2024-08-27
«All’Inps contavo gli effetti avversi: erano il 20% in più dell’ordinario»
Salvatore Gilotta, medico legale in Friuli Venezia Giulia: «I dottori di famiglia non indagavano e anche all’ente nessuno sembrava preoccuparsi». Alla fine a pagare è stato lui: cacciato perché non vaccinato.Con gli anti Covid, il trend di segnalazione di sospette reazioni avverse (Adr) ai vaccini «dal 2020 è in crescita», segnalava l’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina (Asugi) del Friuli Venezia Giulia, nel report riferito al 2021 e 2022. La controtendenza veniva raffigurata in un grafico, dove dalle 36 segnalazioni nel 2020 si passava a 3.467 nel 2021 (piena campagna vaccinale) e 974 nel 2022. Negli stessi anni, le reazioni avverse a farmaci furono rispettivamente 236, 285, 308. I problemi post vaccino passarono dal rappresentare il 13% delle segnalazioni, al 92% e 76%.«Non mi sorprende», commenta Salvatore Gilotta, all’epoca consulente medico legale dell’Inps di Gorizia. «Per settimane nel 2021 ho controllato i certificati medici, le diagnosi e in certi giorni l’impennata arrivava al 20%. Ma nessuno sembrava preoccuparsi». Il dottore, nato a Trieste 75 anni fa, oggi residente a Duino Aurisina sull’Altopiano Carsico, dal 2016 a fine novembre 2021 è stato consulente medico legale dell’Istituto nazionale di previdenza sociale nella città situata allo sbocco del fiume Isonzo. «Per 35 anni avevo lavorato come medico legale dell’Azienda sanitaria di Trieste, mi occupavo di certificazioni, cause, ero il consulente del Tribunale», racconta Gilotta. «Facevo parte delle commissioni di invalidità civile della Regione, con forse più anzianità di ogni altro componente». Poi, una volta andato in pensione a fine 2015, dall’anno successivo viene preso come consulente all’Inps. «In organico c’era solo la figura dell’amministrativo, per la parte medico legale preferivano avere rapporti contrattuali con esterni», chiarisce il dottore. «Per un lungo periodo ho gestito il servizio da solo». Nelle sue mansioni rientrava anche il verificare giornalmente al computer l’idoneità di tutti i certificati di malattia della provincia di Gorizia e, quando la campagna vaccinale entra nel vivo, Gilotta prova a controllare quanti attestati di incapacità temporanea al lavoro erano collegati alla vaccinazione. «Come medico Inps avevo anche le diagnosi e ogni giorno vedevo un aumento di certificati, di effetti collaterali dovuti al vaccino, di almeno il 15% rispetto all’ordinario. Erano statistiche mie personali, quando le comunicavo all’ufficio amministrativo dell’Inps sembravano non farci caso, ma a me sembravano impennate esagerate». Nel 2021 i medici generici si spostavano ancora pochissimo per andare a visitare i pazienti, le diagnosi erano fatte perlopiù al telefono sulla base di segnalazioni non accurate e anche il quadro degli eventi avversi era assai poco definito. Inoltre, nel primo anno di vaccinazione, era bassa l’attenzione sulle reazioni gravi. L’Aifa, nel suo rapporto di fine 2021 riferiva che «su 117.920 segnalazioni di sospetto evento avverso successivo alla vaccinazione, l’83,7% delle segnalazioni inserite è riferita a eventi non gravi e il 16,2% a eventi gravi», per poi specificare che il 50% circa di quelli gravi davano come esito la «risoluzione completa» o il «miglioramento». Però ben il 32% risultava «non ancora guarito al momento della segnalazione», quindi figuriamoci quante persone che avevano denunciato un evento avverso ancora stavano male, mentre un numero imprecisato di danneggiati non aveva segnalato reazioni sebbene gravi. «Invece gli effetti collaterali c’erano, la gente stava male e rimaneva a casa. Magari il medico di famiglia scriveva “per neuropatia” ma tutto finiva lì, non si indagava. Finita la malattia, il vaccinato quasi sempre tornava al lavoro pur con patologie non chiarite», fa notare l’ex consulente dell’Inps.Nel report sopra citato di Asugi, veniva sottolineato che per i vaccini a mRna anti Covid, le sospette reazioni avverse (Adr) erano soprattutto «neuropatia periferica, miocardite, pericardite, ischemia, insufficienza respiratoria, mialgia, parestesia». Nel 2022, solo per il 68% di quanti avevano segnalato reazioni c’era stata la risoluzione completa; il 22% era in miglioramento, l’8% non aveva risolto i problemi di salute. Una percentuale alta.Alla campagna vaccinale Gilotta non ha partecipato, né per porgere il braccio, né per inoculare. Continuava a documentarsi, l’anti Covid non lo convinceva e non volle obbedire all’obbligo imposto alla sua categoria. Così, il 30 novembre 2021, «quando ancora mancavano sei mesi alla scadenza del secondo contratto, l’Inps mi comunicò la risoluzione immediata del rapporto perché non mi ero vaccinato contro il Covid. Il 22 gennaio del 2022, l’Ordine professionale di Trieste mi sospendeva dall’esercizio della professione medica». Stessa sorte è capitata alla moglie del dottore, medico di base. «Ci hanno lasciato per un anno nell’impossibilità di essere utili svolgendo la nostra professione, altrimenti avremmo avuto responsabilità penali. Pensare quanto bisogno c’era di sanitari durante l’emergenza». Poi, due mesi fa, la beffa. A giugno, il presidente dell’Ordine di Trieste comunica a Gilotta che a dicembre gli daranno la medaglia d’oro per i 50 anni di professione medica. «Concludeva la missiva scrivendomi: “Nell’attesa di poterti stringere la mano, ti saluto cordialmente”», racconta. «Non ci ho più visto, figuriamoci se andrò alla cerimonia». Il tempo di preparare due righe, e via Pec ha spedito la sua risposta: «Mi riesce estremamente difficile stringere la mano alla persona che, in ossequio ai diktat di una classe politica corrotta e imbelle, contro il principio di precauzione e in contrasto con il nostro stesso codice deontologico, mi ha sospeso dall’attività professionale». Ci fossero altri, che seguono il suo esempio.
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