2023-05-13
Alleanza per la famiglia
Giorgia Meloni e Papa Francesco (Ansa)
Il Papa e Giorgia Meloni insieme agli Stati generali della natalità lanciano un messaggio potente in un Paese afflitto da un inverno demografico senza precedenti. «Viviamo in una cultura poco amica, se non nemica, della maternità, centrata com’è sui bisogni del singolo, dove si reclamano continui diritti individuali e non si parla dei diritti della famiglia», ha detto Francesco. Il premier contro l’utero in affitto: «Vogliamo che non sia più scandaloso dire che siamo tutti nati da un uomo e una donna».«Oggi ci siamo vestiti uguali». La battuta di papa Francesco a Giorgia Meloni in longuette e pantaloni color crema fa sorridere la premier e stempera una curiosa sovrapposizione in tempi di armocromisti aleggianti sulla politica italiana. Nell’auditorium della Conciliazione a Roma, durante gli Stati generali della natalità, va in scena un incontro speciale. E il Pontefice è contento di trasformarlo in un’occasione per dimostrare la sua personale simpatia per la prima donna italiana presidente del Consiglio: sorrisi, strette di mano, carezze sul braccio. C’è sintonia, si intuisce empatia fra due protagonisti che la narrazione conformista dipinge lontani. Francesco perdona subito l’effetto meringa, che sarebbe segno di poca attenzione in una visita ufficiale in Vaticano (la veste candida spetta solo a lui) ma che in campo neutro - e nel 2023 - non può certo creare imbarazzi.L’intesa di pelle diventa strutturale sul tema decisivo della crisi delle nascite. Qui la vicinanza del governo al mondo cattolico è ritenuta strategica dalla Santa Sede che non mostra rigidità ideologiche, non lesina consonanze, anzi chiede politiche lungimiranti. Nella kermesse organizzata da Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la natalità, è proprio il Papa per primo a mettere il dito nella piaga con due aneddoti illuminanti, che dimostrano la superficialità, il laicismo pericoloso della società globale sempre più arida: «Due settimane fa il mio segretario attraversava la piazza e veniva avvicinato da una mamma con una carrozzina. Lui ha fatto per benedirla, ma dentro c’era un cagnolino. Quindici giorni fa all’udienza del mercoledì una signora ha aperto la borsa e mi ha chiesto: me lo benedice il mio bambino? Era un cane. Non ho avuto pazienza e l’ho sgridata. Tanti bambini hanno fame, e lei col cagnolino. Scene del presente che potrebbero essere abitudine nel futuro, stiamo attenti».Il Papa parla da seduto e si scusa con la platea, la gonalgia alla gamba non è superata: «Non sto in piedi perché non tollero il dolore». Ribadisce che la nascita dei figli è «l’indicatore principale per misurare la speranza di un popolo, se ne nascono pochi vuol dire che c’è poca speranza». La premier ascolta e annuisce. Francesco inquadra il problema aggiungendo che «natalità e accoglienza non vanno mai contrapposte perché sono due facce della stessa medaglia, ci rivelano quanta felicità c’è nella società. Una comunità felice sviluppa naturalmente i desideri di generare e di integrare, mentre una società infelice si riduce a una somma di individui che cercano di difendere a tutti i costi quello che hanno. Bisogna sostenere la felicità, specialmente quella dei giovani, perché quando siamo tristi ci difendiamo, ci chiudiamo e percepiamo tutto come una minaccia». Secondo lui le montagne da scalare riguardano la «difficoltà a trovare un lavoro stabile, la difficoltà a mantenerlo, le case dal costo proibitivo, gli affitti alle stelle e i salari insufficienti. Sono problemi che interpellano la politica, perché è sotto gli occhi di tutti che il mercato libero, senza gli indispensabili correttivi, diventa selvaggio e produce situazioni e disuguaglianze sempre più gravi». E tuona: «Viviamo in una cultura poco amica, se non nemica, della maternità, centrata com’è sui bisogni del singolo, dove si reclamano continui diritti individuali e non si parla dei diritti della famiglia».Giorgia Meloni prende la parola, è a proprio agio perché il rispetto e la valorizzazione della famiglia tradizionale costituiscono punti cardinali dell’esecutivo di centrodestra. Non servono forzature per allinearsi al pensiero papale, per mantenere le distanze dal progressismo aggressivo delle minoranze, sempre più concentrato su matrimoni omosessuali e pratiche contro natura come la maternità surrogata. La premier sottolinea che «oggi parlare di famiglia e natalità è un atto rivoluzionario. Vogliamo vivere una nazione nella quale essere padri e madri non sia fuori moda, ma un valore socialmente riconosciuto in cui le coppie riscoprano la bellezza di essere genitori, una cosa bellissima che non ti toglie niente e ti dà tantissimo. Per decenni la cultura dominante ci ha detto il contrario, ma noi vogliamo che non sia più scandaloso dire che siamo tutti nati da un uomo e una donna, che non sia un tabù dire che la natalità non è in vendita, che l’utero non si affitta. I figli non sono prodotti da banco che puoi scegliere e poi magari restituire».Per la presidente del Consiglio, la valorizzazione del ruolo femminile è un altro aspetto decisivo per tendere all’armonia sociale. «Se le donne non avranno la possibilità di realizzare il desiderio di maternità senza rinunciare a quello professionale, non solo non avranno pari opportunità ma non avranno libertà. Quella demografica è una sfida che portiamo avanti non con impostazione dirigista, ma con l’approccio sussidiario, di chi crede che il compito dello Stato sia creare le condizioni favorevoli, con l’ambiente normativo e soprattutto sul piano culturale, alla famiglia, all’iniziativa, allo sviluppo, al lavoro. Qualcuno dirà che vogliamo uno Stato etico: no, vogliamo uno Stato che accompagni e non diriga, vogliamo credere nelle persone, scommettere sugli italiani, sui giovani, sulla loro fame di futuro. Santità, noi amiamo le nostre famiglie, la nostra patria, il nostro futuro e faremo fino in fondo la nostra parte».Questa volta è il Papa ad annuire, la sintonia non sta solo nella sovrapposizione cromatica (che indispettisce La Repubblica del prêt à porter) ma nella profondità di una cultura sociale condivisa. In tutto quel bianco si legge un messaggio involontario, sul palco si intuisce una convergenza «biancofiore», qualcosa di neodemocristiano che non ha niente di negativo perché appartiene allo spirito fondante della comunità italiana, nel rispetto dei ruoli e delle sensibilità. Francesco si alza, ciò che ha ascoltato forse gli rende meno acuto il dolore al ginocchio. De Palo dona ai due ospiti dei bonsai di fico, «una pianta che dobbiamo seminare oggi per poi raccogliere i frutti domani». La più semplice e più potente delle creazioni, la capirebbe anche un cagnolino.