2022-06-17
Altri veleni in arrivo su banca Mps. Intanto indagato il censore Bivona
Giuseppe Bivona (Imagoeconomica)
Inchiesta per aggiotaggio e insider trading sul numero uno del fondo Bluebell e sull’ex ad Bastianini. Tensioni in vista in tribunale per la nuova perizia. Il giudice Salvini alla «Verità»: su di me insinuazioni.«Non ho avuto comunicazioni, né notifiche da parte della Procura. Non sono mai stato ascoltato dai magistrati». Giuseppe Bivona, esperto di finanza e numero uno del fondo Bluebell, risponde così alla Verità rispetto alla notizia che lo vede indagato per aggiotaggio e insider trading insieme all’ex ad di Mps Guido Bastianini. L’indagine, l’ennesima sulla banca senese, è portata avanti dalla Procura di Milano, con i magistrati Maurizio Romanelli, Paolo Filippini e Giovanni Polizzi. A tirarla fuori è stato il quotidiano Domani, che già da un paio di mesi ha messo nel mirino il principale accusatore di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, ex vertici di Mps. «Vengo messo in mezzo per le denunce che ho fatto in questi anni sulla gestione di Monte dei Paschi. Qualcuno vuole buttarmi fango addosso», conclude Bivona. Va ricordato che già durante il primo processo sui derivati c’è chi aveva attaccato Bivona. L’avvocato dell’ex responsabile area finanza Gianluca Baldassarri, Massimo Montesano, mostrò nella primavera del 2018 due mail che proprio il patron di Bluebell (nel 2009 in Goldman Sachs) aveva inviato al suo assistito dove venivano proposte delle operazioni simili a quelle oggetto dell’inchiesta.Tra i corridoi della Procura meneghina le bocche sono cucite. Ma c’è anche chi ricorda che questa indagine tanto segreta non è, dal momento che è in corso l’opposizione da parte della stessa banca contro la richiesta di archiviazione avanzata dai procuratori milanesi. L’ha depositata agli inizi di maggio Paola Severino, avvocato di Mps, e lo conferma alla Verità. Ora si aspetta di capire cosa deciderà il gup nelle prossime settimane. Ma intanto sul tappeto restano diversi nodi da sciogliere e soprattutto i veleni dentro una Procura che dopo gli anni di Francesco Greco stava cercando di cambiare pagina. Anche l’iscrizione sul registrato degli indagati di Bastianini, che fu sostenuto dai 5 Stelle, rischia di creare più di un malumore. Le indagini di Mps, infatti, hanno al pari di quelle sull’Eni in Nigeria, più che mai diviso gli uffici giudiziari di Milano. Anche la Procura di Brescia aveva indagato (poi archiviati) per abuso in atti d’ufficio 3 pm (Stefano Civardi, Mauro Clerici e Giordano Baggio) per la gestione dell’indagine su Mps in relazione alle operazioni Alexandria e Santorini: i pm avevano chiesto l’archiviazione di Profumo e Viola. Ai sospetti si sono aggiunte in questi mesi anche le accuse della Procura generale alla Procura milanese sulle perizie di Mps a firma di Roberto Tasca e Lara Castelli, che avevano scagionato sia Profumo sia Viola. Su questo sempre Brescia ha aperto un fascicolo, che coinvolge lo stesso Greco. Faide e omissioni che sono esplose dopo che il giudice Guido Salvini aveva respinto la richiesta di archiviazione nel dell’indagine più importante per Mps, quella sui crediti deteriorati. E che sono state scoperchiate poi da un’altra perizia, firmata dagli esperti Giangaetano Bellavia e Fulvia Ferradini incaricati dallo stesso Salvini di verificare la corretta contabilizzazione, tra il 2012 e il 2015, delle rettifiche nei bilanci su miliardi di crediti deteriorati e i relativi accantonamenti. Dalla maxiperizia, diventata prova nel processo con incidente probatorio, emerge che nell’arco di quegli anni Mps non aveva contabilizzato tempestivamente nei propri bilanci rettifiche su crediti per complessivi 11,42 miliardi di euro, pari a 7,77 miliardi al netto dell’effetto fiscale, cifra «di importo pressoché analogo» agli 8 miliardi chiesti al mercato con gli «aumenti di capitale avvenuti fra il 2014 ed il 2015». Intanto, in attesa di una nuova perizia richiesta dal pm Roberto Fontana, anche Salvini è stato tirato in mezzo nell’articolo di Domani. «Non conosco l’indagine in corso con l’opposizione da parte della banca Mps ad un’archiviazione richiesta della Procura di Milano. Ma per quanto riguarda la ripetuta citazione del mio nome nell’articolo uscito si tratta di una grave operazione che negli Stati Uniti viene chiamata “naming and shaming” e cioè una tecnica di disinformazione in cui il nome di una persona è citato con insinuazioni e con l’esclusiva finalità di danneggiarlo», spiega Salvini alla Verità. «Chi scrive è evidentemente molto poco informato della complessa indagine che in questi ultimi anni ha riguardato i crediti deteriorati. Dimentica infatti di dire o finge di non sapere che il dottor Bivona era consulente delle principali parti civili e quindi un attore del processo, presente anche a tutte le udienze e alle riunioni peritali». Si tratta, aggiunge Salvini di «un lavoro sviluppatosi dal 2019 con una perizia che è durata oltre due anni nel corso dei quali, nella mia veste di gip, “direttore dei lavori”, ho avuto ovviamente contatti via e-mail, che conservo, e telefonici con tutte le parti. Contatti mantenuti con tutti su un piano paritario ed esclusivamente legati allo svolgimento dei lavori peritali, dai quali il dottor Bivona, come principale consulente di parte civile, non è stato certo escluso. Nulla quindi al di fuori della conduzione di un lavoro di enorme impegno che si è concluso con una perizia di 4.000 pagine e migliaia di allegati e con una serie di consulenze tecniche di parte. Chi insinua sospetti su chi l’ha diretta, senza nemmeno contattarlo, ha scritto un articolo insidiosamente offensivo e fatto cattiva informazione».
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