2022-01-18
Altro che scorporo della rete tlc. È pronto il rilancio di Kkr su tutta Tim
A ridosso del voto per il Colle, mossa non amichevole degli Usa. Il piano industriale del nuovo dg non piace alla Borsa: -3,1%.Gli americani del fondo Kkr sono pronti con un ultimo asso nella manica per rilevare la maggioranza di Tim. Stavolta la nuova offerta non sarebbe amichevole. Resta da capire il prezzo e le tempistiche. Metterla sul tavolo al termine delle elezioni per il nuovo presidente della Repubblica oppure, indipendentemente dall’esito, già la prossima settimana. D’altronde, come ha spiegato l’agenzia di stampa Reuters che cita una fonte vicina a Cdp, l’istituto guidato da Dario Scannapieco non starebbe studiando alcuna operazione su Tim di concerto con Vivendi, come era emerso nei giorni scorsi su alcuni quotidiani.Cdp, spiega la fonte, come investitore istituzionale ha a cuore in primis che le scelte strategiche dell’ex monopolista delle telecomunicazioni avvengano nell’interesse della società e nel rispetto delle esigenze del Paese in materia di digitalizzazione, rafforzamento delle infrastrutture, interesse verso problematiche occupazionali e opportunità offerte dal Pnrr, spiegano da Reuters.Nel fine settimana, al contrario, era emersa la possibilità che Tim avrebbe potuto essere scorporata in una società di servizi telefonici e una di rete, progetto su cui Cdp e Vivendi avrebbero dovuto collaborare. Il progetto allo studio avrebbe visto Cdp intenta in un percorso mirato alla separazione dell’infrastruttura e dei servizi in due società distinte cercando l’appoggio di Vivendi e non puntando al delisting di Tim dalla Borsa. Uno scenario che quindi avrebbe ridotto le chance di Kkr o di altri fondi di investimento di condurre la nuova era di Tim partendo da un’offerta pubblica sul mercato.Cdp, dal canto suo, avrebbe concentrato i suoi sforzi sulla infrastruttura tramite combinazione con Open Fiber e uscendo dal business dei servizi in modo da facilitare il via libera dell’Antitrust Ue alla creazione di un operatore unico di rete. A ogni modo, l’ipotesi di stampa è già destinata alle emeroteche. Senza considerare che Vivendi e Cassa depositi e prestiti sono tra i maggiori azionisti di Tim rispettivamente con il 9,8 e il 23,7% del capitale sociale, percentuali che, se messe insieme con una operazione di concerto, potrebbero non piacere al mercato. Così, mentre si attendono i risultati della due diligence richiesta dal fondo americano di private equity, secondo indiscrezioni, Kkr sarebbe già pronta ad alzare la posta per prendersi tutto il pacchetto e chiudere la partita e le discussioni sul nascere. D’altronde il nuovo piano industriale che porta la firma del direttore generale Pietro Labriola sembra non aver incontrato le benedizioni di Piazza Affari.Ieri il titolo ha chiuso la seduta in calo del 3,1% a 0,43 euro. A sostenere il fondo Usa c’è anche la finanza saudita che non entrerebbe direttamente nella partita ma consentirebbe a Kkr di puntare fiches molto sostanziose. Con le elezioni del presidente della Repubblica alle porte e un affare che vede al centro il primo operatore telefonico del Paese, la scelta delle tempistiche resta quindi fondamentale. Per evitare qualunque sgarbo a livello politico, la nuova offerta dovrà avvenire al momento giusto e quando i giochi al Quirinale saranno avviati. Intanto oggi il manager che ha preso il posto di Luigi Gubitosi, il dg Labriola, dovrebbe illustrare informalmente al consiglio di amministrazione i punti salienti del piano industriale che dovrebbe vedere la luce tra fine febbraio e inizio marzo. Più in dettaglio, una presentazione della nuova strategia di Tim dovrebbe essere mostrata agli azionisti a breve, il 26 gennaio, periodo nel quale il dg Labriola dovrebbe già essere stato cooptato come amministratore delegato. A marzo sarà poi il turno della comunità finanziaria. Gli investitori, molto probabilmente, si troveranno davanti a un bilancio non certo entusiasmante, giunto dopo ben tre «profit warning», la segnalazione che le società quotate devono fare agli azionisti quando le acque si mostrano molto mosse. Non resta che aspettare le imminenti mosse e le reazioni del mercato. A scendere poi ci saranno fondamentali decisioni anche per il cloud e la digitalizzazione del Paese.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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