2022-06-10
Ai quesiti grillini il triplo dello spazio in tv
Luciana Littizzetto (Ansa)
L’analisi di «Pagella politica»: nel 2020, i telegiornali dedicarono in media il 4,5% del tempo alla consultazione sul taglio dei parlamentari, contro l’1,6 riservato a quella sulla giustizia di domenica. Matteo Salvini: «Mattarella ricordi che il voto è un diritto».Può capitare che, quando i promotori di un referendum gridano alla censura e all’ostruzionismo dei media, si tratti di una forzatura volta a stimolare l’attenzione. Si può ormai dire, contro ogni possibilità di smentita, che questo non è il caso dei cinque referendum sulla giustizia, per i quali siamo chiamati a esprimersi domenica in concomitanza con le amministrative nei Comuni interessati. Si moltiplicano, infatti, giorno dopo giorno, gli studi di istituti o di osservatori indipendenti che certificano la cappa di silenzio che sta ammantando, facendola sparire agli occhi degli italiani, la consultazione di dopodomani. Alle osservazioni dell’Agcom (con tanto di richiamo ufficiale) e di Volocom sulla mancanza di un’informazione degna di questo nome si è aggiunta Pagella Politica, che ha introdotto un ulteriore elemento di riflessione su tutta la vicenda. Si tratta del paragone con il trattamento riservato dai mezzi di comunicazione all’ultimo referendum celebrato nel nostro Paese prima di quello sulla giustizia, e cioè la consultazione sul taglio dei parlamentari nel 2020.Secondo Pagella Politica, infatti, i principali telegiornali e programmi extra tg del nostro Paese hanno dedicato in media l’1,6% del loro tempo all’argomento «referendum della giustizia» mentre, nelle due settimane prima del voto sul referendum costituzionale dedicato al taglio dei parlamentari, l’informazione aveva dedicato ai quesiti in media il 4,5% del tempo a disposizione. In parole povere, il triplo del tempo in favore del referendum costituzionale del 2020. Se tre indizi fanno una prova, dunque, non ci sarebbe alcuna difficoltà a dimostrare che dietro questa situazione vi siano i vertici delle principali testate italiane, a partire dal servizio pubblico. Che, come è noto, risponde a indicazioni politiche e risponde ancora agli orientamenti del 2020, quando il referendum rappresentava una bandiera politica per M5s e - guarda caso - si svolgeva lungo l’arco temporale di due giorni (il 20 e il 21 settembre 2020) e in un periodo abbastanza al riparo da tentazioni balneari, benché non ci fosse nemmeno bisogno di un quorum, trattandosi di referendum costituzionale confermativo.Naturalmente la cosa, man mano che ci si avvicina al giorno del voto, sta facendo salire di tono la polemica politica, visto che i monitoraggi citati hanno confermato i sospetti dei promotori. Mentre proseguono le iniziative più clamorose di chi, come il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, insieme con alcuni colleghi del Partito radicale e del Carroccio, è ricorso allo sciopero della fame, anche ieri gli esponenti delle forze politiche che si battono per il sì e per il raggiungimento del quorum hanno levato la propria voce contro la «congiura del silenzio». Silvio Berlusconi ha fatto un video appello. A suonare la carica, come di consueto, il leader leghista Matteo Salvini, che si è appellato, parlando ai cittadini a Sesto San Giovanni, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al premier Mario Draghi: «Magari sono distratto io», ha detto, «non mi sono accorto che fino a oggi dalle massime cariche dello Stato sia arrivato un promemoria agli italiani sul fatto che possono votare i referendum sulla giustizia. Conto che da qui a domenica», ha aggiunto, «sia il presidente della Repubblica sia il presidente del Consiglio si limitino quantomeno a ricordare agli italiani che votare i referendum è un diritto». Anche al di fuori del perimetro dei promotori, non sono mancate posizioni a favore della partecipazione al voto. Il sindaco dem di Bergamo, Giorgio Gori, ad esempio, si è smarcato dalla linea ufficiale del suo partito, affermando che «il Pd ha deciso di dare un’indicazione per cinque no e mi dispiace che prevalga una linea troppo prossima alle istanze della magistratura e di convenienza nel non creare distanze con il M5S, io voterò cinque sì anche se certamente non giova che non si stia parlando affatto di questo referendum».Si potrà votare domenica 12 giugno dalle 7 alle 23 e i quesiti riguarderanno norme relative al funzionamento della giustizia nel nostro Paese, da anni al centro di polemiche e di tentativi di riforma, come la legge Severino sull’incandidabilità e la decadenza dalle cariche pubbliche anche in assenza di una condanna definitiva, l’abuso della carcerazione preventiva, la separazione delle funzioni dei magistrati, la possibilità per avvocati e professori di valutare l’operato delle toghe e il contrasto del sistema correntizio per l’elezione del Csm.