
Riorganizzazione in salita. Intanto la 21 Invest stringe patto da 500 milioni con Oakley.Alessandro Benetton si prepara a mettere da parte i maglioncini di famiglia riducendoli di taglia e di importanza. Non è da escludere che in futuro potrebbe anche abbandonarli o vendendoli o passando ad altri la gestione come ha fatto con Autogrill. Contemporaneamente, con la sua finanziaria 21 Invest, punta 500 milioni sulle attività farmaceutiche. Sono le ultime novità all’interno della dinastia trevigiana che misurano sempre più da vicino la divaricazione d’interessi fra i diversi rami della famiglia. Per oggi, infatti, è prevista la riunione del consiglio d’amministrazione del gruppo tessile che dovrà approvare i risultati finanziari in vista dell’assemblea del 18 giugno. In quell’occasione verrà anche rinnovato il consiglio d’amministrazione con l’uscita del presidente Luciano Benetton e dell’amministratore delegato Massimo Renon. A entrambi viene attribuita la responsabilità del dissesto che ha rischiato di travolgere l’azienda dei maglioncini colorati. Edizione holding, la cassaforte di famiglia, interverrà con una iniezione piuttosto consistente di denaro, Si tratta di 260 milioni che serviranno a tappare il buco. Verrà anche nominato il nuovo amministratore delegato. Un nome di alto profilo con esperienza di finanza, secondo l’identikit che filtra in attesa di conoscerne l’identità. Da quello che si capisce il suo incarico sarà principalmente quello di ridimensionare le attività della moda e magari trovare qualche forma di vendita mascherata come hanno fatto gli stessi Benetton con Autogrill oppure gli Agnelli con Fiat. Difficile, infatti, pensare a un nuovo piano di rilancio considerando il fallimento di tutti i tentativi finora effettuati. Negli ultimi dieci anni l’azienda della moda ha perso circa 1 miliardo e, a questo punto, è difficile pensare che verrà tentato un nuovo recupero. L’ultimo sforzo era stato fatto richiamando in servizio Luciano che, pur essendo ultra ottantenne, si era messo a lavoro. Il suo fallimento apre la strada a una pesante ristrutturazione che ridurrà il perimetro dell’impresa. I maglioncini, che già oggi rappresentano una realtà residuale nelle attività della dinastia (1 miliardo di fatturato pari al 2% del giro d’affari complessivo) si restringeranno ancora fino a diventare polvere colorata.Nel frattempo Alessandro, con 21 Invest, la sua finanziaria personale, punta sulla sanità. Ieri infatti ha annunciato l’alleanza con il fondo inglese Oakley nel campo della consulenza farmaceutica. La finanziaria di Alessandro Benetton venderà la società francese Productlife group (Plg) e successivamente reinvestirà nel gruppo, dando vita a una multinazionale nel settore della cura della salute . Si tratta, spiega una nota, di un’operazione da 500 milioni di euro che prevede un reinvestimento al seguito del quale Plg sarà controllata congiuntamente da Oakley capital e 21 Invest, insieme con altri importanti investitori.«Plg rappresenta un’altra storia di successo nel portafoglio di 21 Invest», commenta Alessandro Benetton, «che riflette le competenze e i valori europei del nostro team. Questa operazione testimonia il nostro impegno nel far crescere le aziende in cui investiamo, trovando soluzioni innovative per continuare a supportarne il percorso di crescita. La partnership che abbiamo instaurato nel 2019 non solo è basata su un orizzonte di lungo periodo, ma oggi si allarga ad altri importanti investitori internazionali. Siamo presenti e investiamo nel mercato francese da più di 25 anni e sono orgoglioso dei risultati raggiunti dal team francese di 21 Invest».
Tampone Covid (iStock)
Stefano Merler in commissione confessa di aver ricevuto dati sul Covid a dicembre del 2019: forse, ammette, serrando prima la Bergamasca avremmo evitato il lockdown nazionale. E incalzato da Claudio Borghi sulle previsioni errate dice: «Le mie erano stime, colpa della stampa».
Zero tituli. Forse proprio zero no, visto il «curriculum ragguardevole» evocato (per carità di patria) dall’onorevole Alberto Bagnai della Lega; ma uno dei piccoli-grandi dettagli usciti dall’audizione di Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler in commissione Covid è che questo custode dei big data, colui che in pandemia ha fornito ai governi di Giuseppe Conte e Mario Draghi le cosiddette «pezze d’appoggio» per poter chiudere il Paese e imporre le misure più draconiane di tutto l’emisfero occidentale, non era un clinico né un epidemiologo, né un accademico di ruolo.
La Marina colombiana ha cominciato il recupero del contenuto della stiva del galeone spagnolo «San José», affondato dagli inglesi nel 1708. Il tesoro sul fondo del mare è stimato in svariati miliardi di dollari, che il governo di Bogotà rivendica. Il video delle operazioni subacquee e la storia della nave.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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Manifestazione ex Ilva (Ansa)
Ok del cdm al decreto che autorizza la società siderurgica a usare i fondi del prestito: 108 milioni per la continuità degli impianti. Altri 20 a sostegno dei 1.550 che evitano la Cig. Lavoratori in protesta: blocchi e occupazioni. Il 28 novembre Adolfo Urso vede i sindacati.
Proteste, manifestazioni, occupazioni di fabbriche, blocchi stradali, annunci di scioperi. La questione ex Ilva surriscalda il primo freddo invernale. Da Genova a Taranto i sindacati dei metalmeccanici hanno organizzato sit-in per chiedere che il governo faccia qualcosa per evitare la chiusura della società. E il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al nuovo decreto sull’acciaieria più martoriata d’Italia, che autorizza l’utilizzo dei 108 milioni di euro residui dall’ultimo prestito ponte e stanzia 20 milioni per il 2025 e il 2026.
Il Comune di Merano rappresentato dal sindaco Katharina Zeller ha reso omaggio ai particolari meriti letterari e culturali della poetessa, saggista e traduttrice Mary de Rachewiltz, conferendole la cittadinanza onoraria di Merano. La cerimonia si e' svolta al Pavillon des Fleurs alla presenza della centenaria, figlia di Ezra Pound.






