2021-09-28
Ai domiciliari Laghi ex commissario Ilva. «Sistemava le cose in Procura»
Seconda tranche dell'inchiesta su Piero Amara. I pm di Potenza accusano il potente manager di corruzione in atti giudiziari.Coinvolto in tante inchieste. È presidente di Edizione, che può avere un ruolo in Generali.Lo speciale contiene due articoli.Ai tempi in cui Carlo Maria Capristo era il capo della Procura, a Taranto sembra che l'Ilva, oltre all'inquinamento ambientale del territorio, che ha prodotto un processo con svariate condanne in primo grado, sia riuscita a inquinare pure gli uffici di chi avrebbe dovuto controllare. «Condizionamento ambientale», lo definiscono i magistrati di Potenza che ieri, nella seconda tranche dell'inchiesta sull'avvocato Piero Amara, hanno privato della libertà Enrico Laghi (sequestrandogli anche 270.000 euro), il professore romano che conta nel curriculum almeno 24 incarichi come liquidatore, consigliere o sindaco, tra Alitalia, Unicredit e persino Acea. Ma è per Ilva che è finito agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione in atti giudiziari. Il capo della Procura di Potenza, Francesco Curcio, è riuscito a ricostruire i meccanismi di protezione sui quale l'Ilva poteva contare. Partendo dal «condizionamento» di membri del Csm per portare Capristo a Taranto tramite le strategie dell'avvocato Amara, fino ad arrivare a quella che nell'ordinanza di custodia cautelare viene definita «una particolare e favorevole attenzione alle esigenze dell'Ilva da parte della Procura di Taranto». Nel mezzo ci sono le nomine di due consulenti che, stando all'accusa, hanno avuto un certo peso specifico: quella di Amara, per 90.000 euro di parcella, e quella dell'ingegnere Nicola Nicoletti, che era diventato il braccio destro di Laghi e si muoveva con «ampia e notevole autonomia». Il nome di Laghi era già saltato fuori nella prima tornata di arresti, quando oltre a Capristo e Amara finirono al centro dell'inchiesta anche Nicoletti e il poliziotto dalle mille relazioni Filippo Paradiso. A Potenza Amara non le aveva risparmiate all'ex commissario dell'Ilva, che l'ex pm romano Stefano Fava avrebbe voluto già arrestare insieme con l'avvocato «pentito» siciliano, trovando però l'opposizione (fino alla revoca dell'assegnazione del fascicolo) dell'allora capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone, dell'aggiunto Paolo Ielo e di altri: «(Laghi, ndr) era il dominus di certi rapporti...», ha raccontato Amara, «in relazione alla vicenda Ilva il rapporto era direttamente con il premier (all'epoca Matteo Renzi, ndr) e con la famiglia Riva. Questo “giocava con tre mazzi di carte"». E a un certo punto descrive la filosofia che stava dietro alle nomine degli avvocati da parte di certi clienti. Lo stesso criterio che avrebbe utilizzato il commissario dell'Ilva con lui. «Figuriamoci se lui mi ha nominato perché aveva chiesto referenze in giro», svelò Amara. «Mi nomina perché mi vede a casa […] in buona confidenza con Capristo, e all'epoca così funzionava». E Nicoletti, durante il suo interrogatorio, ha riscontrato quella versione.Dopo la morte sul lavoro di un operaio, per esempio, Amara incontrò Capristo. Poi chiamò Nicoletti per ottenere il nome di un consulente che avrebbe dovuto lavorare per l'accusa. Nicoletti si sarebbe rivolto a Laghi, che avrebbe trovato la persona giusta. Si punta su un certo «professor Sorli» che poi effettivamente riceverà l'incarico. «Nicoletti», valutano gli inquirenti, «delinea la figura di Laghi per un verso quale assoluto dominus della struttura commissariale, dall'altro quale mandante della condotta illecita posta in essere da Nicoletti». Le decisioni spesso venivano prese a cena. Lo svelò Amara e lo ha confermato Nicoletti. A ogni convivio sarebbero fioccate le nomine. E se in Procura sarebbero finiti i consulenti indicati da Laghi tramite Amara, l'Ilva forniva «lucrosi incarichi ad amici di Capristo». Gli investigatori sono riusciti a provare anche l'esistenza di un filo diretto tra Laghi e l'ex capo della Procura di Taranto, fatto di decine di messaggi confidenziali nei quali i due si salutavano con «caro prof» e «caro procuratore». Nel frattempo, secondo i magistrati potentini, Laghi «acquisiva maggior credito con il governo e i ministri competenti quale abile manager risolutore delle questioni giudiziarie».Per capire il potere di Laghi basta leggere le dichiarazioni rese da Massimo Mantovani (ex capo dei legali di Eni) ai magistrati di Potenza. Quando i pm gli chiedono se conoscesse Laghi, la risposta dell'avvocato (allontanato dal Cane a sei zampe nel 2019 per i suoi rapporti con Amara) è questa: «È una conoscenza che nasce in ambito professionale in quanto sono stato componente del Comitato di sorveglianza di Ilva […]». Poi aggiunge: «[…] in tre occasioni hanno avuto sviluppi anche in un contesto privato. […]la prima volta il prof Laghi a casa della professoressa Severino, ex ministro della Giustizia, nella sua casa romana, eravamo circa una decina di coppie (ricordo bene la giornata perché vidi per la prima volta da vicino il presidente Giorgio Napolitano e l'onorevole Enrico Letta) e si fece una pizzata. Un'altra volta al circolo degli scacchi dove Laghi invitò me e Zoppini (Andrea, ndr) e