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2020-06-07
La scuola riaprirà
con 27.000 prof in meno
Studenti a Wuhan (Ansa)
Peter Pan è un bambino che non vuole crescere e vive sull'Isola che non c'è insieme al gruppo dei Bimbi sperduti. Spesso si reca nel mondo reale per incontrare altri coetanei, come Wendy e i suoi fratelli, che decide di portare sull'isola. Ecco, il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, sembra un po' Peter Pan che a settembre, insieme al governo degli «sperduti», vuol riportare tutti i bimbi e ragazzi italiani in una scuola che non c'è. Facendoli crescere in un'isola di plexiglass.
Purtroppo non è una favola. Ieri la Camera ha dato il via libera definitivo al decreto Scuola con 245 voti favorevoli, 122 contrari, nessun astenuto (ma molti assenti). «È un provvedimento nato in piena emergenza che consente di chiudere regolarmente l'anno scolastico», dice Azzolina. Ma passata l'estate cosa succederà? «Ora definiamo le linee guida per riportare gli studenti a scuola in presenza e in sicurezza». Insomma, un grande boh che lascia nell'incertezza tutti: famiglie, studenti, docenti, presidi. Nessuno ha ancora capito come e quando si potrà tornare a scuola. Dietro a plexiglass e visiere non si vedono gli investimenti. Il decreto fornisce solo una scarna cornice normativa per lo svolgimento degli esami di Stato finali di quest'anno e per la valutazione finale delle studentesse e degli studenti. In particolare, l'esame di Stato del primo ciclo coincide con la valutazione finale da parte del Consiglio di classe, che terrà conto anche di un elaborato consegnato e discusso online dagli alunni. Mentre per la maturità è prevista la sola prova orale in presenza. Alla scuola primaria, dal prossimo anno scolastico torneranno i giudizi descrittivi, al posto dei voti in decimi. Come funzioneranno? Non si sa. Una successiva ordinanza del ministero dell'Istruzione darà alle scuole indicazioni operative. Non solo. Per ripartire consentendo il necessario distanziamento sociale servono strutture adeguate che non ci sono. Ma sul fronte dell'edilizia scolastica l'unico provvedimento è quello di passare il cerino nelle mani dei sindaci che fino al 31 dicembre «potranno operare con poteri commissariali». Senza però garantire le risorse. Armiamoci e partite.
«Il messaggio di questo decreto è chiaro: scordatevi risorse per nuovi spazi e stabilizzazione docenti, fondamentali per una didattica in sicurezza all'altezza della situazione», attacca il senatore Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura e responsabile Istruzione della Lega. «Il prossimo anno scolastico partirà con zero assunzioni a tempo indeterminato. Anzi, 27.000 insegnati di ruolo in meno a seguito dei pensionamenti, che porteranno il totale dei supplenti oltre quota 200.000. Il contrario dell'impegno preso su nostra sollecitazione da esponenti della quasi totalità delle forze politiche di garantire tutti gli insegnanti titolari in cattedra il prossimo settembre, per affrontare la crisi pandemica, a partire dalla necessità di sdoppiare le classi per consentire i distanziamenti. Fa rabbia pensare che la soluzione per superare il precariato ci sarebbe e sta nella nostra proposta di assunzione da graduatorie, già utilizzata per le cosiddette Gae. Per il prossimo anno scolastico servirebbero non meno di 100.000 assunzioni. Così invece il risultato, se va bene, sarà arrivare l'anno dopo coprendo non più del 10-20% del necessario».
Su precari e supplenti il decreto si limita a cambiare il concorso straordinario per l'ingresso nella scuola secondaria di I e II grado. I docenti non sosterranno più una prova a crocette, ma con quesiti a risposta aperta, sempre al computer. La prova sarà diversa per ciascuna classe. Il bando di concorso, già pubblicato a fine aprile, sarà modificato e le prove si svolgeranno appena le condizioni epidemiologiche lo consentiranno. Ai vincitori immessi in ruolo nel 2021/2022 che rientrano nella quota di posti destinati all'anno scolastico 2020/2021 sarà riconosciuta la decorrenza giuridica del contratto dal primo settembre. Quanto ai supplenti, l'uovo di Colombo di Azzolina è solo far diventare le graduatorie provinciali e digitali (come, per altro, era già previsto dal decreto Scuola di dicembre). Con il rischio di non arrivare in tempo per gli aggiornamenti. Saranno gli uffici territoriali del ministero a seguire il processo e assegnare le supplenze. A uscire dal cilindro del decreto c'è infine un Tavolo di confronto presieduto dallo stesso ministro Azzolina per avviare «con periodicità percorsi abilitanti» per diventare insegnanti. Percorsi che però sono stati già collaudati con successo nel 2013. Intanto, nessun concorso. Nessuna stabilizzazione per i precari della scuola. Zero.
