2024-01-09
Anatema del Papa sull’utero in affitto: «Deprecabile, il mondo lo proibisca»
Davanti al Corpo diplomatico, Francesco ha usato la clava contro surrogata («È solo un mercimonio») e teoria gender («Pericolosissima, cancella le differenze»). Poi plaude alla Cop 28: «Passo incoraggiante».«Sia vietato ovunque, è solo mercimonio». Papa Francesco usa sei paroline per ribadire una pietra angolare della Chiesa e condividere la proposta di Giorgia Meloni di varare una legge che definisca l’utero in affitto «reato universale». Il Pontefice conferma l’indirizzo davanti ai membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede nella tradizionale udienza d’inizio anno. Nell’occasione scandisce - anche a beneficio di quei sacerdoti pronti a negoziare su tutto pur di compiacere la sinistra bioetica - quello che somiglia a un anatema: «Ritengo deprecabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre».La posizione ufficiale del Vaticano è scontata ma politicamente spiazzante perché mette all’angolo surfisti della parola come Elly Schlein («Sono contraria a definirlo reato universale, è un’aberrazione giuridica») e Carlo Calenda («Voterò contro perché sono pro Stato di diritto»), e indica la via ai cattolici di ogni credo politico: «La strada della pace esige il rispetto di ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, che non può essere soppressa, né diventare oggetto di mercimonio». La sua preoccupazione principale è il destino del bambino «che è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto».Papa Francesco usa volutamente termini definitivi. Durante il periodo natalizio ha letto interviste che non gli sono piaciute, è rimasto negativamente colpito da uno stretto collaboratore come il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, che si è inerpicato sulle pareti scivolose del nichilismo quando ha teorizzato che il Vangelo «non è il distillato della verità». Così il Santo Padre ha affilato il lessico ed è andato dritto al punto: «Auspico un impegno della comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica. In ogni momento della sua esistenza, la vita umana dev’essere preservata e tutelata, mentre constato con rammarico, specialmente in Occidente, il persistente diffondersi di una cultura della morte che, in nome di una finta pietà, scarta bambini, anziani e malati».Se non basta la verità evangelica ecco la sua, in piena sintonia con la premier. Parafrasando la battuta del pontefice agli Stati generali della natalità quando scherzò con Meloni in total look bianco, anche questa volta «si sono vestiti uguali». Ma Francesco non si ferma alla maternità surrogata, compie un passo ulteriore e offre parole di chiarezza anche sulle prerogative dottrinali del mondo Lgbtq+, interpretate a elastico dalla Chiesa stessa, dove la lobby gay è potente e ramificata. Quasi a mitigare (ancora una volta) l’effetto polemico suscitato dalla dichiarazione del cardinale Víctor Manuel Fernández sulle benedizioni alle unioni omosessuali, ecco la puntualizzazione papale davanti ai 184 ambasciatori: «Questi nuovi diritti non sono sempre accettabili e hanno dato adito a colonizzazioni ideologiche. Tra queste ha un ruolo centrale la teorica del gender, che è pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali. Tali colonizzazioni ideologiche provocano ferite e divisioni tra gli Stati, anziché favorire l’edificazione della pace».Pace, la parola chiave di quello che si candida ad essere uno dei discorsi più lunghi e onnicomprensivi dell’anno. Francesco la sollecita in Medio Oriente «per fermare un’inutile strage. Tutti siamo rimasti scioccati dall’attacco terroristico del 7 ottobre contro la popolazione in Israele. Non si risolvono così le questioni tra i popoli. Infatti ciò ha provocato una forte risposta militare israeliana a Gaza che ha portato la morte di decine di migliaia di palestinesi, in maggioranza civili». La sua attenzione si rivolge anche a Ucraina, Siria, Libano, Nicaragua, Caucaso (crisi fra Armenia e Azerbaigian), Africa (con i colpi di stato in Mali, Niger, Burkina Faso), fino al Myanmar con l’emergenza umanitaria dei Rohingya. «Il mondo è attraversato da un crescente numero di conflitti che lentamente trasformano quella che ho più volte definito «terza guerra mondiale a pezzi» in un vero e proprio conflitto globale».Il Papa stigmatizza la persecuzione di 360 milioni di cristiani nel mondo, è preoccupato per l’antisemitismo crescente e vede la soluzione di molti conflitti nell’affermarsi del multilateralismo. Per questo è contento dei risultati della Cop 28 di Dubai: «Un passo incoraggiante perché rivela che vi è la possibilità di rivitalizzare il multilateralismo attraverso la gestione della questione climatica globale». Nell’anno del Giubileo («Tempo in cui spezzare le spade e farne aratri»), Bergoglio rivolge l’attenzione a un altro pericolo sociale, quello dell’intelligenza artificiale. E chiede un «uso etico delle nuove tecnologie che possono facilmente diventare strumenti di divisione o fake news e devono mantenersi al servizio dell’uomo. Speciale attenzione va prestata alla tutela del patrimonio genetico umano, impedendo che si realizzino pratiche contrarie alla dignità quali la clonazione di esseri umani».L’ultimo pensiero è per la tragedia dei migranti. Ribadendo le classiche parole di misericordia e carità, papa Francesco chiede che «le migrazioni siano regolamentate nel rispetto della cultura e della sicurezza dei Paesi che si fanno carico di accoglienza e integrazione. D’altra parte, occorre richiamare il diritto di rimanere nella propria patria». Anche qui fischiano molti apparati auditivi di vescovi e cardinali che giocano ai pirati.
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