2021-08-06
«Ammalato dopo il vaccino: niente pass»
Guido Crosetto racconta l'odissea malgrado due dosi di Pfizer: «Nonostante gli anticorpi ho preso la variante Delta. Sono stato malissimo ma ne sono uscito. Però non avrò il certificato per settimane. Se mi faccio domande, mi danno del no vax. Come se ne viene fuori?».«Il vaccino è l'unica strada verso la libertà». La frase preferita dai virologi da talk show e da Roberto Speranza ormai è la melodia dell'estate, il premier Mario Draghi ne ha fatto anche un arrangiamento rap per sponsorizzare il green pass («Non ti vaccini/ ti ammali/ muori»). Sul tema nessuno può sollevare un sopracciglio, lasciarsi scappare un colpo di tosse, perché il rischio di passare per un negazionista criminale è altissimo. Le guardie rosse dell'impero sanitario vigilano. Poi una mattina arriva un tweet di Guido Crosetto e l'argomento riaffiora come i resti di un sommergibile affondato. Scrive uno dei fondatori di Fratelli d'Italia, ex sottosegretario, raffinato e solitamente pacato politologo: «A grande richiesta. Ho fatto due dosi di Pfizer, la seconda l'11 aprile. Dopo mesi, con anticorpi, ho preso la variante Delta. Sono stato malissimo, poiché diabetico e cardiopatico mi hanno fatto monoclonali. Sono guarito. Non avrò il green pass per settimane. Se mi faccio domande, mi danno del No vax». C'è tutto, il cinguettio equivale a un inserto di Nature e manda in soffitta in un colpo solo un anno di chiacchiere dei Burioni boys. Crosetto è stato vaccinato, si è ammalato di variante Delta, da quel che dice l'ha vista brutta ed avendo patologie pregresse ha superato la crisi grazie alle cure monoclonali. È in attesa che gli venga sbloccato il pass dei miracoli e non va un centimetro più in là del riassunto fattuale per non essere bollato. Nel frattempo da oggi non può entrare nei ristoranti e nei bar al chiuso, ma neppure in palestre, piscine, musei e teatri. Pur avendo seguito le indicazioni del cittadino modello è di fatto un esodato del vaccino. La vicenda Crosetto, comune a tutti gli italiani che nonostante la totale fiducia nel farmaco di Big Pharma si sono ritrovati dentro il delirio del virus cinese, pone due problemi. Il primo è sanitario ed è facilmente riassumibile in una domanda: siamo proprio sicuri che i vaccini siano l'unica via per uscire dall'emergenza? La santificazione dell'unico metodo avallato dall'Oms ha rallentato la produzione di cure classiche. E la dogmatica adesione dei due governi italiani della pandemia (con Speranza sempre lì a dirigere il traffico) ha affossato ogni procedura alternativa, snobbandola, ridicolizzandola con l'ausilio della batteria virologico-mediatica del pensiero unico.Il secondo problema è politico e discende da quel «se mi faccio domande mi danno del No vax» che tocca il nervo scoperto del green pass. La pesante limitazione delle libertà individuali a fronte di benefici tutt'altro che assoluti è alla base di una certa diffidenza; non tutti hanno la propensione a seguire fideisticamente i diktat e non per questo meritano di finire dentro il calderone No vax. Anche perché basta leggere ciò che accade in alcuni Paesi-guida (per rigore ed efficienza) per veder aumentare le perplessità. In Israele i contagi risalgono nonostante la vaccinazione di oltre il 75% della popolazione e il governo ha dato il via al piano «terza dose» ai fragili. In quattro giorni il «richiamo del richiamo» è stato somministrato a 262.000 persone che rappresentano il 21% degli ultrasessantenni già vaccinati con due dosi. Ieri i morti sono stati due. Due. Ma a Tel Aviv è allarme rosso e la parola lockdown è tornata a girare: entro due settimane il Paese potrebbe richiudere tutto. In Germania si sta adottando la stessa strategia. E in Italia, dove la campagna vaccinale sta andando obiettivamente bene (500.000 somministrazioni al giorno sono un punto esclamativo), lo scenario suscita ancora più dubbi, ancora più interrogativi che meritano approfondimenti e risposte, non refrain ideologici. Le chiusure non bastavano, i vaccini non bastano. Eppure l'extramortalità da Covid è quasi azzerata, in Italia non c'è un reparto ospedaliero in sofferenza. Se si riparla ovunque di chiusure nonostante i ritmi vaccinali soddisfacenti, significa che la psicosi è tornata a mordere. Ma se l'obiettivo è «zero contagi» non ne usciremo mai. In questo contesto prende forma una domanda che congela le certezze: fino a dove vogliamo arrivare con le vaccinazioni? Tre, quattro, sei. È evidente che tutto ciò non può essere considerato una normale evoluzione. I vaccini non sono ciliegie. È provato che i lockdown non sono sufficienti, ora si fa avanti l'ipotesi che non lo siano strutturalmente neppure le due dosi di vaccino. L'Australia è tornata in lockdown a macchia di leopardo, a Sydney sono stati schierati i militari per far rispettare le restrizioni. Il Queensland ha chiuso tutto con sette morti. Sette. Il timore è che il mondo abbia un obiettivo delirante: zero contagi. Se è così non ne usciremo mai, saremo schiavi dei vaccini fino a quando non lo decideranno i produttori. Per dirla con Crosetto, meglio non farsi altre domande. Sennò pure io, che di solito vaccino anche il gatto, mi sento dare del No vax.