«La situazione della scuola italiana, e più in generale della cultura, è talmente drammatica che questi provvedimenti, che paiono poco meditati, rischiano di togliere speranze anche per il futuro», commenta l'avvocato Andrea Mascetti, presidente della commissione Arte e Cultura di Fondazione Cariplo. «Questo o un prossimo governo pensi piuttosto a defiscalizzare in modo serio o almeno dignitoso gli interventi per rilanciare un settore che potremmo definire spirituale prima ancora che socio economico».
Decreto approvato tra le assenze. Salvini: «Azzolina disastrosa»
La lunga e incandescente maratona sul decreto Scuola si è conclusa ieri a mezzogiorno, con l'approvazione da parte della Camera dei deputati: il fiume di dichiarazioni di voto, espediente parlamentare di Lega e FdI per allungare i tempi della discussione di un provvedimento che, in mancanza di un via libera di Montecitorio entro ieri, sarebbe decaduto, era terminato alle 3 di notte. Il risultato finale della votazione, 245 voti favorevoli e 122 contrari, fa imbestialire il Pd: tantissime le assenze nella maggioranza, che quando si era trattato di votare la fiducia sullo stesso decreto aveva raggiunto quota 305. Nel dettaglio, gli assenti non in missione del M5s sono risultati 31; quelli del Pd 19; quelli di Iv nove e uno di Leu. Ben 36 gli assenti del gruppo misto. Per quel che riguarda l'opposizione, 35 gli assenti della lega, 70 quelli di Forza Italia, 21 di FdI.
Tra i punti principali del decreto, la regolamentazione dell'esame di Stato di quest'anno, segnato dall'emergenza coronavirus: quello del primo ciclo coincide con la valutazione finale da parte del Consiglio di classe, che terrà conto anche di un elaborato consegnato e discusso online dagli studenti, mentre per il secondo ciclo è prevista la sola prova orale in presenza; alla scuola primaria, dal prossimo anno scolastico, vanno in soffitta i voti in decimi e tornano i giudizi descrittivi; per quel che riguarda gli interventi di edilizia scolastica, fino al 31 dicembre 2020 i sindaci e i presidenti delle Province e delle Città metropolitane potranno operare con poteri commissariali; previste maggiori tutele per gli studenti con disabilità; cambia il concorso straordinario per l'ingresso nella scuola secondaria di primo e secondo grado: i docenti che hanno i requisiti per partecipare non sosterranno più una prova a crocette, ma una prova con quesiti a risposta aperta, sempre al computer; le graduatorie dei supplenti saranno aggiornate, ma anche provincializzate e digitalizzate.
In ogni caso, il via libera al decreto non frena le critiche dell'opposizione. Il leader della lega e del centrodestra, Matteo Salvini, durante la notte delle dichiarazioni di voto, scrive su Facebook: «Seconda maratona notturna dei deputati della Lega contro il decreto Scuola, impegnati in Aula da due giorni consecutivi per smascherare un governo imbarazzante e un ministro», aggiunge Salvini, «disastroso nella gestione della ripartenza delle scuole italiane». «Che la Azzolina sia ministro della scuola», aggiunge qualche ora dopo, in riferimento ai gabbiotti in plexiglass che il ministro vorrebbe introdurre per separare gli studenti in aula, «è un insulto per insegnanti, studenti, presidi e famiglie».
«La maggioranza», riflette la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, «applaude se stessa in aula dopo l'approvazione del decreto Azzolina, ma la verità è un'altra: sul nuovo anno scolastico regna l'incertezza più assoluta e studenti, famiglie e docenti sono abbandonati a se stessi. Conte si riempie la bocca con le parole dialogo e confronto ma in parlamento la sua maggioranza ha bocciato tutte le proposte di FdI sulla stabilizzazione dei precari e dei docenti di sostegno, sulla tutela delle scuole paritarie», aggiunge la Meloni, «sull'edilizia scolastica e sulle misure necessarie per riaprire le scuole in sicurezza con l'adozione di precisi protocolli». «L'approvazione definitiva del decreto scuola», ragiona la vicepresidente dei senatori di Forza Italia, Licia Ronzulli, «segna la pagina più buia del sistema formativo italiano. Si tratta di un decreto che scontenta tutti: gli studenti e le loro famiglie che ancora non hanno capito come e quando si ritornerà a scuola, gli insegnanti, i presidi, il personale Ata e i sindacati, tutti arrogantemente ignorati dal governo e dalla maggioranza».
