2023-05-05
«La denatalità è un problema di tutti. Con le culle vuote muore il welfare»
Parla il sottosegretario Alfredo Mantovano, che sarà all’evento del «Timone» e della Scuola di cultura cattolica a Bassano: «Assurdo che la sinistra rivendichi l’utero in affitto come diritto. Legalizzare gli spinelli non ferma le mafie».A Bassano del Grappa questo fine settimana il mensile Il Timone e la Scuola di cultura cattolica, fondata dal sacerdote don Didimo Mantiero, e che da 40 anni assegna il prestigioso Premio internazionale, si ritrovano animati da «La santa inquietudine». È questo il titolo di una serie di dibattiti che si terranno nello spazio espositivo della ex chiesa di san Giovanni Battista nella centrale piazza della Libertà. Si comincia stasera con i saluti del sindaco della città veneta, Elena Pavan, e un talk con Hoara Borselli, Raffaella Frullone, Maria Rachele Ruiu e suor Anna Monia Alfieri: «Si può dire donna?». Sabato pomeriggio per guardare «Oltre la cultura dominante» sarà la volta di Marcello Foa, Giulio Meotti e don Ambrogio Mazzai, quindi alle 20.30 l’incontro «Come se Dio ci fosse», con la partecipazione del giornalista Mauro Mazza, Gaetano Quagliariello e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano. Il titolo di quest’ultimo incontro richiama la sfida lanciata da papa Benedetto XVI e rivolta anche ai non credenti, quella di «provare a vivere come se Dio ci fosse» per arginare la deriva che la cultura liquida propone anche al nostro vivere civile.Sottosegretario Mantovano, la proposta di Bendetto XVI, in qualche modo rilanciata anche da papa Francesco quando dice ai cristiani di «immischiarsi» nella vita civile, è un’ingerenza o una sfida alla saggezza di tutti?«È certamente una sfida, che Joseph Ratzinger lanciò nel discorso tenuto a Subiaco il 1° aprile 2005: il giorno dopo Giovanni Paolo II sarebbe morto e per l’allora cardinale si trattò della sua ultima conferenza prima di diventare Papa. In contrapposizione a quanto “nell’epoca dell’illuminismo si è tentato di intendere e definire le norme morali essenziali dicendo che esse sarebbero valide etsi Deus non daretur, anche nel caso che Dio non esistesse”, Ratzinger invitò a “capovolgere l’assioma degli illuministi e a dire: anche chi non riesce a trovare la via dell’accettazione di Dio dovrebbe comunque cercare di vivere e indirizzare la sua vita veluti si Deus daretur, come se Dio ci fosse. Questo è il consiglio che già Pascal dava agli amici non credenti”. Tre anni dopo l’editore italiano Cantagalli avviò la collana “Come se Dio fosse”, pubblicandovi, fra le altre, le opere di Robert Spaemann: l’intuizione di Benedetto XVI aveva aperto una strada, che è ancora aperta e affascinante».Oggi però uno Stato laico si pensa indifferente ai valori religiosi.«La laicità non comporta l’esclusione della religione dalla vita pubblica, né significa ridurla al silenzio in quel terreno antropologico, che precede le scelte politiche e legislative: e questo in considerazione sia dei principi fondanti del sistema democratico, all’interno del quale nessuno, neanche la Chiesa, può essere messo a tacere se articola la propria posizione, sia della missione della Chiesa stessa, che è e rimane costante nel tempo, oltre ogni conformazione politica e istituzionale. La laicità va letta in modo positivo, come ha chiarito la Corte costituzionale (sentenza n. 203/1989): “Il principio di laicità, quale emerge dagli articoli 2, 3, 7, 8, 19 e 20 della Costituzione, implica non indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni ma garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale”. Questo significa evitare sia la commistione fra sfera temporale e sfera spirituale, come è il caso dell’islam, sia la rigida esclusione di qualunque istanza spirituale tipica dei regimi totalitari».Può esistere una politica senza principi e valori che la precedono e la fondano?«Una politica che non riesca a vedere oltre l’emergenza è priva di respiro e di prospettiva, e quindi destinata a non durare. I principi non sono una bandierina da sventolare, ma quel che permette di guardare lontano, senza lasciarsi assorbire dalla routine quotidiana».Per alcuni la famiglia e la natalità sono preoccupazioni tipiche di una parte politica, ma il problema demografia non vale per tutti?«Che una nazione presenti un tasso di natalità sensibilmente inferiore al tasso di mortalità, con conseguente mancato raggiungimento della sostituzione naturale della popolazione, pone un drammatico problema di sostenibilità economica e un conseguente drammatico problema di allocazione delle risorse. Alla riduzione delle nascite corrisponde nel medio periodo una contrazione dei giovani che lavorano, e quindi una riduzione delle entrate contributive e fiscali; al parallelo incremento della popolazione anziana, corrisponde un aumento dei costi sanitari e di assistenza per soggetti che non producono. L’equilibrio si rompe e il welfare state non è più sostenibile. Questo dovrebbe preoccupare tutti, e non soltanto una parte politica».A Milano pare essere in programma una fiera che mette a tema la maternità surrogata, lei vorrebbe che l’utero in affitto fosse reato universale?«Prima ancora del pur importante profilo penalistico, va affrontato il dato culturale. La maternità surrogata indica la deriva cui conduce la trasformazione del desiderio in diritto: il pur legittimo desiderio di avere un figlio, se perseguito a ogni costo, rivendicandolo come un diritto, ha il prezzo della mercificazione, spesso dello sfruttamento, del corpo di almeno due donne, e della reificazione del bambino. Che cos’ha quest’ultimo, in quanto scelto sul catalogo, di differente da un qualsiasi oggetto? È la tappa conclusiva dell’individualismo esasperato, gender fluid e sessualmente libero: ed è un paradosso che oggi costituisca la frontiera rivendicazionista della sinistra di potere».Lei all’Onu ha dichiarato che «non esistono droghe leggere» e le hanno detto che la mafia ringrazia, cosa risponde?«Che nessuna droga sia leggera lo attesta la scienza: chi lo nega provi a farsi (non è un invito, ovviamente) una canna col 20% di thc, e poi ne racconti gli effetti, se gli residua lucidità. Che proprio la legalizzazione degli stupefacenti favorisca, e non danneggi, le mafie lo dimostrano i dati di diffusione e di spaccio degli ordinamenti che hanno compiuto questo passo. È che nessuna legalizzazione è senza limiti, a meno di non ritenere che un bambino di 8 anni possa entrare dal tabaccaio e farsi incartare 2 chili di derivati della cannabis con elevato principio attivo: i limiti riguardano l’età minima per acquistare la sostanza, la sua quantità e la sua qualità. I trafficanti di droga non fanno che posizionare la loro offerta in prossimità di questi limiti: dove sarebbe l’ostacolo alla loro attività criminale?».
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.