2024-06-12
Alla fine i veri impresentabili li ha eletti solo la sinistra
La sinistra, solerte nel puntare il dito contro gli «impresentabili» di destra, fischietta sui reati commessi da Ilaria Salis e Mimmo Lucano. Ritenuti medaglie dai «puri» pronti a bandire gli avversari, perfino quelli mai condannati.Per settimane e settimane, in vista delle elezioni europee, giornalisti, politici e semplici cittadini sono andati in cerca dei «candidati impresentabili». C’era chi spulciava vecchi articoli di cronaca in cerca di vicende sordide da imputare a questo o quell’altro avversario, c’era chi setacciava le fonti per scoprire eventuali altarini del nemico di turno. Poi ci si è accapigliati sulla famigerata «lista degli impresentabili» scodellata dalla commissione antimafia come sempre in vista della tornata elettorale. Un elenco di sette persone indicate come sospette, anche se candidabili ed eleggibili a norma di legge. La commissione ha individuato come «impresentabili» persino esponenti di destra e di sinistra che non sono stati condannati o che addirittura sono stati assolti e persino risarciti. Epperò tutti quanti sono stati esposti all’ira e allo sdegno delle folle: se la commissione antimafia ti segnala, è ovvio che i potenziali elettori ti considerino uno «in odore di mafia», pure se la giustizia ha stabilito che tu non lo sia. Sorvoliamo poi sulla vicenda di Giovanni Toti. Si può pensare quel che si vuole del suo atteggiamento e dei suoi modi, si può essere totalmente estranei e lontanissimi dalle sue idee e si può anche giudicare che abbia agito con troppa spregiudicatezza, conducendo in maniera sbagliata la sua azione di governo della Liguria. Tuttavia, la misura degli arresti disposta nei suoi confronti era stata motivata proprio paventando il rischio che compisse reati prima delle elezioni. Solo che la tornata elettorale è passata e gli arresti non glieli hanno mica revocati, ha dovuto domandare lui per favore. E per carità: ci sta pure l’idea di mostrarsi inflessibili con i politici, ed è sicuramente deprecabile che i partiti infilino in lista figure e figuri discutibili senza troppi scrupoli. C’è un fatto da considerare, in ogni caso. E cioè: se si vuole agire da giustizialisti, allora sarebbe buona creanza farlo sempre, senza troppe distinzioni e senza riguardi per nessuno. Invece risulta che ci siano casi in cui questo non avviene, anzi sembra quasi che i reati commessi siano considerati punti d’onore, medaglie. Prendiamo Mimmo Lucano, appena rieletto sindaco di Riace e parlamentare europeo. «È un’emozione indescrivibile», ha detto l’interessato confermando la duplice vittoria. «Per me è la quarta volta, ma questa è l’elezione più bella e importante perché proviene da una storia di sofferenza e di resistenza». Già, una storia di sofferenza e resistenza caratterizzata da una lunga battaglia giudiziaria che si è conclusa con una condanna. Vero: una condanna irrisoria rispetto a quelle pesanti che gli erano piovute inizialmente addosso. Ma pur sempre una condanna, la quale però sembra non rilevare. Tanto che il diretto interessato ora sfida i suoi critici: «Invito Salvini a tornare qui», dichiara. «Ci era venuto quando pensava che tutto fosse finito, si era sbagliato di grosso e glielo abbiamo dimostrato». In verità chi lo contestava non si era sbagliato granché. Dal punto di vista politico e sociale, il modello Riace per l’accoglienza dei migranti è stato un fallimento totale, una mistificazione ideologica. Funzionava perché lo Stato pompava soldi, e non produceva nulla di straordinario. Ma questo non è consentito dirlo: la versione ammessa prevede di considerare il neo sindaco una vittima della persecuzione giudiziaria e politica di destra. Quanto alle beghe con la giustizia, si può dire che sia stato condannato a un anno e sei mesi per abuso di ufficio, ma questa condanna è sempre letta come una sorta di trofeo. Si ripete ogni volta: Lucano avrà magari agito al limite della legge, però lo ha fatto per il bene dei migranti. La sua unica missione, hanno detto pure i giudici, era «aiutare gli ultimi». Insomma, pare di capire che per una «buona causa» si possa persino violare la legge. Nel caso di Lucano, 188.000 preferenze alle europee (tantissime, va detto) sono un perfetto salvacondotto. Inutile fare notare come quelli che ne esaltano la performance siano gli stessi secondo cui i leader di destra non possono appellarsi al consenso popolare per giustificare ogni comportamento. Al solito, due pesi e due misure. Ancora più clamoroso il caso di Ilaria Salis. Anche lei ha fatto incetta di voti, anche lei è presentata come una eroina della libertà. Ma anche lasciando perdere la vicenda processuale ungherese - da cui si libererà tramite immunità parlamentare, almeno per ora - il suo curriculum non è dei più radiosi. Basta sfogliare il suo casellario giudiziale pubblicato (come quello degli altri politici) dal Viminale nei giorni scorsi. Risultano cinque provvedimenti tra cui due sentenze di condanna per invasione di edifici e resistenza a pubblico ufficiale. Vittorie sul campo, per un militante antagonista. Ma che vengano considerate titoli di merito dalla sinistra istituzionale, che fa la morale a chiunque, è vagamente grottesco. Eppure è esattamente così che funziona. Prima delle elezioni c’erano giornalisti che provavano a negare le condanne in giudicato della Salis, opinionisti che la assolvevano d’ufficio perché, in quanto antifascista, aveva tutto il diritto di agire anche al di fuori delle regole. Quanto ai reati di cui è accusata in Ungheria, (e per cui è innocente fino a prova contraria), c’è persino chi è pronto ad applaudirla anche qualora fosse dimostrata la sua colpevolezza, in base alla antica legge secondo cui pestare o uccidere un fascista non è reato.Il punto, badate bene, non è certo aizzare il giustizialismo, o fingere che la politica non preveda pure, nei casi più estremi, la disobbedienza o l’antagonismo ruvido. Il punto, semmai, è far notare come ancora una volta si confermi la perversione del detto paolino «tutto è puro per i puri». Ecco: i sedicenti puri sono al di sopra della legge, soprattutto se prendono un po’ di voti. Tutti gli altri sono impresentabili sempre, persino se non sono stati condannati.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.