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Per tornare a scuola in sicurezza basta aumentare le classi reclutando più insegnanti: ma i loculi di plastica costano di meno. Il leghista Mario Pittoni: «L'anno prossimo avremo ben 27.000 contratti indeterminati in meno, i supplenti supereranno i 200.000».Decreto approvato tra le assenze. Matteo Salvini: «Azzolina disastrosa». Malumore del Pd per i parlamentari della maggioranza non presenti al voto di ieri.Lo speciale comprende due articoli. Peter Pan è un bambino che non vuole crescere e vive sull'Isola che non c'è insieme al gruppo dei Bimbi sperduti. Spesso si reca nel mondo reale per incontrare altri coetanei, come Wendy e i suoi fratelli, che decide di portare sull'isola. Ecco, il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, sembra un po' Peter Pan che a settembre, insieme al governo degli «sperduti», vuol riportare tutti i bimbi e ragazzi italiani in una scuola che non c'è. Facendoli crescere in un'isola di plexiglass. Purtroppo non è una favola. Ieri la Camera ha dato il via libera definitivo al decreto Scuola con 245 voti favorevoli, 122 contrari, nessun astenuto (ma molti assenti). «È un provvedimento nato in piena emergenza che consente di chiudere regolarmente l'anno scolastico», dice Azzolina. Ma passata l'estate cosa succederà? «Ora definiamo le linee guida per riportare gli studenti a scuola in presenza e in sicurezza». Insomma, un grande boh che lascia nell'incertezza tutti: famiglie, studenti, docenti, presidi. Nessuno ha ancora capito come e quando si potrà tornare a scuola. Dietro a plexiglass e visiere non si vedono gli investimenti. Il decreto fornisce solo una scarna cornice normativa per lo svolgimento degli esami di Stato finali di quest'anno e per la valutazione finale delle studentesse e degli studenti. In particolare, l'esame di Stato del primo ciclo coincide con la valutazione finale da parte del Consiglio di classe, che terrà conto anche di un elaborato consegnato e discusso online dagli alunni. Mentre per la maturità è prevista la sola prova orale in presenza. Alla scuola primaria, dal prossimo anno scolastico torneranno i giudizi descrittivi, al posto dei voti in decimi. Come funzioneranno? Non si sa. Una successiva ordinanza del ministero dell'Istruzione darà alle scuole indicazioni operative. Non solo. Per ripartire consentendo il necessario distanziamento sociale servono strutture adeguate che non ci sono. Ma sul fronte dell'edilizia scolastica l'unico provvedimento è quello di passare il cerino nelle mani dei sindaci che fino al 31 dicembre «potranno operare con poteri commissariali». Senza però garantire le risorse. Armiamoci e partite. «Il messaggio di questo decreto è chiaro: scordatevi risorse per nuovi spazi e stabilizzazione docenti, fondamentali per una didattica in sicurezza all'altezza della situazione», attacca il senatore Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura e responsabile Istruzione della Lega. «Il prossimo anno scolastico partirà con zero assunzioni a tempo indeterminato. Anzi, 27.000 insegnati di ruolo in meno a seguito dei pensionamenti, che porteranno il totale dei supplenti oltre quota 200.000. Il contrario dell'impegno preso su nostra sollecitazione da esponenti della quasi totalità delle forze politiche di garantire tutti gli insegnanti titolari in cattedra il prossimo settembre, per affrontare la crisi pandemica, a partire dalla necessità di sdoppiare le classi per consentire i distanziamenti. Fa rabbia pensare che la soluzione per superare il precariato ci sarebbe e sta nella nostra proposta di assunzione da graduatorie, già utilizzata per le cosiddette Gae. Per il prossimo anno scolastico servirebbero non meno di 100.000 assunzioni. Così invece il risultato, se va bene, sarà arrivare l'anno dopo coprendo non più del 10-20% del necessario».Su precari e supplenti il decreto si limita a cambiare il concorso straordinario per l'ingresso nella scuola secondaria di I e II grado. I docenti non sosterranno più una prova a crocette, ma con quesiti a risposta aperta, sempre al computer. La prova sarà diversa per ciascuna classe. Il bando di concorso, già pubblicato a fine aprile, sarà modificato e le prove si svolgeranno appena le condizioni epidemiologiche lo consentiranno. Ai vincitori immessi in ruolo nel 2021/2022 che rientrano nella quota di posti destinati all'anno scolastico 2020/2021 sarà riconosciuta la decorrenza giuridica del contratto dal primo settembre. Quanto ai supplenti, l'uovo di Colombo di Azzolina è solo far diventare le graduatorie provinciali e digitali (come, per altro, era già previsto dal decreto Scuola di dicembre). Con il rischio di non arrivare in tempo per gli aggiornamenti. Saranno gli uffici territoriali del ministero a seguire il processo e assegnare le supplenze. A uscire dal cilindro del decreto c'è infine un Tavolo di confronto presieduto dallo stesso ministro