2023-11-11
La vita del «fotoreporter nero». Almerigo Grilz diventa un film
Il regista Giulio Base porta al cinema le avventure del grande inviato di guerra, morto sul campo nel 1987. Documentò decine di conflitti per testate internazionali, ma non gli viene perdonato il suo passato missino.«Why not». Lo ripeteva spesso Almerigo Grilz. Tanto da farlo diventare un motto. «Lo ripeteva», racconta l’inviato di guerra, nonché suo amico fraterno Fausto Biloslavo, «nelle situazioni più impensabili, quando si trattava di mangiare una brodaglia ammuffita fra i ruderi di Beirut, non essendoci altro da mettere in pancia, o davanti all’obbligato travestimento musulmano, con tanto di turbante e lunghe tuniche, per entrare clandestinamente nell’Afghanistan occupato dall’Armata rossa». E ora la vita di Almerigo Grilz diventa un film. Albatross, il titolo, le cui riprese sono iniziate a Trieste mercoledì scorso.Primo giornalista italiano caduto in guerra dopo la fine del secondo conflitto mondiale, quel giorno Grilz, il 19 maggio 1987, era a Caia, in Mozambico, e stava riprendendo uno scontro a fuoco tra i soldati governativi e i ribelli della Renamo, la resistenza nazionale mozambicana. Gli ultimi appunti di Almerigo, custoditi in agende che lui usava come diari di guerra, recitano: «La sveglia è chiamata poco dopo le 5. [...] Fa freddo, l’erba è umida e c’è una nebbiolina brinosa tutto attorno. Riteniamo opportuno iniziare la giornata con un sorso di whisky, che fa l’effetto di una fiammata in gola». Nelle sue agendine lui annotava scrupolosamente tutto, ogni momento, ogni testimonianza, ogni racconto, il tutto accompagnato da disegni e mappe. «In pochi minuti la colonna è in piedi. I soldati, intirizziti nei loro stracci sbrindellati raccolgono in fretta armi e fardelli. [...] Il vocione del generale Elias [...] li incita a muoversi: “Avanza primera compagnia! Vamos in bora!”». Da qui più niente. È il 18 maggio 1987. Il giorno dopo Grilz sarà ucciso. Aveva 34 anni. Il proiettile di un cecchino gli trapasserà la nuca. Nel documentario video inserito all’interno di una mostra che gli inviati Fausto Biloslavo e Gian Micalessin hanno ideato e curato, si vede perfettamente il momento della morte di Grilz. È lì che corre, mentre filma i guerriglieri. Il fiato che avanza. Le riprese a tutto campo e poi all’improvviso un colpo secco. Almerigo cade a terra. La cinepresa continua a riprendere, inquadra il piede di lui e poi si ferma. Fissa. Immobile. Il piede già quasi inerme. La camera continua a riprendere. È lì fissa su quel campo giallo e verde, su quel cielo azzurro che sa di grigio, come a dire: «Mi avete ammazzato ma qualcuno continuerà per me». E Biloslavo e Micalessin hanno continuato. Sono andati ovunque nel mondo a raccontare le guerre dimenticate. Insieme ad Almerigo avevano fondato la Albatross, un’agenzia di stampa indipendente, da cui ora il film trae il nome. La regia è di Giulio Base per la produzione «One More» con Rai Cinema e il sostegno di Fvg Film Commission - PromoTurismoFvg. Un viaggio cinematografico che parte dagli anni Settanta, dove si ripercorre la storia di due giovani che, partendo da posizioni politiche opposte, sviluppano amicizia e rispetto reciproci: Almerigo, interpretato da Francesco Centorame, e Vito personaggio di fantasia, impersonato da Giancarlo Giannini. Perché era così Almerigo. Scrive Toni Capuozzo - nel fumetto sulla biografia di Grilz - Almerigo era «uno che preferì andare dove si combatteva piuttosto che sedersi in qualche redazione. Uno che non si chiese se il giornalismo dovesse essere di sinistra o di destra: raccontava i fatti, le battaglie, anche se in quel suo rigore morale, in quel suo vagabondare inquieto si leggono bene ideali non rinnegati». Il film infatti, le cui riprese andranno avanti fino al 15 novembre prossimo a Trieste, offre una riflessione sulla memoria, l’amicizia e il coraggio di perseguire la propria missione, anche a costo della vita. Un’opera priva di preconcetti ideologici, capace di scavare in profondità un personaggio ancor oggi discusso, spogliandolo del suo alone politico, raccontandone invece il lato prettamente umano. Dopo il 15 novembre la troupe si sposterà in altre regioni italiane. Nel 2017 è uscito anche il fumetto Almerigo Grilz: Avventure di una vita al fronte, con i disegni di Francesco Bisaro. Un lavoro frutto di una lunga e complessa ricostruzione resa possibile solo grazie e attraverso il materiale storico, le testimonianze, i ricordi degli amici di Almerigo. E nel 2023, nell’anno in cui Grilz avrebbe compiuto 70 anni, con 40 anni di ritardo si è riusciti a esercitare il diritto alla memoria. Perché si sa, Almerigo, nel marasma di riconoscimenti alle vittime politicamente corrette, era scomodo. Grazie all’associazione Amici di Almerigo è stato istituito anche il premio giornalistico a lui intitolato. «Why not», racconta Biloslavo, «divenne un motto, che assieme a Gian Micalessin ci portò a viaggiare in mezzo mondo raccontando la cosiddetta “pace” degli anni Ottanta, ovvero guerre terribili e spesso dimenticate, ultimi bagliori dello scontro senza quartiere fra le superpotenze». Chi lo sa. Magari oggi se gli avessero chiesto: «Almerigo facciamo un film?», lui avrebbe risposto: «Why not».
Roberto Benigni. Nel riquadro, il video postato su TikTok dove l'attore è alla guida con il cellulare (Ansa)