2024-07-19
Anelli faccia tosta: «Trasparenza sui sieri»
Filippo Anelli (Imagoeconomica)
Il presidente degli Ordini dei medici plaude al Tribunale Ue che ha condannato l’opacità dei contratti d’acquisto dei vaccini. Ma il dottore, che faceva espellere i colleghi no vax, si riferisce solo ai dettagli economici e non ai dati degli effetti avversi.Il dottor Filippo Anelli, difensore a spada tratta degli obblighi vaccinali e delle sospensioni dei sanitari che avanzavano dubbi su farmaci assai poco trasparenti, afferma di condividere la condanna di Bruxelles. Il Tribunale della Ue ha fatto bene, sostiene, a censurare la Commissione per non avere concesso al pubblico «un accesso sufficientemente ampio» ai dati sui contratti d’acquisto, pubblicati pieni di omissis. «La trasparenza deve essere massima», tuona il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo). «Non c’è ragione per cui non si debbano conoscere tutti i dettagli sull’acquisto dei vaccini anti Covid. I cittadini dell’Unione europea hanno tutto il diritto di avere tutte le informazioni possibili e immaginabili», ha aggiunto con toni di sincera disapprovazione. Il censore di ogni posizione critica sui farmaci sperimentali anti Covid, colui che negava il dovere della scienza di porre interrogativi e di indagare, perché nei confronti del dio vaccino andava mostrata cieca fiducia, ammette dunque che ci doveva essere chiarezza, informazione. Attenzione, però, Anelli la considera necessaria solo per gli accordi che possono presentare problemi «di carattere economico o politico», ma devono comunque «essere fatti con larga trasparenza», non per i vaccini. «Non è un problema di scienza, non abbiamo nulla da nascondere», sentenzia il presidente Fnomceo. «Non c’è nulla da temere dalla trasparenza: la scienza è chiara, la scienza è trasparenza». Conclude il suo sermone con l’ennesima difesa a spada tratta dei farmaci di cui si conosce ancora troppo poco, quanto a efficacia e sicurezza. «Sui vaccini nessun timore: se ci sono processi di carattere burocratico non chiari il problema è la burocrazia, non certo la scienza o i medici», dichiara Anelli. Affermazioni che andrebbero accolte con una risata fantozziana, cattiva quanto basta. Ai dottori che mettevano «in discussione le evidenze scientifiche», cioè il pensiero unico sul vaccino anti Covid, Anelli mandava a dire che dovevano togliersi il camice e cambiare mestiere. «Chi sta con i no vax è incompatibile con la professione», sosteneva nel dicembre 2020 sul Corriere della Sera.Problemi di sicurezza con i vaccini appena sfornati sul mercato? Nemmeno per sogno, rispondeva perentorio nell’aprile del 2021. «Se uno contrae il Covid ha la possibilità molto più elevata di morire piuttosto che di avere un effetto collaterale da Astrazeneca, come da tutti gli altri vaccini. Quindi il vero problema per noi è ridurre la mortalità», dichiarava a Radio Anch’io, trasmissione di Radio1 Rai. Non importavano trasparenza dei dati sui trial condotti dalle aziende farmaceutiche, in merito a sicurezza e protezione dalla malattia, bisognava pensare che era peggio morire di Covid che di vaccino. Sempre entusiasta dei dpcm che venivano sfornati durante la pandemia e toglievano diritti, libertà, dignità ai medici, ribadiva nell’agosto del 2021 su Avvenire: «Chi esercita senza vaccinazione sta facendo esercizio abusivo della professione. Dall’aprile scorso la legge ha introdotto questo requisito, che si somma all’avere la laurea con l’abilitazione. Chi non ha i due requisiti non può esercitare una professione sanitaria». Aggiungeva: «E ne va data comunicazione alla procura della Repubblica, perché c’è un reato». Nel settembre del 2021, presentando la nuova campagna vaccinale ideata da Fnomceo, il presidente dichiarava: «Siamo tutti impegnati nel dare ai cittadini una comunicazione aderente alla scienza, e il connubio tra scienza e comunicazione è fondamentale perché è necessario dare ai cittadini informazioni certe. Questo tipo di comunicazione incide sui cittadini e avvicina il mondo della scienza alla società civile». L’allora ministro della Salute, Roberto Speranza, rafforzava il messaggio: «La verità che la scienza ci consegna è che i vaccini sono una delle più grandi scoperte della storia dell’umanità». In realtà, nulla si faceva per informare la popolazione di eventi avversi quali miocarditi e pericarditi che si registravano in tutto il mondo; non si comunicava che gli studi clinici sui vaccini non erano stati fatti su immunodepressi e su donne incinte o che allattavano, però queste erano le categorie a cui si raccomandavano (e si continuano a caldeggiare) gli inoculi. Non si mettevano al corrente i genitori, dei rischi a vaccinare bimbi piccoli e giovanissimi. E si andò avanti con gli obblighi anche se l’Aifa aveva segnalato da inizio campagna vaccinale che una reazione su cinque poteva essere mortale, come ha ammesso Speranza.Nel dicembre del 2022, il capo dei medici italiani così plaudì la decisione della Consulta in merito all’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari: «Un grande riconoscimento per i vaccini, considerati strumenti fondamentali per combattere la pandemia […] Le ragioni della scienza sulla efficacia dei vaccini per la protezione della popolazione sono state riconosciute».In realtà erano pregiudizi ideologici, fatti passare per certezze scientifiche. Nell’opacità degli anni della pandemia Filippo Anelli non si è mai mostrato a disagio, anzi. Comunicava sicurezze ed efficacia dei vaccini, non condivise da studi ragguardevoli che finivano censurati e non pubblicati. La trasparenza non era di casa nemmeno alla Fnomceo.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson