2018-11-15
Anas, su Dibennardo c’è il veto grillino
L'ala più dura cerca di impedire che il direttore operazioni diventi il nuovo ad: «Troppo vicino a Verdini e Incalza». Ma il ministro Danilo Toninelli oggi può tirare dritto.Non si abbassa la pressione nel Movimento sull'ex comandante. Luigi Di Maio: «Gravissimo votare con il Pd, i dissidenti vanno cacciati». La replica: «Seguo la mia coscienza». E in Aula torna il condono del 1985.Lo speciale contiene due articoli.Per comprendere l'importanza del mondo che ruota intorno all'Anas, prima stazione appaltante in Italia, gestore di 25.000 chilometri di autostrade, bisogna riprendere un'intercettazione dell'inchiesta sul G8 del 2010 che portò a processo anche l'ex senatore di Ala, Denis Verdini. A parlare al telefono, intercettato, è Mario Sancetta, magistrato della Corte dei conti, che a Rocco Lamino, socio del Consorzio stabile novus, dice: «È più conveniente, come magistrato della Corte dei conti, occuparsi del ramo Anas o di quello Eni?». Lamino replica: «L'Anas è la prima. Perché con l'Eni si va fuori. Ma la prima è la migliore perché veramente significa stare presenti su tutto il territorio nazionale, perché davvero ce n'è bisogno, voglio dire di entrare nell'ingranaggio delle manutenzioni, a vita, perché veramente le strade hanno bisogno di manutenzione tutta la vita». È racchiusa in queste ultime parole la strategicità di un'azienda come Anas e sull'importanza di una figura come Verdini su quel mondo degli appalti, tanto che Sancetta cercherà in quei mesi di mettersi in contatto proprio con lui per entrare dalla porta principale di via Monzambano. Per questo motivo dopo le dimissioni della scorsa settimana di Gianni Armani da amministratore delegato, è esplosa una polemica all'interno del Movimento 5 stelle sulla figura di Ugo Dibennardo, attuale direttore operazioni e coordinamento territoriale. L'ingegnere catanese avrebbe già un accordo di massima con il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, per diventare amministratore delegato oggi, quando si insedierà il nuovo consiglio di amministrazione. Ma il più battagliero tra i 5 stelle è il senatore Elio Lannutti, che sui social lunedì ricordava sempre la vicinanza di Dibennardo proprio alla cricca emersa nell'inchiesta sul G8 della Maddalena: «In concorrenza con le cricche degli appalti di Diego Anemone e del suo sistema gelatinoso, con le dotte consulenze degli Ercole Incalza e di Ugo Dibennardo?». Il punto sta proprio qui, il direttore operazioni Anas lavora in via Monzambano da più di vent'anni. Ha superato tutte le stagioni, è stato anche arrestato nel 2002 in un'inchiesta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta sulla Salerno-Reggio Calabria, da cui è uscito completamente scagionato e rimborsato per gli ingiusti giorni passati in carcere. È sopravvissuto anche all'ultima stagione di Pietro Ciucci, ultimo boiardo, di cui era un fedelissimo. Non a caso il suo nome è emerso negli anni anche nelle indagini sulle grandi opere su Incalza, ex potentissimo capo della struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dal 2001 al 31 dicembre 2014. Non solo. Nel 2015 il nome di Dibennardo emerge nelle carte dell'inchiesta sulle presunte mazzette che giravano intorno alla Dama nera, al secolo Antonella Accroglianò, ex capo coordinamento tecnico amministrativo di Anas. In sostanza è per questo motivo che una parte dei 5 stelle continua a opporsi alla nomina di Dibennardo, perché troppo legato al vecchio mondo politico della Prima repubblica. La vicinanza all'ex ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, di cui è amico d'infanzia (come emerge dalle intercettazioni sulla Dama nera), ma soprattutto l'amicizia con Verdini sono bocconi difficili da deglutire per una parte dei 5 stelle. Per di più proprio Dibennardo è venuto incontro all'ex senatore di Ala, il garante del patto del Nazareno tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, proprio quest'anno. La storia, raccontata anche dalla Verità, riguarda Rocco Girlanda, politico e giornalista, anche lui sfiorato nel 2010 dall'inchiesta sul G8, sponsorizzato proprio da Verdini. Nel 2016 Girlanda era un dirigente Anas, agli Affari istituzionali, distaccato al ministero dei Trasporti, non senza qualche polemica sulla nomina. Terminato il governo di Paolo Gentiloni è ritornato in via Monzambano, ma la direttrice relazioni istituzionali, Emanuela Poli, non lo ha voluto sotto la sua unità. Chi è stato disposto ad accoglierlo è stato appunto Dibennardo. Oggi l'incarico di Girlanda è quello di dirigente in staff alla direzione progettazione e realizzazione lavori. Niente male per un giornalista che lavorava alle relazioni istituzionali. Ma Verdini può tutto e Dibennardo lo sa bene.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/anas-su-dibennardo-ce-il-veto-grillino-2619748000.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="da-torni-a-bordo-a-vai-a-casa-il-m5s-vuol-buttare-a-mare-de-falco" data-post-id="2619748000" data-published-at="1757905264" data-use-pagination="False"> Da «Torni a bordo» a «Vai a casa». Il M5s vuol buttare a mare De Falco «Dimettermi in caso di espulsione? Prima serve un processo e ancora prima un'accusa. Ma non credo che sarò espulso, nessuno mi ha fatto sapere nulla». Ostentava sicurezza ieri il senatore M5s Gregorio De Falco, regolarmente a Palazzo Madama seppur finito nel mirino dei probiviri (con la collega Paola Nugnes) per aver espresso, martedì, il suo voto in dissenso con il Movimento e in linea con Pd e Forza Italia sul contestato condono di Ischia, mandando sotto la maggioranza in Commissione al Senato. Uno scivolone per il governo gialloblù che al capo politico del M5s, Luigi Di Maio, non è proprio piaciuto e definendo «gravissimo» il comportamento dei due senatori (l'astensione di Nugnes e il voto contrario di De Falco), aveva aggiunto: «Questo non è un caso isolato, sono diverse settimane che ci arrivano segnali di dissenso da parte di senatori che hanno firmato impegni con il M5s e che devono portare avanti il contratto di governo. De Falco e Nugnes sono già sotto procedura dei probiviri. I dissidenti verranno probabilmente cacciati, sembrano che vogliano solo questo». In effetti, in questa legislatura, alla Camera già 38 deputati hanno votato contro il M5s, mentre al Senato sono stati in 69. Comunque l'emendamento di Forza Italia che aveva ristretto le maglie del condono (cancellando la legge del 1985 e lasciando quelle di Silvio Berlusconi del 1994 e del 2003) aveva diviso il M5s ma aveva provocato anche l'autosospensione di sei parlamentari azzurri campani. Sono i senatori Domenico De Siano, Vincenzo Carbone e Luigi Cesaro, e i deputati Antonio Pentangelo, Paolo Russo e Carlo Sarro, che in una nota avevano definito «irresponsabile l'azione di alcuni senatori di Fi», soprattutto nei loro confronti che «avevano sostenuto le ragioni dei cittadini di Ischia e della Campania, dall'abusivismo agli abbattimenti ai condoni». Ma ieri, dopo che la capogruppo di Fi, Anna Maria Bernini, ha annunciato libertà di voto sull'emendamento presentato dagli stessi azzurri, il Senato ha reintrodotto il condono edilizio a Ischia, respingendo l'emendamento all'articolo 25 che martedì aveva mandato sotto la maggioranza. Con la bocciatura, si torna all'applicazione della legge Craxi sul condono del 1985 per le istanze pendenti su immobili danneggiati dal sisma del 2017. Tornando in casa grillina, l'ex capitano di fregata De Falco, divenuto famoso sei anni fa per la telefonata in cui intimava al comandante Francesco Schettino «Salga a bordo, ca...», durante il disastro della Costa Concordia, si ritrova lui in mezzo a un naufragio per aver «trasgredito» il codice etico che prevede le dimissioni e una multa da 100.000 euro in caso di espulsione dal gruppo. «Io non sono dissidente, ma coerente con le idealità del M5s», ha ribadito ieri De Falco. «La linea politica è quella designata dal programma e dal contratto, ricordo che una delle cinque stelle del Movimento è l'ambiente». Per l'ex ufficiale di Marina, che già sul dl sicurezza aveva espresso la sua contrarietà, sul condono di Ischia «c'è una deviazione rispetto ai principi e ai fondamenti del M5s e non credo che esaminare istanze di condono attraverso una legge del passato possa essere una deroga razionale al principio generale del diritto. Se quello introdotto dal governo nel dl Genova non è un condono dovrebbero spiegare perché si fa riferimento a una legge del 1985». E se i vertici del Movimento sono furiosi, ai due senatori arriva via Facebook la solidarietà della senatrice Elena Fattori: «Un sentito grazie ai colleghi De Falco e Nugnes che hanno seguito la loro coerenza, hanno pensato prima al bene dei cittadini che agli ordini di scuderia. Grazie anche per il coraggio in un clima di terrorismo psicologico lontano da ogni forma di democrazia. A riveder le stelle». Parola diverse dal sottosegretario grillino Stefano Buffagni: «De Falco aveva detto “Torna a bordo!". Io gli dico: “Se non ti trovi, torna a casa". De Falco rimane un genio che si sente troppo genio rispetto al gruppo. Ha votato contro e senza preavviso insieme con Pd e Fi. Noi dobbiamo tenere in piedi i conti del Paese, non quelli della famiglia De Falco». Va giù duro anche il sottosegretario all'Interno, Carlo Sibilia, altro big del M5s: «Chi ha deciso di anteporre i propri interessi a quelli del Paese dovrebbe tornarsene a casa. Non siamo stati eletti per ergersi ognuno a paladino di sé stesso. E delle proprie convinzioni personali a discapito di quelle di un gruppo intero e del governo. Se si è cambiato idea lo si dica in maniera chiara e si accettino le conseguenze con responsabilità. Si torni a casa con le proprie gambe». «Se qualcuno non si trova più bene all'interno del Movimento, c'è una regola che abbiamo sempre enunciato in campagna elettorale: fa un passo indietro e va a casa, lasciando il posto a qualcun altro» ha ribadito il ministro Riccardo Fraccaro aggiungendo: «Coerenza vuole questo, poi decideranno i senatori coinvolti. I provvedimenti potrebbe prenderli il capogruppo Stefano Patuanelli o il collegio dei probiviri M5s. Lo vedremo nelle prossime ore, nei prossimi giorni. Ora è inutile anticiparlo». Comunque l'ex ufficiale, convinto che non lascerà il M5s, difende la sua posizione citando Beppe Grillo: «Ogni eletto deve rispondere al programma e alla propria coscienza e ha la libertà di esprimersi in Parlamento senza chiedere il permesso ai capobastoni. I cittadini si facciano Stato non si sostituiscano ai partiti con un altro partito». Di Maio aveva maliziosamente ventilato contro il «dissidente» l'accusa di non volersi tagliare lo stipendio per restituire soldi ai cittadini colpiti dal maltempo: «La solita macchina del fango. Restituirò la quota». Aspettando il verdetto.
Jose Mourinho (Getty Images)