2021-11-06
Ormai ai no vax si può dare la colpa di tutto. Pure della crisi
Dopo essere stati accusati di causare morti, ai dubbiosi della card viene attribuito anche il rallentamento dell'economia. Per loro il diritto di sciopero non sembra esistere più. Eppure quando sono i seguaci di Greta a bloccare le città e le istituzioni si genuflettonoL'accusa è rimasta sottotraccia per qualche mese, ma ora va decisamente per la maggiore. La versione ufficiale diffusa dalla Cattedrale sanitaria proclama che i no vax e i no pass - fra i quali ormai ( non si fa nemmeno più differenza - danneggino l'economia. Fino a qualche tempo fa si diceva che i malfattori intasassero gli ospedali, gravando sui costi della sanità, motivo per cui qualche illuminato proponeva di costringerli a pagarsi le cure. Adesso, invece, si sostiene che i pericolosi renitenti impediscano ai commercianti di lavorare, provochino le chiusure e, addirittura, rendano impossibile ai ragazzini l'ingresso a scuola.Tutti i giornali hanno citato con grande clamore i casi di Bologna e Firenze. Secondo il Corriere della Sera, una scuola materna comunale del capoluogo toscano è «tenuta in ostaggio» da una maestra che aderisce allo sciopero generale indetto dalla Fisi (Federazione italiana sindacati intercategoriali). La protesta dura dal 15 ottobre, dovrebbe protrarsi fino al 15 di novembre e coinvolge, oltre agli insegnanti, anche altre categorie. A Bologna, ad esempio, a incrociare le braccia è stato il personale che si occupa della somministrazione dei pasti in un asilo nido, e gli esponenti locali di Forza Italia hanno chiesto al prefetto di intervenire con una ordinanza ad hoc che fermi lo sciopero.Di fronte a questi episodi, è difficile non solidarizzare con le famiglie: i genitori non sanno se, in determinati orari, ci sarà qualcuno a prendersi cura dei loro figli, dunque sono costretti a organizzarsi o uscendo prima dal lavoro o pagando babysitter e tate. Il disagio - è evidente - non è piccolo.Dario Di Marcoberardino, sindacalista della Fisi, ne è consapevole. «Anche io sono un genitore», dice. «Però noi non stiamo portando avanti una protesta per il contratto, ma uno sciopero politico contro il green pass. Sappiamo che i servizi minimi devono essere garantiti, e questo spetta al datore di lavoro. Inoltre, da settimane chiediamo un confronto con i ministeri competenti: siamo più che disponibili a trattare, ma nessuno ci ha contattato, non è stato fatto nemmeno un tentativo».Per prima cosa, urge ricordare che scioperare è un diritto, ed esistono leggi apposite che regolano la protesta. Sulle vicende in questione si è espressa la Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali. Quest'ultima ha stabilito che «l'assenza dei lavoratori che aderiscano alla protesta deve ritenersi ingiustificata a tutti gli effetti di legge, con la possibilità, per le aziende e le amministrazioni che erogano servizi pubblici essenziali, di attivare nei confronti dei lavoratori i rimedi sanzionatori per inadempimento, previsti dal diritto dei contratti». Insomma, se i limiti vengono superati, spetta ai Comuni risolvere il problema, ad esempio individuando sostituti per gli insegnanti mancanti. A Firenze succederà esattamente questo: l'assessore competente ha reclutato una maestra che possa colmare il vuoto.Insomma: lo sciopero è un diritto regolato da norme, e le istituzioni dispongono di tutti gli strumenti per porre un freno ai disagi, basta che agiscano tempestivamente per garantire anche i diritti delle famiglie. Vale anche per le marce contro il green pass organizzate in varie città italiane, a partire da Milano. Giova ripeterlo: come i genitori di Firenze e Bologna, anche i commercianti meneghini hanno il sacrosanto diritto di poter lavorare in pace, specie dopo le rovinose chiusure a cui sono stati sottoposti. Ma, pure qui, ci sono le leggi: i cortei sono legittimi, se autorizzati. E chi li autorizza ne stabilisce anche il percorso e le modalità di svolgimento. Di nuovo: le istituzioni avrebbero tutti i mezzi per risolvere, pacificamente, la faccenda.Ciò che stupisce, al solito, è l'enfasi con cui tali vicende vengono trattate. Non si è mai visto, sulla stampa italiana, almeno in tempi recenti, un simile accanimento contro le proteste. Abbiamo assistito a scioperi di ogni ordine e grado, capaci di bloccare città intere, ma non ci risulta che tutti i media, praticamente all'unisono, abbiano prima di oggi invocato la repressione poliziesca. Non ci risulta che siano state chiuse intere piazze, e che singole persone munite di un piccolo banchetto abbiano ricevuto il foglio di via da Roma, come è accaduto a Stefano Puzzer. Anzi, a dire il vero, le istituzioni in altre circostanze sono arrivate ad appoggiare esplicitamente le lotte.Alla fine di settembre del 2019, ad esempio, a Milano e in altre città andavano in scena gli «scioperi» di Fridays for future (organizzazione che s'ispira all'azione di Greta Thunberg). Tantissimi studenti bloccavano strade, piazze e vie, come hanno fatto anche di recente. Ebbene, il ministro dell'Istruzione del tempo, Lorenzo Fioramonti, con apposita circolare invitò le scuole a giustificare l'assenza degli studenti causa manifestazione. «L'importanza di questa mobilitazione», si leggeva nella circolare, «è fondamentale per numerosi aspetti, a partire dalla necessità improrogabile di un cambiamento rapido dei modelli socioeconomici imperanti». Capite bene, allora, che il punto non sono gli scioperi in sé, ma il motivo per cui si fanno. Fermare una scuola o un quartiere in nome della rivoluzione green (che fa aumentare le bollette) va bene; farlo contro il green pass invece no.Oggi non assistiamo soltanto alla «compressione» del dissenso, che viene represso con una certa violenza e con l'approvazione della gran parte dei media e dei politici. Viene anche alimentato uno scontro sociale che comincia ad acquisire dimensioni inquietanti. Onde non turbare il manovratore, si continuano a mettere gli italiani gli uni contro gli altri. Negli ultimi due anni, intere classi sono finite in dad, persino con il green pass operante. Eppure non abbiamo sentito invettive feroci come quelle che leggiamo contro gli insegnanti in sciopero. I commercianti sono stati costretti ad allucinanti chiusure, ma non ricordiamo che le associazioni di categoria abbiano invocato le maniere forti contro i ministri responsabili delle serrate. Per lo meno, si dovrebbe utilizzare in ogni circostanza la stessa inflessibilità, ad esempio indagando su come è stata gestita la pandemia durante il primo anno, o chiedendo che chi ha sbagliato paghi. Ma, pensate un po', approfondire la questione in Parlamento pare che sia proibito. La rabbia viene convogliata interamente nell'invettiva contro i contestatori e contro chi rifiuta la puntura, dimenticando spesso che chi non ha il green pass non ha esattamente vita facile, dato che viene privato dello stipendio. Forse i presunti no vax non hanno figli? Forse non mangiano?Tutti vorremmo tornare a una vita normale, e ancora non ci è stato concesso di farlo. Ma pensate davvero che a impedirlo siano coloro che protestano e scioperano?
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