2018-10-05
«Anche gli alberi provano emozioni, ma in tv si parla soltanto di cucina»
Moritz Mantero, storico re del tessile sul Lago di Como, ha creato Orticolario, l'evento mondiale dedicato al giardinaggio: «Bisogna tornare alla natura e sta fiorendo la cultura dei giardini. Però le istituzioni devono darsi da fare». Comincia oggi la decima edizione, previsti 30.000 visitatori, laboratori per più di 1.000 bambini.«È l'anno della salvia, vede quella lì con i fiori rossi? Si chiama Piuma del carabiniere». Tu pensi che sia la solita foglia vellutata, perfetta per aromatizzare una trota o i mitici casoncelli bergamaschi, e invece ce ne sono 900 varietà. Salvia deriva da salvezza e alcune foglioline della salvia officinalis servono anche per guarnire lo stampo di fusione delle campane, «così suonando rimane impressa la salvezza del Cristianesimo». Accompagnare Moritz Mantero, 71 anni, nel parco di Villa Erba a Cernobbio mentre gli stand sono in allestimento è come passeggiare nel tempo fino alla Historia Naturalis di Plinio di Vecchio, fino ai fantastici racconti di Linneo. Barba bianca, toscano fra le labbra e gilè da gentleman farmer dello Yorkshire, lo storico re del tessile comasco un giorno ha deciso di cambiare la sua esistenza. «Per una vita abbiamo impresso fiori stupendi sulla seta, collezioni e collezioni per i più grandi stilisti del mondo. I miei figli Franco e Lucia continuano a farlo. Io dieci anni fa ho preteso di toccarli, quei fiori, di vederli vivi e di restituire loro la terza dimensione, la profondità». Ed ecco Orticolario, nato allora e cresciuto come una foresta. Decima edizione, previsione 30.000 visitatori, laboratori per più di 1.000 bambini: comincia oggi e per tre giorni trasforma il Lago di Como nella capitale mondiale del giardinaggio. Proprio qui nel regno di Luchino Visconti (era casa sua), che girò il film Senso, ospitò l'Inter di Helenio Herrera in ritiro. E da ragazzo si divertiva a cospargersi di farina, a salire sul parapetto della darsena, immobile; quando passava il battello si tuffava, come statua che improvvisamente prende vita, fra le urla di spavento dei turisti al largo.Moritz Mantero, come fa un imprenditore da Consiglio d'amministrazione a diventare il signore delle piante?«Premessa, non sono un agronomo, ma un giardiniere dilettante da sempre. Dieci anni fa con altre sei associazioni di beneficenza discutevamo il calendario delle iniziative per raccogliere fondi; incastri da mal di testa. Allora ho detto: perché invece di farci concorrenza pescando dallo stesso bacino non ci mettiamo insieme e organizziamo un evento che faccia arrivare la gente anche da fuori? C'era Orticola a Milano, siamo partiti con loro».Perché proprio il giardinaggio?«Passione personale e fiuto sociale. Mi spiego: in questi anni c'è una voglia di ritorno alla natura, all'armonia del creato; rifiorisce anche una certa cultura dei giardini. Così adesso facciamo del bene divertendoci. Amo la gente che sta dietro le foglie. Andai da un guru come Alfredo Ratti a chiedergli aiuto e lui mi disse: ti do una mano solo se non vendi ciclamini ma fai cultura. Abbiamo l'orgoglio di mostrare piante mai viste».Serre, vivai, balconi che sembrano giungle. Perché chi gettava la plastica nei prati oggi si sente Re Basilico?«Finalmente c'è la consapevolezza dei danni che abbiamo fatto. Questa svolta mi piace, l'uomo ha un feeling naturale con la terra, non dev'esserci confine nelle nostre case fra l'interno e l'esterno. Puoi avere un parco secolare o un semplice terrazzo, ma devi viverli con rispetto e amore».Qual è la pianta più strana che ha incontrato?«La Moritz Mantero. L'ha battezzata così due anni fa Natale Torre, un vivaista di Milazzo; è una Psidium guaiava, una mirtacea, è stata registrata dalla Royal Horticultural Society. Come pianta posso dire di essere immortale. Ma i luminari del verde ne conoscono una ancora più pazza».Non abbia segreti.