2023-01-19
Agnelli fa catenaccio per il processo Juve
Andrea Agnelli (Getty Images)
Durante l’ultima assemblea del club, l’ex presidente ha annunciato un passo indietro anche dai cda delle quotate Stellantis ed Exor Scelta definita «condivisa» col cugino John Elkann: è il modo migliore per proteggere la famiglia dalle inchieste sui bianconeri. Il comitato remunerazioni del consiglio di amministrazione di Stellantis perde il membro Andrea Agnelli. Da ieri, un uomo solo a processo. Inciampato su plusvalenze e «manovra stipendi» in casa Juventus, ieri l’ex presidente del club bianconero ha annunciato le dimissioni anche da Exor e Stellantis, tutte società quotate. Lo ha fatto aprendo l’assemblea della Juve e seguendo le rigide liturgie di casa Agnelli, quindi il passo indietro di Andrea è stato una sua libera scelta e l’accordo con il cugino John Elkann è totale. I tempi del processo per i bilanci della squadra bianconera si avvicinano e ognuno deve salvare se stesso. Andrea Agnelli, ovviamente, dovrà convincere i giudici della propria correttezza, e ha deciso di farlo, come ha spiegato ieri, affrontando il futuro «come una pagina bianca». Ma anche l’impero Agnelli-Elkann, con le partecipazioni di pregio della holding Exor, dev’essere messo al riparo il più possibile da rischi reputazionali, dopo che la Juve ha perso 700 milioni di euro negli ultimi tre anni. Per il prossimo 27 marzo è prevista l’udienza preliminare, a Torino. Anche se i legali della Juve cercheranno di spostare il processo a Milano. Al momento ci sono 13 imputati, ai quali sono contestati a vario titolo i reati di falso in bilancio, aggiotaggio informativo, ostacolo alle autorità di vigilanza, dichiarazione fraudolenta derivante dall’uso di fatture per operazioni inesistenti, con la conseguente indebita detrazione di Iva. Dal punto di vista mediatico, per il mondo Juve e per il casato sabaudo, sarà uno stillicidio e allora ecco che Andrea Agnelli fa un nuovo passo indietro e si isola. Le dimissioni sono arrivate con queste parole: «Faccio un passo indietro, lascerò il consiglio di tutte le società quotate. È una mia decisione personale, che ho preso d’accordo con John (Elkann, ndr), con cui il rapporto rimane strettissimo, Ajay Banga e Tavares (Carlos, ndr)». Agnelli ha poi voluto che fosse chiaro che nessuno gli ha chiesto di liberare le due prestigiose cadreghe: «È stata una mia richiesta, è la mia volontà dopo un periodo così intenso, di poter affrontare il futuro come una pagina bianca, libera e forte. Il passo indietro dalle società quotate è indispensabile per avere una libertà di pensiero, una libertà intellettuale che altrimenti non avrei».Non è un mistero che i rapporti tra i cugini Andrea e John siano altalenanti. Sicuramente, si sono ricompattati di fronte all’offensiva giudiziaria per dare la giusta immagine in una fase delicatissima. Ma per almeno tre anni, l’azionista John Elkann ha cercato in tutti i modi di arginare il dissesto finanziario della Juventus e un certo stile gestionale un po’ spericolato. Tanto che a Torino si racconta di come l’inchiesta penale sul mondo Juve abbia solo accelerato e sbloccato un ricambio al vertice che non era più ritenuto rinviabile da parte del presidente di Stellantis, sempre più leader assoluto della famiglia. Quello di ieri non è però un divorzio totale, per il quale forse bisognerà aspettare anni, ovvero che finisca la vicenda giudiziaria. Andrea Agnelli è infatti rimasto saldamente al suo posto nel consiglio di amministrazione della società olandese Giovanni Agnelli Bv, che controlla il pacchetto di maggioranza di Exor, e dove gli azionisti sono i vari rami della discendenza Agnelli. La cassaforte di famiglia non è quotata, a differenza delle sue partecipate di lusso come Stellantis, Exor, Iveco, Ferrari o Cnh Industrial. Questo significa che al momento non cambiano gli equilibri all’interno della famiglia Agnelli Elkann e Andrea Agnelli resta sulla tolda, per conto del ramo Umberto, che è il secondo per peso azionario dietro alla Dicembre degli Elkann. In futuro, tuttavia, Andrea Agnelli potrebbe decidere di rifarsi una vita imprenditoriale con la sua holding Lamse, facendosi magari liquidare il pacchetto nella Giovanni Agnelli. Ma al momento sono tutte ipotesi. Di sicuro, c’è che da oggi l’ex presidente della Juve è un ex di quasi tutto e affronterà il processo da separato in casa. L’addio dopo 12 anni ai soci della squadra allenata da Massimiliano Allegri è stato l’occasione, per Agnelli, di criticare l’Uefa, che sulla Superlega lo ha fermato. «Se personalmente avessi voluto mantenere una posizione privilegiata», ha detto, «non avrei preso le decisioni che ho preso nell’aprile 2021. Invece credo che il calcio europeo abbia bisogno di riforme strutturali per affrontare il futuro, altrimenti ci sarà una decrescita in favore di un’unica lega, la Premier League». Dopo di che ha aggiunto che «i regolatori attuali non hanno intenzione di sentire i problemi dell’industria calcio. Sono in una posizione di monopolio. Mio auspicio è che la Corte europea riconosca l’abuso di posizione dominante dell’Uefa».A Torino, sponda bianconera, comunque regna la prudenza. Non a caso il nuovo presidente, Gianluca Ferrero, ha affermato che i nuovi vertici difenderanno la società «in tutte le sedi competenti, penale, sportiva e civile, con rigore e anche pacatezza, ma senza arroganza. Abbiamo sempre rispettato chi dovrà giudicarci. Ma vogliamo uguale rispetto per discutere nelle sedi competenti le motivazioni del nostro agire».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)