2025-01-29
Allarme del ministro tedesco: «Il 30% dei rifugiati è pazzo, molti sono anche pericolosi»
Karl Lauterbach, ministro federale tedesco della Sanità (Ansa)
Dichiarazioni choc del titolare alla Sanità, Lauterbach: «Abbiamo un problema». La rabbia dei cittadini: «Se c’è in giro un milione di folli, come farete a curarli?».Altro che persone qualificate, da importare come manodopera. Per il ministro federale tedesco della Sanità, Karl Lauterbach, il 30% dei rifugiati che arrivano in Germania sono malati di mente e soffrono di psicosi. «Molti sono pronti a usare la violenza». Insomma, si aprono le porte ai matti, pure pericolosi. Lauterbach, della Spd, ha fatto questa dichiarazione durante un’intervista a Stern Tv. Le malattie mentali tra i rifugiati non dovrebbero essere un tabù, ha detto il ministro. Devono essere diagnosticate e curate. «Abbiamo un problema», ha dichiarato, «Non può continuare così». Il pretesto, per parlarne, era l’ultima aggressione ad Aschaffenburg, in Baviera, dove il 22 gennaio un rifugiato dell’Afghanistan di 28 anni con problemi mentali, Enamullah O. ha ucciso con un coltello un bambino piccolo, di appena due anni, e un passante di 41 anni. La Berliner Zeitung riporta che secondo una valutazione di oltre 300.000 dati di assicurati tedeschi, effettuata nel 2019, circa il 40% dei pazienti tedeschi ha dovuto attendere da tre a nove mesi per ottenere un posto in terapia, dopo aver accertato la necessità di trattamento durante una consultazione psicoterapeutica. La situazione è critica anche per le persone che hanno già commesso reati a causa di problemi psicologici. Però i rifugiati andrebbero curati, dice il ministro, quasi con priorità. «Senza terapia, nessuno può negarlo, rappresentano un pericolo». Lauterbach vuole creare una nuova «autorizzazione per medici e psicoterapeuti», nel regolamento sulle licenze da concedere. Con la normativa, che dovrebbe essere approvata a febbraio dal governo federale, medici e psicoterapeuti potranno ottenere l’abilitazione professionale solo se cureranno «proprio questi pazienti vulnerabili», come le persone con una storia di rifugiati. Saranno obbligati a collaborare con istituzioni e servizi psicosociali o di aiuto alle dipendenze. Dopo le affermazioni del ministro della Salute, sui social si sono scatenati i commenti, del tipo: «Perché questi problemi non ci sono con gli ucraini? Perché negli anni ’90 non c’erano con i rifugiati della guerra in Jugoslavia? Anche con i bosniaci, anch’essi musulmani, non c’è stata una situazione simile. Forse c’entra qualcosa la cultura?». Qualcuno osserva: «Abbiamo circa 3,3 milioni di richiedenti asilo, se non sbaglio. Se Lauterbach ha ragione con la tua percentuale del 30% di malati di mente, mi chiedo dove diavolo dovremmo trovare tutti gli psicoterapeuti e i soldi per questi». Drastico e pessimista un altro commento: «Presto non ci saranno più assassini. Solo persone malate di mente».E c’è chi è preoccupato non delle scarse cure, ma per il pericolo che un così elevato numero di soggetti rappresenta per il popolo tedesco: «Chiunque parli di “alto potenziale di pericolo” tra i migranti deve proteggere la popolazione da queste persone. Semplicemente non abbiamo le risorse e i soldi per la diagnosi e il trattamento terapeutico. Non è nostro compito risolvere i problemi del mondo». Leo Teigler, consulente per il lavoro sui traumi e l’assistenza psicosociale del BafF, il gruppo di lavoro nazionale tedesco dei centri psicosociali per rifugiati e vittime di tortura, ha dichiarato alla Tageszeitung: «Nel 2022, nei centri psicosociali sono stati assistiti 25.861 rifugiati. Se si mette questo dato in prospettiva, solo il 3,1% dei bisognosi potrebbe ricevere assistenza». Teigler spiega che «ci sono anche molte persone che si ammalano veramente solo in Germania, che hanno già affrontato le loro esperienze traumatiche in modalità sopravvivenza e qui sviluppano solo sintomi». Come dire, li accogliamo già disturbati e poi o li curiamo o accumulano violenza pronta a esplodere. Un bel messaggio tranquillizzante e che vuole spianare la strada a trattamenti giudiziari di favore nei richiedenti asilo colpevoli di aggressioni od omicidi.Il segretario generale della Cdu, Carsten Linnemann, dopo l’attacco operato dal cinquantenne medico psichiatra saudita Taleb Al Abdulmohsen al mercatino di Natale di Magdeburgo dello scorso dicembre, che aveva provocato 6 morti e centinaia di feriti, ha chiesto l’introduzione di un registro per i malati di mente. «Ricorda l’epoca nazista. Lo trovo disumano […] soprattutto in questa situazione politica, in cui c’è molta più discriminazione e violenza razzista», ha reagito sdegnato Teigler.Tra il 2015 e il 2016 l’ex cancelliere federale Angela Merkel accolse oltre 1,2 milioni di rifugiati e richiedenti asilo, la maggior parte dei quali erano siriani. «Wir schaffen das», «ce la possiamo fare», disse. Descrisse i compiti che dovevano affrontare lo Stato e la società civile, parlò di procedure di asilo accelerate, dell’ampliamento dei centri di prima accoglienza, di un processo di integrazione che andava costruito. Nel 2018 la Germania destinò 7,5 miliardi di euro ai Lander per promuovere l’integrazione di un milione di rifugiati provenienti da Iraq, Siria, Afghanistan, e quattro miliardi di euro per sostenere le persone che non avevano ancora trovato lavoro. «Dobbiamo essere un Paese di immigrazione e integrazione», dichiarò la Merkel. Eppure, come scrisse Il Sole 24Ore nel dicembre di quell’anno, rimanevano 1,2 milioni i posti di lavoro che le imprese tedesche non riuscivano a coprire per carenza di manodopera qualificata.Giova ricordare come, nel 2023, lo stesso Lauterbach si fece notare per aver dichiarato: «In Italia fa troppo caldo, il turismo qui non ha futuro». Chissà le comitive di visitatori in un Paese pieno di stranieri impazziti e violenti...
Jose Mourinho (Getty Images)