2020-11-19
La presa in giro. Manovra fuori tempo massimo per il secondo anno di seguito
Per il secondo anno di seguito il Parlamento viene privato del diritto di discutere. Ci ammorbano da varie parti, e in varie occasioni, soprattutto gli esponenti della maggioranza e del governo, sul fatto che siamo in un momento di crisi e che occorrerebbe essere uniti, evitare le polemiche, cercare di uscire insieme da questa situazione, collaborare tutti alla soluzione dei problemi piuttosto che alla discussione sui problemi stessi. E la manovra, nel frattempo non è ancora arrivata in Parlamento. Qualcuno richiama anche il senso all'unità nazionale, al di là delle fazioni e del «particulare» - come avrebbe detto il Guicciardini - per concentrarsi sull'interesse generale. Qualcuno si azzarda fino a citare il bene comune. E via di questo passo. Benissimo, ma per fare queste cose, per agire in questo modo occorre, almeno, essere in due, governo e opposizione.Silvio Berlusconi, da tempo per la verità, chiede che governo e opposizione, soprattutto sui temi economici, collaborino. Dice anche che questo non vuol dire che Forza Italia entri nel governo - non condividendo i valori che sono rappresentati dai partiti che oggi ne fanno parte -, ma le forme per collaborare sono molte e possibili. Ieri Matteo Renzi si è dimostrato disponibile all'appello di Berlusconi, facendo un passo in più e sostenendo che la maggioranza di governo si potrebbe anche ampliare.Ora, che significa tutto questo? Una cosa chiara: sarebbe meglio aprirsi alla collaborazione dell'opposizione. Non c'è un altro modo perché tutti quelli appelli del governo escano dalla retorica pura e diventino cose concrete.Altrimenti è meglio stare zitti, almeno da parte del governo. Ha i poteri dati dallo stato di emergenza, va avanti a dpcm - che ormai vengono fuori come la pioggia d'agosto che arriva forte e improvvisa - ha la legittimità di fare quello che vuole. Lo faccia. Ci eviti questa retorica stucchevole. Perché finché lo dice il presidente della Repubblica, ciò rientra nei suoi compiti istituzionali. Rappresenta l'unità nazionale e ad essa richiama. Ma gli altri non possono richiamare quell'unità e poi comportarsi evitando il confronto nel luogo principe dell'unità nazionale, cioè il Parlamento. Il luogo della sovranità popolare. Articolo 1 della Costituzione.Perché mai per il secondo anno di seguito la manovra arriva con grave ritardo in Parlamento? Perché, con tutta probabilità, sarà discussa in un solo ramo del Parlamento - alla Camera - per essere poi blindata al Senato? Neanche la maggioranza sarà in grado di discuterla. Alla maggioranza va bene così? E se non sarà in grado di discuterla la maggioranza figuriamoci l'opposizione. Possibile che solo all'alba de 18 novembre il governo licenzi un testo sul quale discutere? La portano in Parlamento il più tardi possibile per mettere tutti - maggioranza e opposizione - di fronte al fatto compiuto? E lo facciano ma non ci triturino fino a liofilizzarci gli attributi con la necessità di collaborare, con l'unità nazionale e altre retoriche del genere. Non è morale usare temi alti per coprire cose basse. Non è consentito farlo, soprattutto nei momenti di crisi. Possiamo sperare che capiscano almeno questo, da quelle parti? O ci dobbiamo rinunciare? Noi, per la verità, ci abbiamo già rinunciato perché la solfa l'abbiamo capita e non perché siamo noi intelligenti ma perché è stupido questo modo di fare. Non serve a nulla e a nessuno. Reca danno, non benefici.La manovra non è come il panettone, che si consegna poco prima di Natale, e poi si mangia in quel giorno. Normalmente andrebbe presentata a metà ottobre. Appunto perché, checché ne pensi Giuseppe Conte, forse esaltato da qualche incontro con il Pontefice, la manovra non è una verità di fede, un dogma. Si può e si deve discutere, perché - comunque vada - è un bene che se ne discuta. E questo non è in discussione. Lo richiede la democrazia parlamentare. E sì che il presidente del Consiglio è pure professore di diritto, pensa se lo fosse stato, che so, di geologia.