Azzolina per avviare «con periodicità percorsi abilitanti» per diventare insegnanti. Percorsi che però sono stati già collaudati con successo nel 2013. Intanto, nessun concorso. Nessuna stabilizzazione per i precari della scuola. Zero. «La situazione della scuola italiana, e più in generale della cultura, è talmente drammatica che questi provvedimenti, che paiono poco meditati, rischiano di togliere speranze anche per il futuro», commenta l'avvocato Andrea Mascetti, presidente della commissione Arte e Cultura di Fondazione Cariplo. «Questo o un prossimo governo pensi piuttosto a defiscalizzare in modo serio o almeno dignitoso gli interventi per rilanciare un settore che potremmo definire spirituale prima ancora che socio economico».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/alle-assunzioni-preferiscono-il-plexiglass-2646161756.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="decreto-approvato-tra-le-assenze-salvini-azzolina-disastrosa" data-post-id="2646161756" data-published-at="1591468279" data-use-pagination="False"> Decreto approvato tra le assenze. Salvini: «Azzolina disastrosa» La lunga e incandescente maratona sul decreto Scuola si è conclusa ieri a mezzogiorno, con l'approvazione da parte della Camera dei deputati: il fiume di dichiarazioni di voto, espediente parlamentare di Lega e FdI per allungare i tempi della discussione di un provvedimento che, in mancanza di un via libera di Montecitorio entro ieri, sarebbe decaduto, era terminato alle 3 di notte. Il risultato finale della votazione, 245 voti favorevoli e 122 contrari, fa imbestialire il Pd: tantissime le assenze nella maggioranza, che quando si era trattato di votare la fiducia sullo stesso decreto aveva raggiunto quota 305. Nel dettaglio, gli assenti non in missione del M5s sono risultati 31; quelli del Pd 19; quelli di Iv nove e uno di Leu. Ben 36 gli assenti del gruppo misto. Per quel che riguarda l'opposizione, 35 gli assenti della lega, 70 quelli di Forza Italia, 21 di FdI. Tra i punti principali del decreto, la regolamentazione dell'esame di Stato di quest'anno, segnato dall'emergenza coronavirus: quello del primo ciclo coincide con la valutazione finale da parte del Consiglio di classe, che terrà conto anche di un elaborato consegnato e discusso online dagli studenti, mentre per il secondo ciclo è prevista la sola prova orale in presenza; alla scuola primaria, dal prossimo anno scolastico, vanno in soffitta i voti in decimi e tornano i giudizi descrittivi; per quel che riguarda gli interventi di edilizia scolastica, fino al 31 dicembre 2020 i sindaci e i presidenti delle Province e delle Città metropolitane potranno operare con poteri commissariali; previste maggiori tutele per gli studenti con disabilità; cambia il concorso straordinario per l'ingresso nella scuola secondaria di primo e secondo grado: i docenti che hanno i requisiti per partecipare non sosterranno più una prova a crocette, ma una prova con quesiti a risposta aperta, sempre al computer; le graduatorie dei supplenti saranno aggiornate, ma anche provincializzate e digitalizzate. In ogni caso, il via libera al decreto non frena le critiche dell'opposizione. Il leader della lega e del centrodestra, Matteo Salvini, durante la notte delle dichiarazioni di voto, scrive su Facebook: «Seconda maratona notturna dei deputati della Lega contro il decreto Scuola, impegnati in Aula da due giorni consecutivi per smascherare un governo imbarazzante e un ministro», aggiunge Salvini, «disastroso nella gestione della ripartenza delle scuole italiane». «Che la Azzolina sia ministro della scuola», aggiunge qualche ora dopo, in riferimento ai gabbiotti in plexiglass che il ministro vorrebbe introdurre per separare gli studenti in aula, «è un insulto per insegnanti, studenti, presidi e famiglie». «La maggioranza», riflette la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, «applaude se stessa in aula dopo l'approvazione del decreto Azzolina, ma la verità è un'altra: sul nuovo anno scolastico regna l'incertezza più assoluta e studenti, famiglie e docenti sono abbandonati a se stessi. Conte si riempie la bocca con le parole dialogo e confronto ma in parlamento la sua maggioranza ha bocciato tutte le proposte di FdI sulla stabilizzazione dei precari e dei docenti di sostegno, sulla tutela delle scuole paritarie», aggiunge la Meloni, «sull'edilizia scolastica e sulle misure necessarie per riaprire le scuole in sicurezza con l'adozione di precisi protocolli». «L'approvazione definitiva del decreto scuola», ragiona la vicepresidente dei senatori di Forza Italia, Licia Ronzulli, «segna la pagina più buia del sistema formativo italiano. Si tratta di un decreto che scontenta tutti: gli studenti e le loro famiglie che ancora non hanno capito come e quando si ritornerà a scuola, gli insegnanti, i presidi, il personale Ata e i sindacati, tutti arrogantemente ignorati dal governo e dalla maggioranza».
