2020-01-04
Altri due grillini mollano Di Maio. Lui minaccia: «Faccio cadere tutto»
Prendono la porta anche gli onorevoli Gianluca Rospi e Nunzio Angiola, in aperta rottura con il leader pentastellato, il quale è sempre più isolato ma non vuole lasciare la poltrona: piuttosto manderebbe all'aria l'esecutivo. «Sotto elezioni (e ciascuno ci è passato) cominciano i dossieraggi e lo spalare melma sugli avversari per tentare di farli fuori e prendere il loro posto». Il messaggio del solitamente taciturno e riservato senatore del M5s raggiunge il cellulare del cronista ieri, quando gli addii di altri due deputati, Nunzio Angiola e Gianluca Rospi, sono ufficiali da poche ore. Ma allora si torna al voto? Che sta succedendo? «Per ora nulla in particolare, ma vedrai che a breve i nostri cominceranno a spalarsi letame addosso». È questo il clima che si respira in quel nido di vipere che va sotto il nome di M5s: nulla è più escluso, nemmeno una repentina crisi di governo, poiché Luigi Di Maio ha capito di essere sempre più isolato, bersaglio di attacchi incrociati che arrivano dall'interno del Movimento, non solo dagli avversari storici, ma anche da protagonisti che fino a ieri - o almeno l'altro ieri - venivano annoverati tra i suoi fedelissimi. «Di Maio», confida alla Verità un big grillino, «va ripetendo che se vogliono farlo fuori allora si va tutti a casa. La minaccia è seria: anche con un M5s dimezzato, avrebbe la possibilità di decidere lui le candidature. Così non si regge, non si va avanti, può crollare tutto da un momento all'altro».Già, Di Maio: il suo doppio ruolo continua a essere oggetto di critiche. «Oggi», scrive su Facebook il deputato europeo grillino Piernicola Pedicini, «lascia il M5s anche il deputato Gianluca Rospi. Ma per la scelta degli uninominali in Basilicata, nessuno chiede pubblicamente scusa?». Di Maio deve ingoiare anche questo rospo: la maggior parte di quelli che abbandonano la nave appartiene alla schiera dei candidati eletti negli uninominali, scelti direttamente dal capo politico, senza passare attraverso le parlamentarie. Con l'addio di Rospi, candidato alla Camera nel collegio uninominale Matera-Melfi, sono tre su tre i parlamentari del M5s eletti nei collegi uninominali della Basilicata che hanno lasciato il Movimento: Salvatore Caiata fu espulso poche settimane prima delle elezioni perché indagato e ora sta con Fratelli d'Italia; Saverio De Bonis, eletto nell'unico collegio lucano uninominale per il Senato, è passato al misto. Così è stato anche per Angiola, eletto nel collegio uninominale di Altamura.«Ho deciso», spiega il deputato pugliese, annunciando l'addio al M5s e il passaggio al gruppo misto, «con grande rammarico, di abbandonare il M5s. Il mio dissenso non deriva da un mio personale cambiamento di opinioni, ma dalla presa d'atto che, chi più chi meno, i vertici del Movimento hanno preferito trincerarsi in una chiusura pregiudiziale nelle proprie granitiche convinzioni. La mia odierna decisione non è da porsi in connessione con quella di altri colleghi parlamentari, come Lorenzo Fioramonti. Come avevo ripetutamente preannunciato, per una serie di meditate e rilevanti ragioni ho dato il mio voto di fiducia al governo di Giuseppe Conte, ma non ho votato la legge di Bilancio. Ho più volte denunciato scarsa collegialità», attacca Angiola, «e scarsa attenzione ai singoli parlamentari, sia come persone sia come professionisti, con tutte le conseguenze che ciò può comportare in termini di visibilità dei territori nelle scelte legislative e di governo».«Lascio il M5s», sottolinea da parte sua Gianluca Rospi, «e passo al gruppo misto perché non è più tollerabile una gestione verticistica e oligarchica. In queste festività ho riflettuto tanto e, per svariate ragioni, in primis il non condividere la manovra di Bilancio approvata di recente e la mancanza di collegialità nelle decisioni all'interno del gruppo, ho maturato l'idea di lasciare, con grande rammarico, il M5s. Non è più tollerabile una gestione verticistica e oligarchica del gruppo parlamentare», aggiunge Rospi, «con il risultato che ristrette minoranze decidono per la maggioranza; il M5s non vuole più dialogare, con la base che si limita a veicolare le scelte prese dall'alto senza più essere portatrice di proposte». Dopo lo scossone dell'espulsione di Gianluigi Paragone, con il carico da novanta della solidarietà espressa al senatore giornalista da Alessandro Di Battista, e dopo che l'ex ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti, ha sbattuto la porta, la sensazione è quella di trovarsi di fronte a una crisi irreversibile del M5s. Sui telefonini dei pentastellati corre una sola domanda: chi sarà il prossimo? Secondo i bene informati, sulla prescrizione cadrà (politicamente) la testa di Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia, braccio destro di Di Maio e sinistro di Conte. A quel punto, neanche Santa Poltrona potrà più tenere in piedi il governo giallorosso.
Charlie Kirk (Getty Images)
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