2022-08-07
Anti vaiolo prima ai gay. Il ministero: «Precedenza a chi fa sesso di gruppo»
Il dicastero riserva la profilassi agli omosessuali, elencandone le condotte a rischio. Senza tirare in ballo giudizi morali. Sventolati, invece, per discriminare i no vax.Il gender sarà anche fluid, ma davanti alla malattia presuppone solide certezze. Una vita trascorsa a negare le differenze e poi le differenze bussano, come si nota dalla decisione del ministero della Salute di far partire la campagna di vaccinazione contro il vaiolo delle scimmie. E di cominciare la profilassi lunedì da «gay, bisessuali, transgender o uomini che hanno rapporti con altri uomini, a condizione che abbiano avuto più partner negli ultimi tre mesi». Con l’ulteriore specifica: «E abbiano partecipato ad eventi di sesso di gruppo in locali, club, cruising e saune. O ancora che pratichino il chemsex, ossia abbinino agli atti sessuali il consumo di droghe chimiche».Non si tratta di una semplificazione omofoba, è la circolare del ministero che indica le categorie a rischio e che invita ad aderire alla campagna per debellare un virus che in Italia conta 545 casi. L’unico vaccino disponibile è danese, efficace contro il vaiolo umano ma all’85% protettivo anche nei confronti del Monkeypox. Il direttore della prevenzione, Gianni Rezza, sottolinea che «al momento la modalità del contagio e la velocità di diffusione fanno escludere la necessità di una vaccinazione di massa». Non sarebbe neppure possibile perché le dosi a disposizione sono 5.200 e soltanto a fine agosto aumenteranno fino a 16.000. Così le ripartizioni vengono fatte in base ai focolai registrati: 2.000 dosi alla Lombardia, 1.200 al Lazio, 600 all’Emilia Romagna, 400 al Veneto e i restanti 1.000 a chi ne farà richiesta.I criteri molto stringenti che danno diritto all’accesso al vaccino travalicano il settore sanitario e riguardano direttamente la cultura occidentale e la società italiana, i comportamenti e le inclinazioni di una minoranza che ovviamente ha il diritto di accedere alle cure, supremo principio di eguaglianza. Peraltro l’unico perché la conformazione del virus, le modalità di trasmissibilità e le occasioni perché ciò accada tengono aperto il dibattito sulla cultura di genere e sulle differenze che nessuna teoria Lgbtq può annullare. Lo conferma di fatto il ministero della Salute, che non fa filosofia ma è costretto a rivolgersi in modo specifico al mondo gay, indicando con assoluta chiarezza i destinatari della profilassi di un virus che si trasmette con i rapporti fra persone dello stesso sesso. «Tenuto conto dell’attuale scenario epidemico e della limitata disponibilità di dosi - prosegue la circolare - le prime categorie alto rischio a cui verrà offerta inizialmente la vaccinazione, come profilassi pre-esposizione, sono individuate tra: personale di laboratorio con possibile esposizione diretta a orthopoxvirus; persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, che rientrano nei seguenti criteri di rischio: storia recente (ultimi 3 mesi) con più partner sessuali; partecipazione a eventi di sesso di gruppo; partecipazione a incontri sessuali in locali/club/cruising/saune; recente infezione sessualmente trasmessa (almeno un episodio nell’ultimo anno); abitudine alla pratica di associare gli atti sessuali al consumo di droghe chimiche (Chemsex). Tali soggetti a più alto rischio potrebbero essere identificati tra coloro che afferiscono agli ambulatori PrEP-HIV dei centri di malattie infettive e dei Check Point, ai centri HIV e ai centri per il trattamento delle malattie sessualmente trasmissibili».L’importanza dell’adesione alla campagna vaccinale è sottolineata da virostar come Matteo Bassetti e Ilaria Capua: la diffusione del virus va bloccata in questa fase prima che diventi impossibile fermarne la diffusione - come accadde con l’Aids - anche al di fuori della comunità gay. Ma nessuno dichiara urgenze, nessuno lancia allarmi o pone condizioni capestro. Si nota qualcosa di nuovo in questa campagna; una delicatezza lessicale e un’attenzione alle libertà individuali che furono del tutto estranee alla campagna vaccinale contro il Covid, quando assistemmo a una violenta discriminazione nei confronti di quegli italiani scettici o non sufficientemente convinti dell’efficacia dei sieri. Allora i cosiddetti no vax non potevano avvicinarsi agli ospedali, venivano invitati a «chiudersi in casa come sorci» (Roberto Burioni), erano esclusi dalla vita civile perché «sono pericolosi e gli renderemo la vita difficile». Lo urlava in tv Pierpaolo Sileri, lo stesso sottosegretario alla Salute che oggi tratta con doveroso rispetto gli omosessuali. Allora non era così: «I no vax sono dei criminali, il male della società, vanno perseguiti come mafiosi», tuonava Bassetti. Nessuno osa inseguire i gay con simili volgarità, ledere diritti di autodeterminazione peraltro identici. L’appartenenza politica di molte associazioni gender all’area progressista (con la benedizione del politicamente corretto di redazione) ha il suo peso. Se stai dalla parte giusta passa tutto, anche la paura.