«Secondo Emilio Trabella, un numero uno del giardinaggio in Italia definito da Renzo Piano «l'uomo che sussurra alle piante», la più straordinaria è la gingko biloba, una conifera. In Italia si conosceva solo come fossile e nel 1625 un frate brianzolo, botanico, che andava in Cina a scambiare bachi da seta, arrivò in una vallata piena di questi alberi con le foglie gialle perché era autunno. Erano veri. Si spaventò». Il fossile con le foglie gialle. Una favola.«La gingko biloba non si ammala mai e le sue foglie sono costituite da centinaia di aghi incollati. È pigra, non si è mai evoluta, è rimasta come ai tempi dei dinosauri. La chiamano anche l'albero della vita».Perché?«I frutti sarebbero tonici per la virilità maschile. Ma c'è una controindicazione, vengono prodotti dall'albero femmina ed emanano un fetore bestiale. Poiché te ne accorgi solo dopo 15 anni se una pianta è maschio o femmina, ci sono in giro viali alberati meravigliosi e puzzolenti».Cosa manca alla botanica per entrare nella casa dell'italiano medio?«Il mio sogno è vedere riequilibrare i pesi fra show cooking e show gardening. Possibile che le tv italiane non abbiano una trasmissione di giardinaggio? La Bbc ne ha due. Vabbè, c'è Linea Verde sulla Rai, ma ormai è più turismo. Radio 24 trasmette Il giardino segreto; doveva essere un appuntamento estivo, sta proseguendo alla grande. Ottima notizia».Ormai Orticolario ha un appeal mondiale. È il suo tocco magico?«Merito della nostra passione, dei grandi della botanica che ci vengono a trovare e di questo lago. Gli espositori rappresentano tutta l'Italia più Francia, Belgio, Germania, Inghilterra. Arrivano visitatori anche dal Giappone. Alberghi pieni, ma le istituzioni sono pigre. Dicono: va avanti il Moritz. Ma questo è un patrimonio di tutti».Qual è il più bel giardino del mondo?«Quello che più mi fa riflettere è il Parco Citroën a Parigi, dove c'era la vecchia fabbrica di automobili. Lo ha disegnato Gilles Clément, che fu ospite d'onore da noi l'anno scorso e nella sua casa di campagna non ha neanche le porte. Più che un giardino è un percorso culturale. L'altro è sempre a Parigi, il Jardin des Plantes, perché riesce a far esplodere i fiori di stagione come nessun altro».Sono due, e il terzo?«È un giardino speranza, quello della reggia di Caserta. Dopo che il direttore Mauro Felicori ha rilanciato lo stupendo palazzo cacciando i mercanti dal tempio, il miracolo dei prossimi anni sarebbe trasformare il parco. Potenzialmente è meglio di Versailles».Ma la sua è una mostra, una fiera o uno show?«È una rassegna botanica, vorrei che fosse sempre un'emozione. Avevamo cominciato invitando stelle della moda come Wanda Ferragamo, Vivienne Westwood, Brunello Cucinelli. Poi il comitato scientifico mi ha riportato alla realtà; da allora chiamiamo paesaggisti di livello mondiale. C'è più attinenza».Chi è l'ospite d'onore di quest'anno?«Roy Lancaster, un cacciatore di piante, nel senso che scopre nuove varietà non registrate, le codifica e fa depositare i semi nella banca mondiale dentro la cassaforte scavata nel ghiacciaio delle isole Svalbard. A 18 gradi sottozero ci sopravviveranno per 20.000 anni».Ma non c'è proprio un albero che la mette di malumore?«Quelli da frutto del mio giardino. Non li sopporto perché fanno fiori bellissimi e poi quattro frutti in croce. Ci ho messo anche le api per l'impollinazione equilibrata, ma niente. Antipatici».Dicono che le piante abbiano un'anima, forse necessitano solo di un incoraggiamento.«L'ecodesigner Marco Nieri ha messo a punto un sistema per misurare l'elettromagnetismo delle piante. Ci sono alberi che portano positività come la Ginkobiloba oppure no, come il cipresso. Le loro reazioni sono stupefacenti».In che senso?«Se lei abbraccia una pianta o le parla, le lancette del misuratore si muovono. Ecco la magia, l'albero si emoziona».
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)