
Questa settimana le scuole pubbliche di Seattle hanno insegnato il programma stilato da Black lives matter: corsi (obbligatori) infarciti di slogan contro la polizia, insulti alla famiglia «patriarcale» e ideologia di genere.Sono sempre maggiori i rischi di indottrinamento che aleggiano sugli istituti scolastici americani. Da lunedì scorso a oggi si è infatti svolta la cosiddetta «week of action». Si tratta di una settimana di «studi» proposta e organizzata da «Black lives matter at school»: un movimento, nato a Seattle nel 2016, che - con questa iniziativa - si propone, secondo il Seattle Times, di «stimolare sforzi più concreti per garantire l'equità razziale, la giustizia dei diritti umani e nuove opportunità per far progredire tutti gli studenti nelle scuole del Paese». Del resto, basta dare un'occhiata al sito web del movimento per rendersi conto dei suoi «princìpi guida», che annoverano: «giustizia riparativa», «empatia», «globalismo», «affermazione queer» e «affermazione trans». Tutto questo mentre, sempre sul sito, appare in bella mostra una citazione di Assata Shakur: attivista rivoluzionaria e componente del Black liberation army, accusata dell'omicidio di un poliziotto nel 1973 e attualmente rifugiatasi a Cuba, dove ha ottenuto asilo politico. Tra l'altro, va anche sottolineato che, se si guarda alla pagina del sito dedicata agli endorsement che «Black lives matter at school» ha ricevuto, spunterà il nome di Shaun King: attivista che, lo scorso giugno, auspicò l'abbattimento delle statue raffiguranti Gesù Cristo come «europeo bianco», in quanto (a suo dire) veicolanti un messaggio di suprematismo bianco. Insomma, i presupposti e gli ispiratori di questo movimento sono evidentemente ad alto tasso ideologico. E, per averne un'idea ancora più concreta, basta guardare ai materiali didattici che vengono forniti. Per esempio, a svariate scuole pubbliche della città di Seattle sono state destinate delle slide in cui si trovano frasi e immagini che esaltano l'ideologia gender (con hashtag che recitano: «trans è bellissimo»). Altri documenti mostrano invece come insegnare agli studenti l'antirazzismo, cioè facendo fare loro «esperienza di discriminazione e sviluppare un senso di giustizia ed equità». Senza poi trascurare moduli specificamente dedicati alla storia del movimento Black lives matter. E proprio in un simile contesto compaiono dispense in cui è possibile leggere: «Gente nera queer e trans che porta un fardello unico in una società etero patriarcale che ci smaltisce come spazzatura e allo stesso tempo ci feticizza e ci guadagna: è violenza di Stato». La scaletta delle «materie» è tra l'altro organizzata giornalmente. Il lunedì è per esempio principalmente dedicato al tema «violenza della polizia», il martedì a «cultura, identità, globalismo», il mercoledì alla questione «transgender». E attenzione: perché molte di queste lezioni sono specificamente rivolte a bambini dell'asilo. A costoro è per esempio indirizzata un'attività che ha il seguente obiettivo: «Spiegare agli studenti che ognuno ha molte parti diverse che compongono tutta la loro persona/identità. La razza è una caratteristica, e oggi ci concentreremo sul genere e su come le persone transgender hanno esperienze uniche». Sempre a bambini piccoli è rivolto un altro modulo dall'obiettivo così descritto: «Gli studenti useranno i dati statistici attuali per determinare se le persone nere sono trattate equamente dalle forze dell'ordine americane». E alla fine il tema dell'indottrinamento scolastico non può che farsi politico. Tra i partner di «Black lives matter at school» figura infatti la National education association (Nea): potente sindacato degli insegnanti americani della scuola pubblica che - pur dichiarandosi apartitico - si colloca da anni su posizioni apertamente liberal e progressiste. E sono i fatti a parlare. Secondo il Center for responsive politics, la Nea - durante la campagna elettorale del 2020 - ha donato oltre 3 milioni di dollari al Partito democratico, riservando ai repubblicani neanche 118.000 dollari. Sarà un caso, ma la maggior parte delle iniziative di «Black lives matter at school» avvengono in istituti scolastici situati negli stati di New York e della California, entrambi guidati da governatori democratici. Non bisogna infine trascurare che l'attuale sovrintendente delle scuole pubbliche di Seattle è Denise Juneau: ex candidata democratica alla Camera nel 2016 ed eletta per l'attuale incarico dal consiglio della scuola nel 2018. E pensare che, appena lo scorso settembre, l'allora presidente statunitense, Donald Trump, aveva affermato che «le rivolte della sinistra e il caos sono il risultato diretto di decenni di indottrinamento di sinistra nelle nostre scuole». Affermazioni che, insieme ad altre tesi, gli avevano tuttavia attirato gli strali di chi lo accusava soltanto di fomentare la «culture war» per scopi biecamente elettorali. D'altronde, non appena entrato in carica, il presidente Joe Biden ha revocato un rapporto della precedente amministrazione, redatto dalla già smantellata 1776 Commission, che dichiarava di voler introdurre l' «educazione patriottica» nelle scuole. Diversi accademici della Ivy League (come David Blight, storico presso l'Università di Yale) avevano criticato questo progetto di Trump, definendolo «propaganda di destra». Magari avranno anche avuto ragione, per carità. Ma sulla propaganda di sinistra portata avanti da «Black lives matter at school» costoro non hanno niente da dire?
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