2025-08-15
Aiuti a Gaza, infiltrazioni di jihadisti. D’Alema: «Ci faranno saltare in aria»
Scoperti camion «umanitari» con autisti collegati a gruppi terroristici. Il Mossad ricevuto da Al Thani. Parole choc dell’ex lìder Maximo: «L’Occidente accumula odio per colpa di Israele e rischia le bombe».Il direttore del Mossad David Barnea si è recato a Doha, in Qatar, per un incontro con il primo ministro qatarino Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, su questioni «non legate ai negoziati per un’intesa sul rilascio degli ostaggi», secondo quanto riferito da una fonte di alto livello della sicurezza, citata dal Jerusalem Post. La stessa fonte ha aggiunto che Barnea «ha persino chiarito durante il colloquio che l’ipotesi di un accordo parziale era stata accantonata». Questa missione avviene poco dopo che Hamas ha manifestato apertura alla ripresa delle trattative. Taher al-Nunu, esponente di vertice del movimento, ha dichiarato che i colloqui saranno incentrati su «modalità per fermare il conflitto nella Striscia di Gaza, permettere l’ingresso degli aiuti umanitari e porre fine alle sofferenze della popolazione di Gaza». In parallelo, una delegazione della dirigenza di Hamas, guidata da Khalil al-Hayya, si trova al Cairo per consultazioni con alti responsabili dell’intelligence egiziana. Nel frattempo, Qatar ed Egitto stanno mettendo a punto un piano globale che preveda la liberazione di tutti gli ostaggi e la cessazione del conflitto, lasciando comunque aperta la possibilità di un’intesa parziale per il rilascio di appena dieci prigionieri. Un’ipotesi che, con ogni probabilità, resterà soltanto teorica: Israele, arrivato a questo punto e alla vigilia di un’operazione militare su Gaza City e nelle aree limitrofe - ormai più vicina di quanto si immagini - difficilmente accetterà di fermarsi per un accordo così limitato. Una fonte egiziana informata sulle trattative ha dichiarato all’emittente saudita al-Arabiya che la proposta in discussione si articolerebbe in due fasi: la fine del conflitto e lo scambio di ostaggi. Secondo tale schema, Hamas si impegnerebbe a mantenere un cessate il fuoco prolungato e a sospendere le operazioni della sua ala armata per un periodo di transizione. L’accordo includerebbe anche la sospensione della produzione e del traffico di armamenti nella Striscia, oltre a un «esilio simbolico» di alcuni leader del movimento e al dispiegamento di forze internazionali e arabe a titolo temporaneo. Il piano, secondo al-Arabiya, contemplerebbe infine «un ritiro graduale delle Forze di difesa israeliane sotto il monitoraggio congiunto di osservatori arabi e statunitensi». Possibile? Benjamin Netanyahu ha delineato il piano per chiudere il conflitto: disarmo totale di Hamas, liberazione di tutti gli ostaggi, smilitarizzazione di Gaza, mantenimento del controllo di sicurezza israeliano e creazione di un’amministrazione civile che escluda Hamas e l’Autorità Nazionale Palestinese. «Questi principi rappresentano la vera vittoria per Israele» ha dichiarato il premier in accordo con Donald Trump.Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, a Ciampino, in occasione dell’arrivo del volo umanitario che trasportava un gruppo di sei bambini palestinesi in necessità di cure mediche, ha affermato: «Abbiamo manifestato la nostra piena opposizione alla nuova offensiva israeliana su Gaza e continuiamo a sollecitare Hamas a rilasciare, senza ulteriori indugi, tutti gli ostaggi israeliani detenuti dall’organizzazione terroristica». Sul fronte delle relazioni bilaterali Italia-Israele l’ambasciatore israeliano Jonathan Peled a La Presse ha anche parlato delle recenti dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto, secondo cui il governo guidato da Netanyahu avrebbe perso «ragione e umanità». «Le parole del ministro Crosetto sono state molto dure - ha spiegato - e con la nostra replica abbiamo cortesemente invitato a evitare ingerenze nelle nostre questioni politiche interne, auspicando che le divergenze tra i due Paesi, accomunati da visioni politiche e interessi strategici comuni, restino circoscritte alle interpretazioni di quanto accade sul terreno, dove circolano spesso resoconti