2018-10-08
Anche se gli ospedali vanno a rotoli i dirigenti incassano i super premi
Nel 2017 gli scandali hanno travolto la sanità campana, da Nola al San Paolo di Napoli, ma il governatore Vincenzo De Luca ha aumentato gli stipendi del 20 per cento. Lo scorso marzo, due ex dirigenti della Asl di Frosinone, Luca Di Maio e Vincenzo Suppa, sono stati costretti a restituire 27.000 euro per aver elargito un premio non dovuto a Mauro Vicano, all'epoca direttore sanitario. E non è l'unico caso: ecco cosa succede nel resto d'Italia.In Emilia Romagna, per premiare i dirigenti della sanità con bonus da 15.000 euro, su maxi stipendi da oltre 120.000, la Regione si avvale di un ente di valutazione che, a sua volta, costa 40.000 euro all'anno. In Calabria, c'è chi dopo aver rinunciato al premio di risultato, da direttore generale di una sanità ridotta all'osso, ci ripensa e si fa rendere il maltolto. E, anche in Veneto, nonostante le regole più severe, alla fine tutti i manager sono promossi. In Italia, quando si tratta di aggiungere benefit ai maxi stipendi dei dirigenti, soprattutto nella sanità, tutto il mondo è paese. Ospedali senza personale, tagli ai posti letto, Asl che piangono miseria, ma non c'è santo che tenga: qualche migliaio di euro in più all'anno, a chi già ne percepisce anche 150.000, va assolutamente assegnato. Un modo sicuro per confermare un patto di ferro tra i dirigenti e la politica che li nomina, senza il quale, probabilmente, ne vedremmo delle belle.È vero, la regola vorrebbe che i premi venissero elargiti solo dopo un'attenta e imparziale verifica del raggiungimento degli obiettivi, ma la forma non sempre è sostanza e i direttori generali rimasti a bocca asciutta (se esistono), si possono contare sulle dita di una mano.Se i premi a pioggia sono un male comune, c'è comunque chi la sa più lunga degli altri. Il governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, per assicurarsi che nessuno dei nominati alla guida della sanità regionale rimanesse scontento, nell'agosto del 2017 ha aumentato a tutti il mensile del 20%. E a chi gli ha fatto notare l'inopportunità della decisione in tempi di spending review, De Luca ha lasciato intendere che quel denaro in più altro non è che un modo per recuperare la percentuale di emolumenti tagliata dal suo predecessore, Stefano Caldoro, che al suo insediamento si era trovato a fare i conti con un patto di stabilità sforato. Inoltre, con un intervento a pioggia De Luca si è evitato anche il fastidio dei singoli bonus, da assegnare previa verifica di mandato, una formalità che fino a oggi il presidente della Regione ha preferito tralasciare.Forse non a caso. Qualche mese prima della lauta elargizione, nel febbraio 2017, grazie ad alcune fotografie scattate dai parenti e postate sul web, l'ospedale di Nola (Napoli) era balzato alle cronache per lo scandalo dei pazienti stesi a terra per ricevere le prime cure. A giugno, poi, era scoppiato lo scandalo della paziente ricoverata all'ospedale San Paolo di Napoli, in un letto pieno di formiche. Anche in quel caso l'istantanea del braccio della donna invaso dagli insetti aveva fatto il giro del web e, anche in quel caso come per Nola, l'allora ministro Beatrice Lorenzin aveva annunciato l'invio di una task force di controllo. Lo stesso De Luca puntò il dito contro quello scandalo, ma poi, in piena estate, i direttori delle Asl si videro assegnare dai 15.000 ai 20.000 euro di più in busta paga.L'upgrade sulla fiducia, tuttavia, non ha migliorato la situazione negli ospedali del capoluogo campano: il Cardarelli è in emergenza continua per i troppi accessi al Pronto soccorso, tanto da attivare l'unità di crisi con trasferimento dei pazienti in altri nosocomi, mentre il San Paolo resta in ginocchio per le difficoltà organizzative e la carenza di personale nei reparti di emergenza.Dalla Campania alla Puglia la storia è più o meno la stessa. Qui il caso è quello di Vito Montanaro, direttore generale dell'Asl di Bari, arrestato il 6 luglio scorso nell'ambito di una maxi indagine della Guardia di finanza sulla sanità lucana, che aveva coinvolto anche il presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella. Montanaro, nel frattempo tornato in libertà, risulta accusato di abuso d'ufficio e rivelazione di segreti d'ufficio, in particolare per l'assunzione del responsabile anticorruzione della stessa azienda sanitaria locale, Luigi Fruscio, che lui avrebbe favorito.Montanaro era stato assunto nel 2015, e valutato per i risultati di mandato nel marzo del 2018, cioè due mesi prima di essere arrestato. Le valutazioni, come per i suoi colleghi, erano risultate positive e i manager alla guida delle altre Asl pugliesi erano stati tutti