2021-03-15
«Mio marito Ambrogio è innocente, anche se la Cassazione lo ha condannato a 6 anni»
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Helene Pacitto e Ambrogio Crespi (iStock)
«Quando è arrivata la telefonata di Luigi, mio cognato, pensavamo si trattasse di uno scherzo. Per noi questa condanna è un fulmine a ciel sereno». È la moglie, Helene Pacitto, a raccontare la giornata del 9 marzo 2021, giorno in cui Ambrogio Crespi è stato condannato a 6 anni di carcere per concorso esterno in associazione di stampo mafioso e voto di scambio.A confermarlo è la Corte di Cassazione con la sentenza del terzo e ultimo grado di giudizio. Ambrogio Crespi, come regista, ha deciso di dedicare la sua esperienza nella produzione di docufilm impegnati nel sociale: tra gli altri, nel 2013 esce un film su Enzo Tortora prodotto e diretto da lui e poi nel 2016 presenta Spes contra spem, un film girato nel carcere di Opera, lo stesso nel quale fu incarcerato per 200 giorni nel 2012 come misura cautelare. Sono numerosissime le iniziative che il regista ha intrapreso per denunciare la criminalità organizzata ed è la stessa moglie, Helene Pacitto, a ricordarlo: «Io so di avere accanto un uomo innocente, un uomo che la mafia l'ha combattuta con i suoi film, con la musica. Raggruppò 13 rapper campani per scrivere una canzone contro la camorra a Napoli. Era appena successa la tragedia di Noemi, la bambina di quattro anni che a Napoli era finita in mezzo a una sparatoria. La condanna per mafia è un controsenso enorme».Il caso Crespi inizia nove anni fa, quando la notte del 12 ottobre 2012, il regista viene svegliato assieme alla moglie e al figlio di pochi mesi dalle forze dell'ordine giunte lì per arrestarlo. Fin dal primo giorno l'accusa lo ha identificato come un 'ndranghetista che attraverso le conoscenze nella criminalità organizzata, aveva fornito un pacchetto di voti all'ex assessore alla Casa della giunta Formigoni. Domenico Zambetti infatti avrebbe pagato 200.000 euro per 4.000 voti, di cui 2.500 procurati da Crespi il quale invece ha sempre negato di conoscerlo. La difesa ha poi suggerito che, anche volendo, Ambrogio Crespi non avrebbe potuto girare tutti quei voti di preferenza a Zambetti perché non li aveva. Infatti nel 2006 Crespi si era candidato sindaco di Milano e aveva ottenuto solo 1086 voti, neanche la metà di quelli per cui è stato accusato. A coinvolgerlo nel caso è stato un collaboratore di giustizia: Eugenio Costantino, un testimone che una perizia psichiatrica richiesta dal tribunale del riesame (e quindi non della difesa) descrisse come affetto da disturbo della personalità Nas (schizotipico, narcisistico e istrionico). Lo stesso pentito durante il processo ha poi chiesto scusa all'imputato per averlo coinvolto, ritrattando infine tutto. «Dato che ormai Zambetti era stato eletto, a cose fatte mi davo una certa importanza. La storia dei voti procurati da Crespi Ambrogio a Zambetti me la sono inventata di sana pianta. È il mio modo di essere, io mi vanto con tutti, con mio padre, con il mio migliore amico. Sono fatto così. Ho inventato la storia dei napoletani e dei capi condomini conosciuti da Crespi Ambrogio».In ogni caso per l'accusa Ambrogio Crespi ha contributo a mettere in piedi un sistema che forniva voti in cambio di soldi. I proventi sarebbero finiti all'interno dell'organizzazione criminale che secondo l'accusa li avrebbe utilizzati per finanziare delle persone che si occupavano di indirizzare i consensi di interi condomini sul candidato preferito. Uno studio di Roberto D'Alimonte, esperto di flussi elettorali, suggerisce però che se interi condomini avessero votato per un solo candidato si sarebbero verificati dei picchi in alcuni seggi elettorali che invece poi non si sono verificati. Nonostante questo la corte ha ritenuto di condannare Ambrogio Crespi a 12 anni in primo grado per poi ridurre a sei anni la condanna in Appello, fino alla conferma di pochi giorni fa in Cassazione.«Tutte le carte evidenziano la totale estraneità di Ambrogio. Basta leggere il caso crespi di Marco del Freo per capire come sono andati i fatti. Non sono solo io a dire che è innocente». Insiste la moglie di Crespi che è sempre stata accanto al marito dal carcere preventivo fino agli ultimi giorni quando lo ha dovuto lasciare di nuovo nel carcere di Opera a Milano. «Ricordo che nel 2017 Ambrogio mi chiese di accompagnarlo alla presentazione del film nel teatro di Opera. Fu difficile per me entrare in quel carcere dopo l'esperienza della detenzione preventiva di Ambrogio. Lui lì fece duecento giorni nel 2012, quando fu arrestato. Tornarci come moglie del regista e non del detenuto fu una sensazione fortissima, una sensazione che avevo timore di provare. Oggi tornarci come moglie del detenuto mi provoca una ferita enorme, ma per lui non per me». La condanna del regista ha provocato uno sdegno bipartisan: lo stesso Marco Pannella, a suo tempo, si schierò in favore di Crespi. «Lo sconforto è forte per tutti- continua la moglie - ricevo centinaia di messaggi e telefonate e questo ci dà forza e determinazione. Per far in modo che non succeda mai più quello che è successo ad Ambrogio occorre una riforma seria della giustizia», conclude la moglie. «Occorre inserire la responsabilità civile e penale per i magistrati perché se sbagliano devono pagare, come in tutte le altre professioni».
