2024-01-06
Amato fa la vittima dimettendosi dal nulla
L’ex presidente del Consiglio abbandona la Commissione algoritmi: «Peccato, ci perdono qualcosa». In realtà è solo un comitato consultivo per valutare i pericoli dell’Ia nel settore dell’informazione. Ma non resterà nell’ozio: ha poltrone nel Coni e in Vaticano.Giuliano Amato, amareggiato per le parole di Giorgia Meloni, si dimette dalla presidenza della Commissione algoritmi. Una notizia di quelle che non avremmo mai voluto leggere, uno choc per l’Italia e gli italiani: come faremo a sopravvivere, ora che Amato ci lascia in balia dei terribili algoritmi.Ma a che cosa serve questa Commissione, nominata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alberto Barachini, di Forza Italia, che ha la delega all’Editoria? «È cruciale analizzare a fondo l’utilizzo, lo sviluppo e le ricadute dell’intelligenza artificiale nel settore editoriale e dell’informazione», disse Barachini lo scorso ottobre, annunciando la nomina di Amato, «di qui la scelta di istituire un Comitato presso il dipartimento per l’Informazione e l’editoria formato da esperti e professori universitari che studierà l’impatto di questa tecnologia sul mondo del giornalismo e delle news».In sostanza, Amato, la cui nomina aveva suscitato immediatamente le perplessità di Giorgia Meloni, che non ne era stata informata, e di Matteo Salvini, avrebbe dovuto guidare un manipolo di professoroni incaricati di analizzare i potenziali rischi per l’informazione dell’intelligenza artificiale. Per quanto ci riguarda, e lo diciamo col massimo rispetto per Barachini e per i componenti della Commissione, l’Intelligenza artificiale può certamente compilare degli articoli formalmente corretti, ma solo riciclando notizie comunque già uscite: esattamente ciò che fanno centinaia di operatori dell’informazione in carne e ossa, professionisti del copia e incolla e disertori della quotidiana battaglia per scovare notizie interessanti e per scovarle, cosa più importante, prima degli altri.Amato dunque lascia, in pompa magna, la presidenza di una Commissione sul nulla, ma lo fa con solennità: «È una commissione della presidenza del Consiglio», dice l’ex premier, ex presidente della Consulta, ex ministro, ex qualsiasi cosa, eterno secondo nella corsa al Quirinale, «e visto che la mia nomina non risulta essere un’iniziativa della presidente del Consiglio lascio senz’altro l’incarico. Peccato, ci perdono qualcosa, ma a me semplificherà la vita».Senza ricorrere all’Intelligenza artificiale, riportiamo le parole di Giorgia Meloni, pronunciate nella conferenza stampa dell’altro ieri, che hanno irritato Amato: «Sul tema della commissione algoritmi», ha detto la Meloni, «credo si sappia che non è stata una mia iniziativa e ho detto tendenzialmente quello che pensavo ma al di là di questo, non ho nulla da dire nello specifico al professor Amato. Sono rimasta francamente basita dalle sue dichiarazioni che riguardano la Corte costituzionale. Perché si pone il problema? Perché entro la fine del 2024 il Parlamento, che oggi ha una maggioranza di centrodestra, deve nominare quattro giudici della Corte costituzionale e quindi», ha ironizzato la Meloni, «c’è un rischio di deriva autoritaria. Questa idea di democrazia per la quale quando vince la sinistra deve poter esercitare tutte le prerogative e quando vince la destra no, mi sembra bizzarra».Cosa ha detto Amato sulla Corte costituzionale? Riferendosi alla maggioranza di centrodestra, in un’intervista a Repubblica pubblicata il 2 gennaio, Amato è andato giù durissimo contro il centrodestra italiano: «È percepita come un nemico», ha detto Amato, «anche la Corte costituzionale, ossia il più alto organo di garanzia della Carta il cui compito è garantire anche i diritti di carcerati, migranti, omosessuali. Agli occhi degli elettori della destra populista, le Corti finiscono per apparire espressione e garanzia di quelle minoranze che turbano il loro ordine e i loro valori. Quindi sono nemici», ha aggiunto Amato, «perché la maggioranza che sta con me è il popolo e gli altri che non la pensano come me sono avversari da combattere. L’abbiamo visto in Ungheria e in Polonia: le prime a essere messe nella lista nera sono state le Corti europee, poi le Corti nazionali. Perché se queste appaiono come nemiche della collettività, una politica che protegge il popolo e i suoi valori è autorizzata a sottometterle alla volontà del governo. Se può succedere anche da noi? Non c’è nulla che lo impedisca. Da noi ora è ritenuto inconcepibile, ma potrebbe accadere».Leggendo queste parole, così come tutta la fluviale intervista di Amato a Repubblica, un distillato di veleno contro il governo e la destra italiana, viene da dire che la Meloni è stata pure troppo tenera nella risposta. Amato, comunque, non resterà disoccupato: è tutt’ora garante del Codice di comportamento sportivo del Coni, oltre che presidente del cda della Fondazione Cortile dei Gentili, creata dal cardinale Gianfranco Ravasi per promuovere il dialogo tra credenti e non credenti.A proposito: Barachini ha nominato, al posto di Giuliano Amato, padre Paolo Benanti, professore della Pontificia Università Gregoriana e unico italiano membro del Comitato sull’Intelligenza artificiale delle Nazioni Unite. Sono soddisfazioni.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.