2023-11-15
Agricoltori europei. Picchetti e proteste in almeno dieci Paesi
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Gli agricoltori europei sono in ginocchio a causa di transizione green, guerre e inflazione. Si moltiplicano in tutta Europa le proteste, che il più delle volte, però, passano inosservate dai media.Le ultime manifestazioni sono avvenute in Francia. Lì pochi giorni fa centinaia di produttori di vino hanno bloccato l’autostrada al confine con la Spagna e hanno scaricato i camion che trasportavano vino, distruggendo il contenuto e riversandolo oltre il confine in segno di protesta per ottenere il sostegno del governo contro le bevande alcoliche a basso costo provenienti dall’estero. «Tra la concorrenza straniera, i regolamenti che ci vengono imposti e la storica siccità che minaccia il nostro raccolto di quest’anno, chiediamo al ministro dell’Agricoltura di salvarci», ha dichiarato a Radio France Bleu Pierre Hylari, presidente dell’Associazione dei Giovani Agricoltori dei Pyrénées-Orientales.Le importazioni di prodotti vinicoli, soprattutto da Spagna e Marocco, hanno inondato il mercato francese nel 2022 con oltre 6,5 milioni di ettolitri di vino a prezzi talvolta dimezzati rispetto ai vini locali. Tra le importazioni, il 65% proviene dalla Spagna, spesso all’ingrosso, come vino di base. Le bottiglie spagnole vengono vendute a poco meno di 1 euro al litro, contro gli oltre 3 euro di quelle prodotte e vendute nel sud della Francia.Sul fronte dell’Unione europea, l’unione dei viticoltori di Bordeaux ha recentemente ribadito la richiesta alla Commissione europea di concedere aiuti per l’estirpazione delle viti, dal momento che ha la facoltà di concederli per la ristrutturazione dei vigneti. «Questa giornata è stata un’introduzione alla guerra economica che faremo», hanno dichiarato, annunciando un’altra protesta per il 25 novembre. I social poi sono pieni dell’ultima protesta degli agricoltori francesi che contro l'aumento delle tasse hanno gettato letame e rifiuti contro diversi edifici statali. E non era neanche la prima volta, ma nessun giornale ha ripreso la notizia.Molto attivi gli agricoltori francesi, così come quelli polacchi. In Polonia i sindacati degli agricoltori hanno presentato un documento: Agricultural Twelve. È un elenco di dodici richieste al nuovo governo in materia di politica agricola e alimentare. Le richieste includono la non-proibizione della macellazione rituale e la non-limitazione della produzione di carne e dell’allevamento. In Polonia a tenere la tensione altissima ormai da qualche mese è il tema del grano ucraino. Il ministro dell'Agricoltura e dello Sviluppo rurale polacco, Henryk Kowalczyk lo scorso aprile si è dimesso proprio per questo motivo. A causa dello scoppio della guerra in Ucraina infatti, la Commissione europea per andare in aiuto al Paese invaso aveva stabilito di consentire l’importazione di cereali dall'Ucraina in esenzione da dazi e quote. La disposizione l’aprile scorso era stata rinnovata di un altro anno, scatenando le ire degli agricoltori che subiscono prezzi assolutamente non concorrenziali. Il tema riguarda però tutta l’area. Anche gli agricoltori bulgari infatti hanno presentato le stesse richieste. Infatti i produttori di grano bulgari sostengono che lo Stato non faccia abbastanza per aiutarli a far fronte alle importazioni ucraine a basso costo e che dovrebbe vietare le importazioni di grano, verdure, latte, miele e carne dal Paese devastato dalla guerra. In segno di protesta i contadini bulgari hanno occupato le strade principali di Sofia. «Non negozio con i terroristi», ha risposto il primo ministro Nikolay Denkov, accusando i produttori di grano di cercare di indebolire il governo euro-atlantico. Infatti tra i promotori delle proteste ci sono agricoltori considerati vicini al presidente Rumen Radev, che è contrario a fornire aiuti militari a Kyiv. «I produttori bulgari di cereali non possono affermare che il governo non si preoccupa per loro, dato che le sovvenzioni dell’UE e dello Stato bulgaro superano il miliardo di euro», ha dichiarato Denkov che ha aggiunto: «gli agricoltori non possono trattare i requisiti europei con disprezzo, dato che i trattori con cui vogliono bloccare l’intero Paese sono stati acquistati con fondi europei». Inoltre: «Non possono dire che non sono interessati all’Europa, dato che la maggior parte dei fondi che ricevono sotto forma di sussidi e aiuti sono europei», ha aggiunto, osservando che dovrebbero rifiutare i fondi dell’UE e poi chiedere il divieto delle merci ucraine. «Le proteste sono un mezzo democratico per esprimere una posizione e proteggere gli interessi in ogni Paese membro dell’UE», ha commentato l’organizzazione degli agricoltori. Altre organizzazioni di agricoltori hanno appoggiato le proteste dei produttori di cereali, chiedendo un divieto quasi totale delle importazioni di prodotti alimentari dall’Ucraina. Anche i produttori di carne si sono uniti alla protesta, nonostante beneficino di importazioni di mangimi a basso costo dall’Ucraina,Le agitazioni degli agricoltori sono fortissime anche nel Paesi bassi. Lì a tenere alta la tensione, così come in altri Paesi, è il tema della legge Natura. In Olanda il partito degli agricoltori gode di ampio consenso, alle ultime elezioni regionali ha ottenuto un risultato straordinario e sulla politica dell’UE in materia di natura, il BBB si oppone a leggi e iniziative come la legge sul ripristino della natura e la direttiva sulla natura e sugli habitat. «Prima di accettare la legge sul ripristino della natura, faremo un’analisi del suo impatto socio-economico, in modo da essere consapevoli sugli effetti negativi già prima della sua entrata in vigore. Nel frattempo, il partito ha chiesto una rivalutazione delle aree protette, affermando che le aree attuali sono troppo piccole e frammentate, comportando «restrizioni inutili e costose e una pressione non necessaria sull’ambiente adiacente». Al contrario, il partito «mira ad aree Natura 2000 di dimensioni tali da essere sufficientemente grandi e quindi autosufficienti». Seguendo l’esempio delle aree Natura 2000, il partito chiede la creazione delle cosiddette aree Food 2050, destinate a garantire la sicurezza alimentare dell’UE. Spiegano: «Alcune aree (zone di coltivazione e di pesca) sono essenziali per la produzione alimentare. Queste dovrebbero essere indicate dai Paesi stessi, mentre i governi dovrebbero proteggere le loro funzioni agricole altamente produttive».Proteste anche in Serbia, dove gli allevatori chiedono maggiori sussidi i terreni seminati, un prezzo minimo di acquisto del latte e l'abolizione delle accise e dell'Iva sul gasolio. In Slovenia: lì i trattori sono più volte scesi in strada per protestare contro le normative ambientali e altri regolamenti che, secondo i rappresentanti del comparto, rendono il lavoro in agricoltura quasi impossibile. In Germania gli agricoltori sono in ginocchio a causa del cambiamento climatico. Ma qualcosa si può fare. «Dobbiamo lavorare insieme per rendere l’agricoltura a prova di clima, in modo da poter continuare a raccogliere in modo sicuro tra 20, 30 o 50 anni», ha detto il ministro dell’Agricoltura Cem Özdemir durante la presentazione del rapporto ufficiale del governo sul raccolto.