Jeffrey Epstein (Getty Images)
Nel riquadro, Giancarlo Tulliani in una foto d'archivio
A Fontanellato il gruppo Casalasco inaugura l’Innovation Center, polo dedicato a ricerca e sostenibilità nella filiera del pomodoro. Presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini e il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta. L’hub sarà alimentato da un futuro parco agri-voltaico sviluppato con l’Università Cattolica.
Casalasco, gruppo leader nella filiera integrata del pomodoro, ha inaugurato oggi a Fontanellato il nuovo Innovation Center, un polo dedicato alla ricerca e allo sviluppo nel settore agroalimentare. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la competitività del Made in Italy e promuovere un modello di crescita basato su innovazione, sostenibilità e radicamento nel territorio.
All'evento hanno partecipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini, il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta e il management del gruppo. Una presenza istituzionale che sottolinea il valore strategico del progetto.
Urso ha definito il nuovo centro «un passaggio fondamentale» e un esempio di collaborazione tra imprese, ricerca e istituzioni. Per Marco Sartori, presidente di Casalasco Spa e del Consorzio Casalasco del Pomodoro, l’hub «non è un punto d’arrivo ma un nuovo inizio», pensato per ospitare idee, sperimentazioni e collaborazioni capaci di rafforzare la filiera.
L’amministratore delegato Costantino Vaia parla di «motore strategico» per il gruppo: uno spazio dove tradizione e ricerca interagiscono per sviluppare nuovi prodotti, migliorare i processi e ridurre l’impatto ambientale. Tamagnini, alla guida di FSI – investitore del gruppo – ricorda che il progetto si inserisce in un percorso di raddoppio dimensionale e punta su prodotti italiani «di qualità valorizzabili all’estero» e su una filiera sostenibile del pomodoro e del basilico.
Progettato dallo studio Gazza Massera Architetti, il nuovo edificio richiama le cascine padane e combina materiali tradizionali e tecnologie moderne. I mille metri quadrati interni ospitano un laboratorio con cucina sperimentale, sala degustazione, auditorium e spazi di lavoro concepiti per favorire collaborazione e benessere. L’architetto Daniela Gazza lo definisce «un’architettura generativa» in linea con i criteri di riuso e Near Zero Energy Building.
Tra gli elementi distintivi anche l’Archivio Sensoriale, uno spazio immersivo dedicato alla storia e ai valori dell’azienda, curato da Studio Vesperini Della Noce Designers e da Moma Comunicazione. L’arte entra nel progetto con il grande murale di Marianna Tomaselli, che racconta visivamente l’identità del gruppo ed è accompagnato da un’esperienza multimediale.
All’esterno, il centro è inserito in un parco ispirato all’hortus conclusus, con orti di piante autoctone, una serra e aree pensate per la socialità e il benessere, a simboleggiare la strategia di sostenibilità del gruppo.
Casalasco guarda già ai prossimi sviluppi: accanto all’edificio sorgerà un parco agri-voltaico realizzato con l’Università Cattolica di Piacenza, che unirà coltivazioni e produzione di energia rinnovabile. L’impianto alimenterà lo stesso Innovation Center, chiudendo un ciclo virtuoso tra agricoltura e innovazione tecnologica.
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