Dalle Regioni piovevano segnalazioni, però venne alzato il muro: «Non si parli di fallimento». Secco no anche ai dirigenti che volevano avviare la vigilanza attiva: «Per sopravvivere, bisogna imparare a non rispondere».
Dalle Regioni piovevano segnalazioni, però venne alzato il muro: «Non si parli di fallimento». Secco no anche ai dirigenti che volevano avviare la vigilanza attiva: «Per sopravvivere, bisogna imparare a non rispondere».Una breccia è stata aperta e così inizia a crollare quella rete di bugie che ha accompagnato tutta la campagna vaccinale, come quando il 15 settembre 2021 l’allora sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, diceva in Parlamento: «Ho sentito dire che i vaccinati si prendono il virus e lo trasmettono, è una falsità, una bugia». Le bugie però in questi due anni sono state altre e ieri sera, a Fuori dal coro, su Rete 4, sono stati mostrati dei documenti esclusivi, interni all’Aifa, che pongono degli interrogativi su quanto è stato fatto e detto durante tutto il piano di vaccinazione, come nel famoso intervento di Mario Draghi durante la conferenza stampa del 22 luglio 2021, in cui l’ex premier disse: «Se non ti vaccini, ti ammali, muori, oppure fai morire». Documenti che fanno chiedere perché si sia voluto costantemente ignorare l’evidente fallimento dei vaccini contro il Covid cercando di mettere tutto a tacere.Era il 19 gennaio 2021, la campagna di vaccinazione stava muovendo i primi passi, eppure già qualcosa non andava. La Regione Umbria si accorge che ci sono dei vaccinati che non sviluppano anticorpi e così manda una nota all’Aifa. La risposta arriva tempestiva, il giorno stesso: «Pur non essendo ancora disponibili chiari criteri di definizione di caso del fallimento vaccinale per i nuovi vaccini Covid, non va indicato il Pt mancanza di efficacia e i Pt correlati». In pratica, nel dubbio, meglio tacere e non segnalare.Ma l’evidenza è più forte di qualsiasi tentativo di sotterrare la verità.Infatti passano due mesi e questa volta è il Centro di farmacovigilanza della Regione Liguria a contattare l’Agenzia del farmaco. L’oggetto della comunicazione non lascia spazio a interpretazioni: «Casi di mancata efficacia del vaccino Comirnaty», ossia il Pfizer.La struttura responsabile della farmacovigilanza ligure evidenzia dei casi in cui vaccinati con due dosi, a poca distanza dal secondo inoculo, si ammalano di Covid manifestando dei sintomi. E anche questa volta vengono chieste spiegazioni all’Aifa su come poter segnalare l’accaduto. Anzi, la Regione Liguria fa persino un passo in più e chiede espressamente di poter registrare questi eventi come gravi casi di mancanza di efficacia. Per fare questo cita nella comunicazione una indicazione dell’Aifa stessa del 2018, quindi pre pandemia: «La reazione è grave quando viene riportata la mancanza di efficacia per alcuni prodotti […] come i vaccini». Per i liguri questa nota del 2018 basta per poter dichiarare che in quei casi di contagio il vaccino ha fallito. Purtroppo però anche in questa volta viene messo tutto a tacere.Dai documenti mostrati ieri sera durante la diretta del programma condotto da Mario Giordano, emerge come il tentativo di non segnalare, con il passare del tempo, diventi così spudorato che sono gli stessi funzionari dell’Agenzia del farmaco a sollevare dei dubbi.In un altro documento interno, infatti, una funzionaria chiede spiegazioni sul perché i casi di contagio dei vaccinati non debbano essere considerati come dei fallimenti vaccinali, se mancano gli anticorpi indotti dal siero.La donna scrive ai colleghi: «Vi chiederei di spiegarmi la differenza tra fallimento vaccinale e assenza di anticorpi indotti da vaccino». Le viene risposto: «La nostra idea è che assenza di anticorpi indotti da vaccino si configuri come una reazione avversa diversa da fallimento vaccinale…».Questo però sembra mandare su tutte le furie la funzionaria che quindi rincara la dose: «Io all’Università ho studiato che lo scopo della vaccinazione è stimolare il sistema immunitario a produrre anticorpi. Se il vaccino non ha prodotto anticorpi che effetto ha avuto nella persona a cui è stato somministrato? A rigor di logica nullo, ovvero mancanza di efficacia e quindi fallimento vaccinale».E a confermare la posizione della donna è anche il dottor Maurizio Federico, dirigente di ricerca dell’Istituto superiore di sanità, che ai microfoni di Fuori dal coro, parlando a titolo strettamente personale, ha sottolineato: «Tutti i vaccini hanno lo scopo di stimolare il sistema immunitario a produrre anticorpi. Se quindi non genera anticorpi è difficile che funzioni». Sembra tutto abbastanza chiaro: un vaccino per funzionare deve produrre anticorpi, eppure per l’Aifa continua a essere un problema ammettere il fallimento vaccinale.In un altro documento interno, nel servizio di Fuori dal coro, viene mostrata la risposta data alla funzionaria che poneva il dubbio: «Se facciamo passare come fallimento vaccinale l’assenza degli anticorpi, siamo fuori dalle indicazioni Ema […]. Per questo pensavamo di farle modificare togliendo fallimento vaccinale».Quindi per la scienza se non ci sono anticorpi, il vaccino ha fallito, eppure per l’Aifa non è così e lo ribadisce anche qualche mese fa rispondendo a una segnalazione degli Spedali Civili Brescia.La struttura ospedaliera lombarda a novembre scorso segnala un «elevato numero di casi di inefficacia di vaccini anti Covid-19» e così l’Agenzia del farmaco si mette in allarme, chiedendo spiegazioni.Nel farlo cita le quattro condizioni necessarie per le quali può essere dichiarato il fallimento vaccinale, due però fanno sorgere dei dubbi: test molecolare positivo e presenza di sintomi. Per l’Aifa quindi non si è difronte a un fallimento vaccinale se, pur essendo positivo al tampone rapido, il vaccinato contagiato non fa il ben più costoso e meno diffuso molecolare. E poi vengono eliminati dalla statistica tutti gli asintomatici. Insomma, sembra che in questo tentativo di dover definire per forza dei criteri, siano stati scelti quelli che permettono di inserire meno casi possibili.Ma vi è di più. L’Agenzia del farmaco avrebbe dovuto far partire dei progetti di vigilanza attiva per i danneggiati dal vaccino, in modo da monitorare in prima persona l’evolversi di eventuali patologie. Progetti che però non sono mai partiti. E quando vengono chieste spiegazioni su che fine abbiano fatto i così detti Vigicovid, l’Aifa scrive: «Il progetto Vigicovid non deve essere considerato. […] Se vogliamo sopravvivere a tutto quello che sta arrivando occorre imparare anche a non rispondere […].Peccato però che la trasparenza sia un obbligo per gli enti pubblici, perché senza trasparenza si può mentire e imporre decisioni senza alcun fondamento scientifico.
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