Da sinistra: Bruno Migale, Ezio Simonelli, Vittorio Pisani, Luigi De Siervo, Diego Parente e Maurizio Improta
Questa mattina la Lega Serie A ha ricevuto il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, insieme ad altri vertici della Polizia, per un incontro dedicato alla sicurezza negli stadi e alla gestione dell’ordine pubblico. Obiettivo comune: sviluppare strumenti e iniziative per un calcio più sicuro, inclusivo e rispettoso.
Oggi, negli uffici milanesi della Lega Calcio Serie A, il mondo del calcio professionistico ha ospitato le istituzioni di pubblica sicurezza per un confronto diretto e costruttivo.
Il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, accompagnato da alcune delle figure chiave del dipartimento - il questore di Milano Bruno Migale, il dirigente generale di P.S. prefetto Diego Parente e il presidente dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive Maurizio Improta - ha incontrato i vertici della Lega, guidati dal presidente Ezio Simonelli, dall’amministratore delegato Luigi De Siervo e dall’head of competitions Andrea Butti.
Al centro dell’incontro, durato circa un’ora, temi di grande rilevanza per il calcio italiano: la sicurezza negli stadi e la gestione dell’ordine pubblico durante le partite di Serie A. Secondo quanto emerso, si è trattato di un momento di dialogo concreto, volto a rafforzare la collaborazione tra istituzioni e club, con l’obiettivo di rendere le competizioni sportive sempre più sicure per tifosi, giocatori e operatori.
Il confronto ha permesso di condividere esperienze, criticità e prospettive future, aprendo la strada a un percorso comune per sviluppare strumenti e iniziative capaci di garantire un ambiente rispettoso e inclusivo. La volontà di entrambe le parti è chiara: non solo prevenire episodi di violenza o disordine, ma anche favorire la cultura del rispetto, elemento indispensabile per la crescita del calcio italiano e per la tutela dei tifosi.
«L’incontro di oggi rappresenta un passo importante nella collaborazione tra Lega e Forze dell’Ordine», si sottolinea nella nota ufficiale diffusa al termine della visita dalla Lega Serie A. L’intenzione condivisa è quella di creare un dialogo costante, capace di tradursi in azioni concrete, procedure aggiornate e interventi mirati negli stadi di tutta Italia.
In un contesto sportivo sempre più complesso, dove la passione dei tifosi può trasformarsi rapidamente in tensione, il dialogo tra Lega e Polizia appare strategico. La sfida, spiegano i partecipanti, è costruire una rete di sicurezza che sia preventiva, reattiva e sostenibile, tutelando chi partecipa agli eventi senza compromettere l’atmosfera che caratterizza il calcio italiano.
L’appuntamento di Milano conferma come la sicurezza negli stadi non sia solo un tema operativo, ma un valore condiviso: la Serie A e le forze dell’ordine intendono camminare insieme, passo dopo passo, verso un calcio sempre più sicuro, inclusivo e rispettoso.
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Due bambini svaniti nel nulla. Mamma e papà non hanno potuto fargli neppure gli auguri di compleanno, qualche giorno fa, quando i due fratellini hanno compiuto 5 e 9 anni in comunità. Eppure una telefonata non si nega neanche al peggior delinquente. Dunque perché a questi genitori viene negato il diritto di vedere e sentire i loro figli? Qual è la grave colpa che avrebbero commesso visto che i bimbi stavano bene?
