema nominato dai precedenti governi di centrosinistra del sistema aeroportuale del Mar Tirreno settentrionale. Per di più la nomina di Corsini era stata criticata all'epoca anche dai partiti di destra e sinistra, ma con sette anni al Cipe e un curriculum da «manager» esperto fu approvata senza troppe difficoltà.Da buon parlamentare dem Critelli voleva scavare a fondo e mettere in difficoltà l'esecutivo gialloblù. Toninelli avrebbe dovuto rispondere anche ad altri interrogativi, tra cui «la partecipazione alle convention Euromed (riconducibili al gruppo Grimaldi) di presidenti delle Autorità portuali nonché di rappresentanti istituzionali di Rete autostrade mediterranee (quali l'amministratore unico Ennio Cascetta), società in house del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, con capitale detenuto dal ministero dell'Economia e delle finanze, che si occupa di “ecobonus", “mare bonus" e contributi alle attività delle autostrade del mare». Sarebbe stato meglio evitare, anche perché qui viene nominato il professore Ennio Cascetta, fedelissimo di Delrio, già coordinatore della struttura tecnica di missione del Mit, poi per qualche mese anche presidente di Anas, sempre su indicazione del governo dem dopo la fusione con Fs. Ciliegina sulla torta. Critelli accusa il gruppo Grimaldi «di un utilizzo illegittimo e non controllato di personale extracomunitario per risparmiare sul costo del lavoro».
Diego Moretti (Ansa)
I dem che hanno sempre criticato l’ex sindaco Anna Maria Cisint firmano una mozione sul lavoro nei cantieri navali. Ora vogliono superare il modello di immigrazione a basso costo.
«Nella sua campagna permanente contro gli stranieri che a Monfalcone regolarmente lavorano, la Cisint aggiunge un nuovo tema: ora mette in discussione anche le rimesse economiche, annunciando misure per vietarle o limitarle. Una delle tante dichiarazioni che si aggiungono a quelle del passato, sicuramente buone per costruire narrazioni false e per alimentare odio nei confronti dello straniero».
Elly Schlein (Ansa)
La leader Pd dice che la manovra «favorisce solo i ricchi», come se avere un reddito da 50.000 euro lordi l’anno fosse da nababbi. In realtà sono fra i pochi che pagano tasse dato che un contribuente su due versa zero Irpef. Maurizio Landini & C. insistono con la patrimoniale. Giorgia Meloni: «Con me mai». Pure Giuseppe Conte non ci sta.
Di 50.000 euro lordi l’anno quanti ne finiscono in tasca a un italiano al netto di tasse e contributi? Per rispondere è necessario sapere se il contribuente ha moglie e figli a carico, in quale regione viva (per calcolare l’addizionale Irpef), se sia un dipendente o un lavoratore autonomo. Insomma, ci sono molte variabili da tener presente. Ma per fare un calcolo indicativo, computando i contributi Inps al 9,9 per cento, l’imposta sui redditi delle persone fisiche secondo i vari scaglioni di reddito (al 23 per cento fino a 28.000 euro, al 35 per la restante parte di retribuzione), possiamo stimare un netto di circa 35.000 euro, che spalmato su tre dici mensilità dà un risultato di circa 2.600 euro e forse anche meno. Rice vendo un assegno appena superiore ai 2.500 euro al mese si può essere iscritti d’ufficio alla categoria dei ricchi? Secondo Elly Schlein e compagni sì.
Elly Schlein e Vincenzo De Luca (Ansa)
Dopo aver sfidato lo «sceriffo di Salerno» il segretario dem si rimangia tutto. E per Roberto Fico conta sui voti portati dal governatore, che impone ricompense per il figlio. Sulla partita veneta, Ignazio La Russa apre a Luca Zaia nel governo.
«Vinciamo»: il coordinatore regionale di Forza Italia in Campania, Fulvio Martusciello, capodelegazione azzurro al Parlamento europeo, lo dice alla Verità e sembra convinto. L’ennesima manifestazione elettorale di Fi al centro di Napoli è un successo clamoroso: centinaia di persone, il ritratto di Silvio Berlusconi troneggia nella sala. Allora crede ai sondaggi più ottimisti? «No», aggiunge Martusciello, «credo a quello che vedo. Siamo riusciti a entrare in tutte le case, abbiamo inventato il coordinatore di citofono, che si occupa di curare non più di due condomini. Parcellizzando la campagna, riusciremo a mandare a casa una sinistra mai così disastrata». Alla remuntada in Campania credono tutti: da Giorgia Meloni in giù. Il candidato presidente del centrodestra, Edmondo Cirielli, sente aria di sorpasso e spinge sull’acceleratore.
Matteo Zuppi (Ansa)
Il cardinale Matteo Zuppi, in tv, svela la fonte d’ispirazione della sua dottrina sociale sui migranti: gli «industriali dell’Emilia-Romagna». Ai quali fa comodo la manodopera a buon mercato, che riduce le paghe medie. Così poi la sinistra può invocare il salario minimo...
Parafrasando Indro Montanelli, viene da pensare che la Chiesa ami talmente i poveri da volerne di più. Il Papa ha appena dedicato loro un’esortazione apostolica, ma le indicazioni di politica economica ai cattolici non arrivano da Leone XIV, bensì dai capitalisti. E vengono prontamente recepite dai vescovi. Bastava ascoltare, venerdì sera, il presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Zuppi, intervistato a Propaganda live: l’immigrazione, ha insistito il cardinale su La 7, «è necessaria. Se si parla con qualsiasi industriale in Emilia-Romagna dice che non c’è futuro senza».






