Il vice dg di Banca Generali Marco Bernardi: «Da agosto, con la Mifid 2, i consulenti dovranno registrare le preferenze sul tema. La volatilità durerà almeno per tutto il 2022. A chi cerca protezione offriamo Bg oltre, un prodotto multiramo sottoscrivibile fino a 88 anni».
Il vice dg di Banca Generali Marco Bernardi: «Da agosto, con la Mifid 2, i consulenti dovranno registrare le preferenze sul tema. La volatilità durerà almeno per tutto il 2022. A chi cerca protezione offriamo Bg oltre, un prodotto multiramo sottoscrivibile fino a 88 anni».Se ci si affida a un consulente finanziario, il difficile momento di mercato che stiamo vivendo può diventare una opportunità. Certo, bisogna sempre essere pronti a una notevole dose di volatilità. La Verità ne ha parlato con Marco Bernardi, vice direttore generale di Banca Generali. Marco Bernardi (Banca Generali) Quali sono le prospettive per il risparmio nella seconda parte dell’anno?«Ci troviamo in una fase economica complicata su cui pesano le tensioni geopolitiche, le difficoltà di approvvigionamento di molte materie prime e la forte crescita dell’inflazione. Lo scenario dei prossimi mesi sarà sicuramente delineato dalle evoluzioni del conflitto in Ucraina e dagli effetti che produrranno le politiche delle Banche centrali. In questo momento è difficile fare previsioni, ma pare abbastanza evidente che il livello di volatilità che abbiamo avuto da gennaio sia destinato a durare ancora per qualche mese e almeno fino a fine 2022. Per questo occorre affidarsi a professionisti in grado di guidare le famiglie nelle scelte di protezione patrimoniale che in questo momento sono più che mai prioritarie».Quali soluzioni si possono adottare in momenti come questo?«Il calo dei mercati finanziari è stato sicuramente molto marcato in questi primi mesi, ma oggi può paradossalmente rappresentare una opportunità. Ci sono diverse classi di investimento che ai prezzi attuali possono risultare molto interessanti, specie per chi ha un orizzonte di investimento di medio lungo periodo e guarda quindi a una finestra temporale di tre-cinque anni almeno. Per questo motivo riteniamo che soluzioni di investimento progressive, come ad esempio i piani di accumulo, siano più che mai utili per entrare gradualmente sui mercati. In questo modo si diluisce nel tempo il livello di rischio e il prezzo di acquisto. Ci sono poi altre soluzioni che, nel contesto attuale, possono risultare molto interessanti per chi mette la protezione al primo posto».Ad esempio?«Penso ad esempio al mondo delle soluzioni multiramo che, grazie anche alla componente di ramo I, consentono di mettere al riparo una quota del patrimonio investito. Usando magari la componente di gestito per intercettare fenomeni di lungo periodo così da generare valore nel tempo. In quest’ottica, noi come Banca Generali abbiamo lanciato da poco una soluzione di questo tipo».Come funziona? «La nostra proposta, che abbiamo chiamato Bg oltre, è una multiramo orientata alla sostenibilità che ha caratteristiche ben precise. La quota di ramo I (assicurazioni sulla vita, ndr) consente di mettere una parte dell’investimento al riparo da qualunque forma di volatilità di mercato. Quella di gestito, invece, è completamente personalizzabile da parte del cliente che ha facoltà di scegliere la propria esposizione verso una o più delle tre linee di fondi interni tematici che investono su persone, ambiente e trasformazione digitale».A chi è dedicata questa soluzione?«Si tratta di un prodotto molto flessibile che abbiamo sviluppato pensando a una clientela molto ampia. La soglia d’ingresso è infatti fissata a 2.500 euro e ha un limite di età di sottoscrizione che arriva fino a 88 anni. Queste variabili rappresentano per noi una scelta ben precisa per venire incontro alle famiglie in una fase di mercato come quella attuale, ma non solo. Nel nostro piano industriale c’è infatti l’obiettivo di allargare il dialogo sulle scelte patrimoniali anche con quella fascia di clientela che ancora private non è, ma che magari ha ambizione di diventarlo». Più in generale, che approccio avete utilizzato in questi mesi per gestire le preoccupazioni della clientela?«Gli ultimi due anni hanno messo a dura prova i nervi dei risparmiatori che, però, hanno imparato a gestire l’emotività nelle fasi più complesse dei mercati. Oggi, quindi, il nostro lavoro principale è quello di rimanere accanto ai nostri clienti, spiegare loro i razionali di queste fasi di volatilità e guidarli nelle scelte strategiche di asset allocation in maniera coerente con il loro profilo di rischio e orizzonte temporale. Storicamente, i momenti di forte crisi sono stati recepiti dai mercati con una iniziale fase di storno e recuperi che si sono concretizzati già nell’arco di 12-24 mesi. L’ultimo esempio in ordine di tempo ci arriva dal 2020 e dalla risposta dei mercati al primo lockdown pandemico: dopo un crollo iniziale, già alla fine dell’anno i listini avevano di fatto recuperato gran parte del terreno perduto. Crediamo che anche in questa crisi dei mercati possano alla fine prevalere queste dinamiche». In chiusura, tornerei sulla sostenibilità. Secondo la Mifid 2, da agosto i consulenti dovranno registrare le preferenze di sostenibilità dei clienti. Come vi state muovendo in questo senso?«La sostenibilità rappresenta uno dei pillar su cui si basa la nostra strategia di sviluppo. Non a caso, come Banca Generali siamo stati i primi a lanciare - già nel febbraio 2019 - una piattaforma digitale che consente oggi ai nostri private banker di costruire portafogli di investimento declinati sugli obiettivi di sostenibilità di ciascun cliente. Oltre a questo, abbiamo realizzato insieme con Mainstreet partners un algoritmo che ci consente di quantificare l’impatto concreto in termini di sostenibilità degli investimenti di ogni cliente. Nonostante come banca siamo già in linea con quanto previsto a livello normativo, vogliamo proseguire lo sviluppo di questo nostro approccio lavorando coi partner per avere un’offerta sempre più orientata alla sostenibilità che, è bene ricordarlo, rappresenta uno dei macrotrend più interessanti per chi investe in ottica di lungo periodo».