Un allontanamento che oggi mostra troppi lati oscuri. A partire dal modo in cui quel 16 ottobre i bimbi sono stati portati via con la forza, tra le urla strazianti. Alle ore 11.10, come denunciano le telecamere di sorveglianza della casa, i genitori vengono attirati fuori al cancello da due carabinieri. Alle 11.29 spuntano dal bosco una decina di agenti, armati di tutto punto e col giubbotto antiproiettile. E mentre gridano «Pigliali, pigliali tutti!» fanno irruzione nella casa, dove si trovano, da soli, i bambini. I due fratellini vengono portati fuori dagli agenti, il più piccolo messo a sedere, sulle scale, col pigiamino e senza scarpe. E solo quindici minuti dopo, alle 11,43, come registrano le telecamere, arrivano le assistenti sociali che portano via i bambini tra le urla disperate.
Una procedura al di fuori di ogni regola. Che però ottiene l’appoggio della giudice Nadia Todeschini, del Tribunale dei minori di Firenze. Come riferisce un ispettore ripreso dalle telecamere di sorveglianza della casa: «Ho telefonato alla giudice e le ho detto: “Dottoressa, l’operazione è andata bene. I bambini sono con i carabinieri. E adesso sono arrivati gli assistenti sociali”. E la giudice ha risposto: “Non so come ringraziarvi!”».
Dunque, chi ha dato l’ordine di agire in questo modo? E che trauma è stato inferto a questi bambini? Giriamo la domanda a Marina Terragni, Garante per l’infanzia e l’adolescenza. «Per la nostra Costituzione un bambino non può essere prelevato con la forza», conferma, «per di più se non è in borghese. Ci sono delle sentenze della Cassazione. Queste modalità non sono conformi allo Stato di diritto. Se il bambino non vuole andare, i servizi sociali si debbono fermare. Purtroppo ci stiamo abituando a qualcosa che è fuori legge».
Proviamo a chiedere spiegazioni ai servizi sociali dell’unione Montana dei comuni Valtiberina, ma l’accoglienza non è delle migliori. Prima minacciano di chiamare i carabinieri. Poi, la più giovane ci chiude la porta in faccia con un calcio. È Veronica Savignani, che quella mattina, come mostrano le telecamere, afferra il bimbo come un pacco. E mentre lui scalcia e grida disperato - «Aiuto! Lasciatemi andare» - lei lo rimprovera: «Ma perché urli?». Dopo un po’ i toni cambiano. Esce a parlarci Sara Spaterna. C’era anche lei quel giorno, con la collega Roberta Agostini, per portare via i bambini. Ma l’unica cosa di cui si preoccupa è che «è stata rovinata la sua immagine». E alle nostre domande ripete come una cantilena: «Non posso rispondere». Anche la responsabile dei servizi, Francesca Meazzini, contattata al telefono, si trincera dietro un «non posso dirle nulla».
Al Tribunale dei Minoridi Firenze, invece, parte lo scarica barile. La presidente, Silvia Chiarantini, dice che «l’allontanamento è avvenuto secondo le regole di legge». E ci conferma che i genitori possono vedere i figli in incontri protetti. E allora perché da due mesi a mamma e papà non è stata concessa neppure una telefonata? E chi pagherà per il trauma fatto a questi bambini?
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Il premier: «Il governo ci ha creduto fin dall’inizio, impulso decisivo per nuovi traguardi».
«Il governo ha creduto fin dall’inizio in questa sfida e ha fatto la sua parte per raggiungere questo traguardo. Ringrazio i ministri Lollobrigida e Giuli che hanno seguito il dossier, ma è stata una partita che non abbiamo giocato da soli: abbiamo vinto questa sfida insieme al popolo italiano. Questo riconoscimento imprimerà al sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi».
Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un videomessaggio celebrando l’entrata della cucina italiana nei patrimoni culturali immateriali dell’umanità. È la prima cucina al mondo a essere riconosciuta nella sua interezza. A deliberarlo, all’unanimità, è stato il Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, in India.