confermati. E forse anche premiati, anche se la documentazione online della Regione sull'argomento pare fermarsi al 2013, anno in cui i vari dirigenti Asl percepirono bonus di incoraggiamento per un totale di oltre 920.000 euro. Comunque sia, esattamente come De Luca, nel giugno 2017 anche la giunta Emiliano cancellò i tagli imposti dal predecessore Nichi Vendola, assegnando ai dg fino a 40.000 euro in più all'anno e facendo balzare gli stipendi migliori da 110.000 euro a 155.000 euro annui. Qualche volta, però, le cose non vanno per il meglio. Lo scorso marzo, due ex dirigenti della Asl di Frosinone, Luca Di Maio e Vincenzo Suppa, sono stati costretti a restituire 27.000 euro per aver elargito un premio non dovuto a Mauro Vicano, all'epoca direttore sanitario. La Corte dei conti con una sentenza ha stabilito che la cifra era stata assegnata senza valide motivazioni e ha intimato ai responsabili di restituirla. I due, in ogni caso, non hanno di che lamentarsi. Nel maggio 2016, infatti, percepirono inaspettatamente un indennizzo da più di 75.000 euro come rimborso per un 20% di stipendio non incassato negli anni tra il 2009 e il 2014.In quel periodo la Regione Lazio aveva tagliato del 20% gli stipendi dei dirigenti delle Asl con l'intenzione di utilizzare il denaro risparmiato per azzerare i ticket sanitari per i pazienti. L'intenzione era però rimasta sulla carta: i ticket non erano stati azzerati e questo, secondo un parere della Corte costituzionale, aveva reso iniquo il taglio agli emolumenti. A quanto risulta, appena saputa la notizia, con il via libera della Corte dei conti, l'Asl di Frosinone ha deciso di muoversi in autonomia e, senza averlo nemmeno chiesto, i due manager sono stati rimborsati.Lo scorso agosto, a Sulmona, due dirigenti sanitari della Asl di Avezzano Sulmona L'Aquila, precisamente il direttore sanitario dell'azienda, Maria Teresa Colizza, e il direttore amministrativo, Laura Coppola, sono state premiate con 35.000 euro in più sullo stipendio. L'aumento è stato frutto di un'attenta valutazione. Tra gli obiettivi prefissati su cui le due professioniste avrebbero fatto centro, spicca quello relativo alla spesa del personale che andava drasticamente ridotta per ottenere una «razionalizzazione delle spese».Insieme a loro anche altri colleghi, nonostante qualche prestazione non proprio brillante, sono stati premiati. Per esempio, i direttori della Asl di Lanciano, Vasto e Chieti, Pasquale Flacco, e di quella teramana, Roberto Fagnano, hanno ricevuto dopo i primi 18 mesi tra il 10% e il 20% in più su stipendi già decisamente importanti. A raccontare, però, come vanno realmente le cose negli ospedali abruzzesi, è la cronaca: all'ospedale di Sulmona questa estate, proprio a causa della carenza di personale, l'ambulatorio di Angiologia e il reparto di Neurologia sono stati chiusi per ferie per oltre un mese. Nel nosocomio San Pio di Vasto, che fa parte dell'Asl di Lanciano e Chieti, in Radiologia le prestazioni vengono erogate solo la mattina per mancanza di personale mentre l'unica Tac funzionerebbe a singhiozzo, sempre per mancanza di addetti. Anche all'Aquila non se la passano meglio. Nei reparti di Geriatria gli anziani ricoverati finiscono a dormire nei corridoi a causa della cronica carenza di posti letto, mentre all'ospedale di Avezzano i carabinieri in visita ispettiva hanno trovato uno stuolo di badanti «intente a fornire assistenza ai malati senza autorizzazione dalla direzione ospedaliera». Tornando al Nord, se è vero che Emilia Romagna e Veneto, bontà loro, hanno ridotto le cifre dei premi di risultato e, in qualche caso, penalizzato i manager che non erano riusciti a snellire le liste d'attesa, la prassi di assegnare bonus extra resta in vigore. Nella Regione rossa tutta la faccenda è affidata all'Oiv, Organismo indipendente di valutazione, che, a sua volta, ha un costo.I tre membri che lo formano, scelti da un elenco nazionale con nomina politica, devono infatti essere stipendiati: nel caso dell'Emilia Romagna, costano 13.950 euro ciascuno per un totale di 41.850 euro annui, che vanno sommati alla quota complessiva dei premi che, nel 2017, ha superato i 100.000 euro.Tra tutti questi premi, quello per la coerenza se lo aggiudica di certo Giuseppe Perri, alla guida dell'Asp di Catanzaro. Come racconta il Corriere di Calabria, dopo aver rinunciato nel novembre del 2017 al benefit sullo stipendio che la Regione gli aveva concesso, insieme agli altri direttori generali delle aziende locali, a distanza di sei mesi ha cambiato idea. E, detto fatto, con una delibera interna, lo scorso giugno l'Azienda che lui stesso dirige gli ha riassegnato la spettanza da oltre 18.000 euro.
Rod Dreher (Getty Images)