2022-03-04
Altra fumata nera sulla Serie A. Il commissariamento è a un passo
Elezione del presidente rinviata all’assemblea dell’11 marzo, a quattro giorni dal D-day.La Lega calcio di Serie A non ha trovato ancora il suo nuovo presidente dopo l’addio di Paolo Dal Pino. Nell’assemblea di ieri era attesa la terza votazione, dopo le due fumate nere del 7 febbraio (17 schede bianche e due nulle) e del 15 febbraio (19 schede bianche e un voto per il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che poi si è ritirato dalla corsa). Dei tre presenti nella rosa dei papabili, è stato ascoltato solo il professore di diritto amministrativo e capo di gabinetto del ministero della Cultura, Lorenzo Casini, mentre non hanno partecipato alla riunione né l’economista ed ex membro del comitato esecutivo della Bce Lorenzo Bini Smaghi né l’ex direttore generale della Rai Mauro Masi. E alla fine si è deciso di aggiornare la seduta: in una nota diffusa nel pomeriggio viene spiegato che «l’elezione del presidente, non essendosi potuta svolgere l’audizione di tutti i candidati, è stata rinviata, sempre con le medesime modalità, alla prossima assemblea, prevista per venerdì 11 marzo», mentre «i rimanenti punti all’ordine del giorno, tra i quali l’adeguamento dello statuto ai principi informatori federali e la ripartizione delle risorse, saranno oggetto di una specifica assemblea sui temi economici che si terrà, questa volta in modalità streaming, mercoledì 9 marzo». Per diventare presidente servono 11 preferenze sui 20 club della massima serie. E nessuno dei tre al momento le raggiungerebbe. Come ha scritto La Verità lo scorso 1 marzo, infatti, Bini Smaghi - spinto dai club «americani» (Spezia, Genoa, Samp, Bologna, Roma) e apprezzato a livello internazionale nonché in ottimi rapporti con Mario Draghi - non avrebbe trovato il consenso delle big come Inter, Juventus e Milan. In assenza di nuove adesioni starebbe quindi valutando di fare un passo indietro.Sarebbero calate le chance per la candidatura di Masi, ex direttore generale della Rai e attuale presidente di Consap, amico di Gianni Letta e del patron della Lazio, Claudio Lotito, che però in questo match tifa insieme al presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, per Casini. Il braccio destro del ministro Franceschini potrebbe contare già su 8 voti, ma sulla sua eleggibilità sono emersi dubbi a causa di una norma del ministero della Cultura che impedisce di ricoprire per tre anni incarichi in enti o società che hanno avuto benefici economici dal Mibact. E c’è chi punta il dito sulla ristrutturazione dello stadio Franchi di Firenze con i soldi (95 milioni) del Pnrr finita nel «Piano strategico grandi attrattori culturali» dello stesso ministero. Dal ministero, però, replicano che la disciplina del cosiddetto «pantouflage» (o sistema delle porte girevoli) non troverebbe applicazione nel caso della Lega calcio di Serie A perché tra ministero e Lega non esiste alcun rapporto, che non vi sono atti o contratti tra i due soggetti e che, per il finanziamento allo stadio Franchi di Firenze, si tratta di un intervento previsto da atti del governo e che dispone l’assegnazione di risorse pubbliche al Comune di Firenze per un bene di proprietà pubblica. La Lega potrebbe comunque chiedere un parere preventivo all’Anac (l’Autorità anticorruzione) sulla candidabilità di Casini, ma questo richiederebbe tempo. Il problema è che il 15 marzo scadranno i 45 giorni a disposizione per l’elezione del presidente, poi la Federcalcio farà scattare il commissariamento della Lega Serie A, per altro a pochi giorni dagli spareggi per i Mondiali. Per questo va raggiunto in fretta un compromesso o comunque una soluzione condivisa in modo da raccogliere gli undici voti necessari per raggiungere il quorum all’assemblea di venerdì prossimo.
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