Ansa
I vaccini a Rna messaggero contro il Covid favoriscono e velocizzano, se a dosi ripetute, la crescita di piccoli tumori già presenti nell’organismo e velocizzano la crescita di metastasi. È quanto emerge dalla letteratura scientifica e, in particolare, dagli esperimenti fatti in vitro sulle cellule e quelli sui topi, così come viene esposto nello studio pubblicato lo scorso 2 dicembre sulla rivista Mdpi da Ciro Isidoro, biologo, medico, patologo e oncologo sperimentale, nonché professore ordinario di patologia generale all’Università del Piemonte orientale di Novara. Lo studio è una review, ovvero una sintesi critica dei lavori scientifici pubblicati finora sull’argomento, e le conclusioni a cui arriva sono assai preoccupanti. Dai dati scientifici emerge che sia il vaccino a mRna contro il Covid sia lo stesso virus possono favorire la crescita di tumori e metastasi già esistenti. Inoltre, alla luce dei dati clinici a disposizione, emerge sempre più chiaramente che a questo rischio di tumori e metastasi «accelerati» appaiono più esposti i vaccinati con più dosi. Fa notare Isidoro: «Proprio a causa delle ripetute vaccinazioni i vaccinati sono più soggetti a contagiarsi e dunque - sebbene sia vero che il vaccino li protegge, ma temporaneamente, dal Covid grave - queste persone si ritrovano nella condizione di poter subire contemporaneamente i rischi oncologici provocati da vaccino e virus naturale messi insieme».
Sono diversi i meccanismi cellulari attraverso cui il vaccino può velocizzare l’andamento del cancro analizzati negli studi citati nella review di Isidoro, intitolata «Sars-Cov2 e vaccini anti-Covid-19 a mRna: Esiste un plausibile legame meccanicistico con il cancro?». Tra questi studi, alcuni rilevano che, in conseguenza della vaccinazione anti-Covid a mRna - e anche in conseguenza del Covid -, «si riduce Ace 2», enzima convertitore di una molecola chiamata angiotensina II, favorendo il permanere di questa molecola che favorisce a sua volta la proliferazione dei tumori. Altri dati analizzati nella review dimostrano inoltre che sia il virus che i vaccini di nuova generazione portano ad attivazione di geni e dunque all’attivazione di cellule tumorali. Altri dati ancora mostrano come sia il virus che il vaccino inibiscano l’espressione di proteine che proteggono dalle mutazioni del Dna.
Insomma, il vaccino anti-Covid, così come il virus, interferisce nei meccanismi cellulari di protezione dal cancro esponendo a maggiori rischi chi ha già una predisposizione genetica alla formazione di cellule tumorali e i malati oncologici con tumori dormienti, spiega Isidoro, facendo notare come i vaccinati con tre o più dosi si sono rivelati più esposti al contagio «perché il sistema immunitario in qualche modo viene ingannato e si adatta alla spike e dunque rende queste persone più suscettibili ad infettarsi».
Nella review anche alcune conferme agli esperimenti in vitro che arrivano dal mondo reale, come uno studio retrospettivo basato su un’ampia coorte di individui non vaccinati (595.007) e vaccinati (2.380.028) a Seul, che ha rilevato un’associazione tra vaccinazione e aumento del rischio di cancro alla tiroide, allo stomaco, al colon-retto, al polmone, al seno e alla prostata. «Questi dati se considerati nel loro insieme», spiega Isidoro, «convergono alla stessa conclusione: dovrebbero suscitare sospetti e stimolare una discussione nella comunità scientifica».
D’altra parte, anche Katalin Karikó, la biochimica vincitrice nel 2023 del Nobel per la Medicina proprio in virtù dei suoi studi sull’Rna applicati ai vaccini anti Covid, aveva parlato di questi possibili effetti collaterali di «acceleratore di tumori già esistenti». In particolare, in un’intervista rilasciata a Die Welt lo scorso gennaio, la ricercatrice ungherese aveva riferito della conversazione con una donna sulla quale, due giorni dopo l’inoculazione, era comparso «un grosso nodulo al seno». La signora aveva attribuito l’insorgenza del cancro al vaccino, mentre la scienziata lo escludeva ma tuttavia forniva una spiegazione del fenomeno: «Il cancro c’era già», spiegava Karikó, «e la vaccinazione ha dato una spinta in più al sistema immunitario, così che le cellule di difesa immunitaria si sono precipitate in gran numero sul nemico», sostenendo, infine, che il vaccino avrebbe consentito alla malcapitata di «scoprire più velocemente il cancro», affermazione che ha lasciato e ancor di più oggi lascia - alla luce di questo studio di Isidoro - irrisolti tanti interrogativi, soprattutto di fronte all’incremento in numero dei cosiddetti turbo-cancri e alla riattivazione di metastasi in malati oncologici, tutti eventi che si sono manifestati post vaccinazione anti- Covid e non hanno trovato altro tipo di plausibilità biologica diversa da una possibile correlazione con i preparati a mRna.