trovammo anche Amara […] infine una terza a Capalbio […]». Insomma, Laghi si può permettere di mangiare una pizza con l'ex presidente della Repubblica e frequentare anche gli amici del figlio dell'ex numero uno del Quirinale: Zoppini ha scritto diversi libri insieme con Giulio Napolitano. Ma allo stesso tempo, Laghi può permettersi di gestire una quantità immensa di società pubbliche. La sua visura camerale sfiora le 80 pagine. Di sicuro il suo ruolo più delicato negli ultimi anni è stato quello in Alitalia, quando fu nominato commissario dall'ex ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. Caso vuole che Laghi sia appena uscito dall'inchiesta sul crac della compagnia di bandiera appena due settimane fa. Era indagato per bancarotta fraudolenta e falso per la gestione Etihad. Laghi arrivò per ripulire le macerie dell'accordo del governo Renzi con gli Emirati Arabi Uniti. In teoria non avrebbe dovuto neppure essere lì. A spiegarlo furono i consulenti della Procura laziale. Nella relazione agli atti dell'indagine, infatti, si sottolineava come Laghi fosse già presidente e amministratore delegato di MIdco, socio di maggioranza di Alitalia Sai.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ai-domiciliari-laghi-ex-commissario-ilva-sistemava-le-cose-in-procura-2655178119.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="uomo-di-potere-da-mille-consulenze-ora-manovra-la-cassaforte-benetton" data-post-id="2655178119" data-published-at="1632767931" data-use-pagination="False"> Uomo di potere da mille consulenze ora manovra la cassaforte Benetton Enrico Laghi è stato commissario per Ilva tra il gennaio 2015 e l'aprile 2019. I magistrati di Potenza lo accusano di aver partecipato a un patto corruttivo all'interno della gestione dell'acciaieria, assieme all'avvocato Piero Amara e al manager Nicola Nicoletti. Sul famoso commercialista romano si è concentrato l'interrogatorio del giugno scorso tenuto a Potenza da Amara. In quell'occasione il teste ha lanciato accuse («giocare con tre mazzi di carte») in gran parte dirette proprio a Laghi. Evidentemente la scelta dei domiciliari di ieri deve essere stata valutata in questi mesi estivi. D'altronde i due (Amara e Laghi) si conoscono da tempo. Nel 2018 entrambi sono stati lambiti dall'inchiesta per turbativa d'asta e corruzione che la Procura di Roma avviò nei confronti del collegio sindacale di Acea. Le vicende del colosso dell'energia e dell'acqua di Roma Capitale sono finite nel mirino di un pm della Capitale che chiese i mandati di arresto per tre professionisti, tra cui Laghi. Ma il capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone, e i suoi vice negarono il visto. La storia emerge dalle carte depositate a Perugia nell'inchiesta Palamara e ruota intorno all'esposto che l'allora pm romano Stefano Fava aveva presentato al Consiglio superiore della magistratura contro Pignatone. All'origine dei dissidi un'inchiesta per cui Fava aveva proposto ai suoi superiori misure cautelari per ventotto soggetti, tra cui Laghi e Corrado Gatti, a quel tempo, tra i vari incarichi, presidente del collegio sindacale di Alitalia. Nome che evoca altra inchiesta e altra archiviazione per Laghi che in questi anni ha collezionato una lunghissima lista di incarichi. È stato professore di economia aziendale alla Sapienza di Roma e docente alla scuola di polizia tributaria della Guardia di finanza. È passato dalle fila di Telecom, Pirelli, Seat pagine gialle, Gruppo Espresso, Finmeccanica, Tirrenia, Finnat, la Rai e perfino del Coni. Ex presidente di Midco, la società che deteneva il 51% del capitale di Alitalia sai, ex consigliere Cai (la società che nel 2009 fece rinascere proprio l'Alitalia commissariata) e anche ex membro del collegio sindacale di Unicredit, già azionista di Alitalia. Si è attivato come advisor anche sul dossier Salini-Astaldi dove ha dovuto fare un passo indietro per evidenti conflitti. Passando al Nord Italia, Laghi è entrato in gioco nella realizzazione del progetto MilanoSesto e pure nell'arbitrato tra i due rami della famiglia Caprotti per definire il valore di Esselunga. Ma è con il novembre dello scorso anno che il commercialista fa l'ulteriore salto. Gianni Mion gli lascia il posto di presidente di Edizione, la cassaforte della famiglia Benetton, con il mandato di «supportare il consiglio nella prosecuzione e consolidamento di un percorso di rinnovamento e rafforzamento della strategia sociale». Ruolo che porta avanti con vigore (sebbene in parallelo a quello di commissario liquidatore di Air Italy) nel momento più delicato: la cessione di Autostrade alla compagine guidata da Cassa depositi e prestiti. La notizia degli arresti domiciliari, sebbene accolta dalla comunità degli inquirenti non certo come un fulmine a ciel sereno, si inserisce in due partite finanziarie di primo rilievo. Non solo come accennato sopra la transizione di Autostrade ma anche la partita su Generali. Visto gli stretti rapporti con Francesco Caltagirone, Laghi è il naturale mediatore tra l'imprenditore romano e la famiglia Benetton. Obiettivo arruolare il gruppo di Ponzano Veneto al fianco di Leonardo Del Vecchio contro Philippe Donnet. L'assalto è in atto, vedremo come reagiranno i Benetton.