imprecisi». «Ribadisco - ha concluso - che il ministro Crosetto ha comunque rimarcato l’amicizia verso Israele e il fatto che Hamas rappresenti la causa e il principale ostacolo a qualsiasi soluzione. Confidiamo di proseguire questo dialogo con l’Italia, anche se talvolta non siamo allineati sui dettagli». Sempre a proposito dei rapporti tra i due Stati, stanno facendo discutere le affermazioni fatte dall’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema: «Noi non ci rendiamo conto di quale accumulo di odio e di rancore contro l’Occidente si stia determinando, non solo tra i palestinesi, ma nel mondo arabo in generale. Fra un anno, due anni, tre anni metteranno le bombe nei treni. Sono le immagini di quello che accade a Gaza che segnano una generazione nel segno dell’odio. E questo odio lo pagheremo noi se non ci muoviamo al di là dei principi per tutelare la nostra sicurezza e il nostro futuro. Per D’Alema quindi, come per Khamenei e molti altri, il fattore principale di instabilità in Medio Oriente è Israele. Intanto nella giornata di ieri, circa 380 camion carichi di aiuti umanitari hanno varcato i valichi di Kerem Shalom e Zikim per entrare nella Striscia di Gaza, registrando un lieve incremento rispetto ai 320 mezzi transitati il giorno precedente. Sempre a proposito di aiuti umanitari, negli ultimi mesi le Idf hanno scoperto che alcuni autisti di camion diretti a Gaza avevano legami con Hamas, la Jihad islamica e altri gruppi terroristici. Un’inchiesta di Galei Tzahal rivela che tre di loro sono già stati arrestati: uno ha un figlio coinvolto nei sequestri del 7 ottobre, un altro è un ex membro del Fronte popolare per la liberazione della Palestina e l’ultimo è un operatore di Hamas.
Matteo Bassetti (Imagoeconomica)
iStock
La Fondazione per la scuola italiana, ente non profit finanziato da privati, ha lanciato un bando da 600mila euro per sostenere le venti filiere più significative del modello di formazione tecnico-professionale 4+2. L’iniziativa è realizzata con il supporto scientifico dell’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (Indire).
Con l’ultimo Decreto legge Scuola, il percorso 4+2 — che consente di conseguire il diploma in quattro anni e proseguire con due anni di specializzazione presso gli ITS Academy — è entrato a regime, affiancando i tradizionali percorsi quinquennali. Il bando è rivolto agli istituti capofila che abbiano sottoscritto un accordo di rete con gli altri soggetti della filiera. Le candidature devono essere presentate entro il 24 ottobre e saranno valutate da una commissione di esperti nominata dalla Fondazione.
La graduatoria terrà conto di diversi criteri, tra cui il numero di ore di laboratorio nelle discipline STEM e nelle imprese, la progettazione di unità didattiche interdisciplinari, la formazione specifica dei docenti, il sistema di monitoraggio, i progetti di economia circolare e quelli di internazionalizzazione. Le venti filiere vincitrici, selezionate nel limite di cinque per indirizzo e tre per regione, potranno investire i fondi per rafforzare la didattica innovativa, avviare programmi di scambio con l’estero e potenziare l’orientamento dei diplomati.
«L’obiettivo non è solo premiare i progetti più efficaci, ma diffondere buone pratiche replicabili a livello nazionale», ha spiegato il presidente della Fondazione, Stefano Simontacchi, sottolineando anche l’attenzione alle aree svantaggiate nella ripartizione dei fondi.
Secondo Francesco Manfredi, presidente di Indire, il consolidamento del modello 4+2 passa da «un accompagnamento scientifico qualificato, monitoraggi costanti e un lavoro metodologico condiviso». L’obiettivo è costruire percorsi formativi capaci di rispondere meglio alle esigenze culturali e professionali delle nuove generazioni.
Il bando si inserisce nell’accordo tra la Fondazione e Indire per l’attuazione del Piano nazionale di accompagnamento alla sperimentazione della filiera tecnologico-professionale. Parallelamente, la Fondazione porta avanti il programma EduCare per sostenere singole scuole con progetti su laboratori didattici, efficientamento energetico e sicurezza infrastrutturale.
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