«Marginale il gabinetto di Speranza»
Mentre eravamo chiusi in casa durante il lockdown, il più lungo di tutti i Paesi occidentali, ognuno di noi era certo in cuor suo che i decisori che apparecchiavano ogni giorno alle 18 il tragico rito della lettura dei contagi e dei decessi sapessero ciò che stavano facendo. In realtà, al netto di un accettabile margine di impreparazione vista l’emergenza del tutto nuova, nelle tante stanze dei bottoni che il governo Pd-M5S di allora, guidato da Giuseppe Conte, aveva istituito, andavano tutti in ordine sparso. E l’audizione in commissione Covid del proctologo del San Raffaele Pierpaolo Sileri, allora viceministro alla Salute in quota 5 stelle, ha reso ancor più tangibile il livello d’improvvisazione e sciatteria di chi allora prese le decisioni e oggi è impegnato in tripli salti carpiati pur di rinnegarne la paternità. È il caso, ad esempio, del senatore Francesco Boccia del Pd, che ieri è intervenuto con zelante sollecitudine rivolgendo a Sileri alcune domande che son suonate più come ingannevoli asseverazioni. Una per tutte: «Io penso che il gabinetto del ministero della salute (guidato da Roberto Speranza, ndr) fosse assolutamente marginale, decidevano Protezione civile e coordinamento dei ministri». Il senso dell’intervento di Boccia non è difficile da cogliere: minimizzare le responsabilità del primo imputato della malagestione pandemica, Speranza, collega di partito di Boccia, e rovesciare gli oneri ora sul Cts, ora sulla Protezione civile, eventualmente sul governo ma in senso collegiale. «Puoi chiarire questi aspetti così li mettiamo a verbale?», ha chiesto Boccia a Sileri. L’ex sottosegretario alla salute, però, non ha dato la risposta desiderata: «Il mio ruolo era marginale», ha dichiarato Sileri, impegnato a sua volta a liberarsi del peso degli errori e delle omissioni in nome di un malcelato «io non c’ero, e se c’ero dormivo», «il Cts faceva la valutazione scientifica e la dava alla politica. Era il governo che poi decideva». Quello stesso governo dove Speranza, per forza di cose, allora era il componente più rilevante. Sileri ha dichiarato di essere stato isolato dai funzionari del ministero: «Alle riunioni non credo aver preso parte se non una volta» e «i Dpcm li ricevevo direttamente in aula, non ne avevo nemmeno una copia». Che questo racconto sia funzionale all’obiettivo di scaricare le responsabilità su altri, è un dato di fatto, ma l’immagine che ne esce è quella di decisori «inadeguati e tragicomici», come ebbe già ad ammettere l’altro sottosegretario Sandra Zampa (Pd).Anche sull’adozione dell’antiscientifica «terapia» a base di paracetamolo (Tachipirina) e vigile attesa, Sileri ha dichiarato di essere totalmente estraneo alla decisione: «Non so chi ha redatto la circolare del 30 novembre 2020 che dava agli antinfiammatori un ruolo marginale, ne ho scoperto l’esistenza soltanto dopo che era già uscita». Certo, ha ammesso, a novembre poteva essere dato maggiore spazio ai Fans perché «da marzo avevamo capito che non erano poi così malvagi». Bontà sua. Per Alice Buonguerrieri (Fdi) «è la conferma che la gestione del Covid affogasse nella confusione più assoluta». Boccia è tornato all’attacco anche sul piano pandemico: «Alcuni virologi hanno ribadito che era scientificamente impossibile averlo su Sars Cov-2, confermi?». «L'impatto era inatteso, ma ovviamente avere un piano pandemico aggiornato avrebbe fatto grosse differenze», ha replicato Sileri, che nel corso dell’audizione ha anche preso le distanze dalle misure suggerite dall’Oms che «aveva un grosso peso politico da parte dalla Cina». «I burocrati nominati da Speranza sono stati lasciati spadroneggiare per coprire le scelte errate dei vertici politici», è il commento di Antonella Zedda, vicepresidente dei senatori di Fratelli d’Italia, alla «chicca» emersa in commissione: un messaggio di fuoco che l’allora capo di gabinetto del ministero Goffredo Zaccardi indirizzò a Sileri («Stai buono o tiro fuori i dossier che ho nel cassetto», avrebbe scritto).In che mani siamo stati.
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