Franco Zanellato
Lo stilista Franco Zanellato: «Il futuro? Evolvere senza snaturarsi e non inseguire il rumore, ma puntare su qualità e coerenza. Nel 2024 abbiamo rinnovato il marchio partendo dal Dna. Il digitale non è più soltanto un canale di vendita».
C’è un’eleganza silenziosa nel successo di Zanellato. In un panorama della moda che cambia rapidamente, tra nuove sensibilità e mercati in evoluzione, il brand fondato da Franco Zanellato continua a crescere con coerenza e autenticità, restando fedele ai valori del Made in Italy e a un’idea di lusso discreto e consapevole. Partito da Vicenza, ha saputo trasformare l’azienda di guanti di famiglia, in un luxury brand conosciuto in tutto il mondo. L’iconica Postina, simbolo di una femminilità raffinata e senza tempo, oggi dialoga con tre nuove borse che ampliano l’universo creativo della maison, interpretando con linguaggio contemporaneo il concetto di «Arte e mestieri» che da sempre ne definisce l’identità. Una visione che piace e convince. A trainare questa crescita, il mercato italiano e la piattaforma e-commerce, ma soprattutto una strategia che mette al centro la ricerca, l’equilibrio tra tradizione e innovazione, e un dialogo sempre più diretto con le donne che scelgono Zanellato per ciò che rappresenta: autenticità, bellezza, rispetto dei tempi e dei gesti, una filosofia che unisce artigianalità e design contemporaneo sempre vincente. Ne abbiamo parlato con Franco Zanellato per capire come si spiega questo successo e quale direzione prenderà l’azienda nei prossimi anni.
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Proviene dal «maiale degli alberi»: dalle foglie alla corteccia, non si butta niente. E i suoi frutti finiscono nelle opere d’arte.
Due sabati fa abbiamo lasciato la castagna in bocca a Plinio il Vecchio e al fior fiore dell’intellighenzia latina, Catone, Varrone, Virgilio, Ovidio, Apicio, Marziale, i quali hanno lodato e cantato il «pane dei poveri», titolo ampiamente meritato dal frutto che nel corso dei secoli ha sfamato intere popolazioni di contadini e montanari.
Albert Bourla (Ansa)
Il colosso guidato da Bourla vende una quota della sua partecipazione nella casa tedesca. Un’operazione da 508 milioni di dollari che mette la parola fine sull’alleanza che ha dettato legge sui vaccini anti Covid.
Pfizer Inc vende una quota della sua partecipazione nella casa farmaceutica tedesca Biontech Se. Il colosso statunitense offre circa 4,55 milioni di American depositary receipts (Adr) tramite un collocamento accelerato, con un prezzo compreso tra 108 e 111,70 dollari per azione. L’operazione porterebbe a Pfizer circa 508 milioni di dollari, segnala la piattaforma di dati finanziari MarketScreener.
Da sinistra, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Maurizio Landini (Ansa)
Secondo uno studio, solo nel 2024 hanno assicurato all’erario ben 51,2 miliardi di euro.
A sinistra c’è gente come Maurizio Landini, Elly Schlein o l’immancabile duo Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni che si sgola per denunciare il presunto squilibrio della pressione fiscale che grava sui cittadini e chiede a gran voce che i ricchi paghino di più, perché hanno più soldi. In parole povere: vogliono la patrimoniale. E sono tornati a chiederla a gran voce, negli ultimi giorni, come se fosse l’estrema ancora di salvataggio per il Paese.






