2020-08-27
Affare Messi: il calcio è l’ultimo dei problemi
La richiesta del giocatore di svincolarsi gratuitamente dal Barça innesca meccanismi enormi dal punto di vista legale e finanziario. Le cifre sono quelle di una multinazionale e la clausola da 700 milioni potrebbe essere sospesa per il Covid-19. Palla agli avvocati. Quando un giocatore come Lionel Messi annuncia di voler lasciare la sua squadra, il Barcellona, il problema è prima di tutto economico. L'argentino è considerato dai più il miglior giocatore al mondo - di certo è il più caro, con un compenso di 50 milioni a stagione più 21 milioni per i diritti di immagine - ed ha un contratto fino al 30 giugno 2021. Nella tarda serata del 25 agosto ha però reso noto di voler lasciare la squadra di cui è capitano. Il punto è che, anche in questo caso, il Covid-19 ci ha messo lo zampino e ora il rischio è che nasca una diatriba legale ed economica da svariati milioni di euro. Secondo il contratto del giocatore nato a Rosario, dal 10 giugno 2020 in poi, a campionato chiuso, Messi avrebbe potuto comunicare l'intenzione di lasciare la squadra, unilateralmente e senza penali. Esiste però una clausola rescissoria, che obbligherebbe il giocatore (o un potenziale club acquirente) a versare 700 milioni di euro in caso di uscita non concordata. Il nodo sta tutto qui. Sebbene sia vero che la clausola indichi il 10 giugno come data ultima per essere attivata, è anche vero che la pandemia ha prolungato il campionato. Il capitano del Barça, date alla mano, non avrebbe diritto a lasciare la squadra.Del resto Messi garantisce, da solo, fatturati che diverse multinazionali si sognano e il Barcellona farà di tutto per evitare che «scappi» prima del dovuto. Alla fine una battaglia a colpi di avvocati non converrebbe a nessuno sotto il profilo finanziario. Se il Barcellona, la squadra che ha creato Messi dal punto di vista calcistico, si intestardisse nel volere i 700 milioni di euro previsti dalla clausola, il giocatore potrebbe scegliere la panchina restando fermo - a 33 anni - per una intera stagione in attesa che arrivi il 30 giugno 2021. D'altra parte, il Barcellona perderebbe il suo asso nella manica continuando a versargli uno stipendio da capogiro. Anche risolto il nodo legale, viene poi da chiedersi quale possa essere la squadra disposta a pagare una cifra tanto onerosa, in un anno in cui i ricavi delle società sono stati molto magri. C'è chi pensa al Manchester City, ma i dubbi su questa ipotesi non mancano. Il City infatti era stato condannato in primo grado lo scorso febbraio dalla Camera giudicante dell'ente di controllo finanziario dei club Uefa. L'indagine era nata dopo la pubblicazione di alcuni documenti di Football Leaks, in cui si evidenziavano presunte violazioni al financial fair play. La società inglese è stata poi punita con l'accusa di aver sopravvalutato, nei bilanci del periodo 2012-2016, le entrate derivanti dai contratti di sponsorizzazione. In secondo grado però il Tas ha assolto in parte la squadra, obbligandola a pagare una multa da 10 milioni di euro (non proprio una stangata, per un club di proprietà di magnati emiratini). La domanda che si fanno in molti, dunque, è se una società con questi problemi (e nell'anno di una pandemia mondiale) abbia davvero le risorse per prendere quello che da molti è considerato il nuovo Diego Armando Maradona. Ci sarebbe poi l'Inter, una scelta che sarebbe avvallata anche dal trasferimento a Milano della sede legale della società del padre, Jorge Horacio, il quale ha anche acquistato una casa in zona Porta Nuova, non lontana dalla sede dell'Inter. Ma c'è anche chi fa il nome del Manchester United o del Paris Saint-Germain. La pressione è tutta sulla dirigenza del Barcellona, specie sul presidente Josep Maria Bartomeu (in sella dal 2016), reo di aver portato avanti strategie obsolete e di aver condotto campagne acquisti attraverso cui giocatori del calibro di Carles Puyol, Xavi Hernandez e Andres Iniesta non sono mai stati rimpiazzati. Per il grande Barcellona, quella del 2020 verrà ricordata come la prima stagione delle ultime 16 senza trofei e soprattutto quella dell'umiliante sconfitta per 8-2 contro il Bayern Monaco nei quarti di Champions League. Leo vuole lasciare la squadra poiché è in netto contrasto con i vertici del club. Il capitano - ad esempio - non avrebbe gradito l'esonero dell'allenatore Ernesto Valverde e la diatriba legata alla diminuzione degli stipendi durante il lockdown (soluzione adottata da tantissimi club, anche di prima grandezza). Senza considerare gli scontri con il nuovo allenatore blaugrana, Ronald Koeman, il quale non fa mistero di volersi disfare di Luis Suarez, partner in attacco della Pulce nonché uno dei suoi amici più stretti. Il tema dell'uscita di Messi si mostra tutt'altro che calcistico. Oltre alla grande quantità di soldi che gira intorno al nome e al ruolo della stella argentina, qui c'è in gioco il futuro del club catalano. I tifosi - che di fatto potrebbero essere considerati gli «azionisti» della Lionel Messi Spa - sperano che la richiesta di uscire dalla squadra altro non sia se non una leva per spingere alle dimissioni l'attuale dirigenza, in modo da anticipare le elezioni per il nuovo presidente (previste fra circa un anno), evento che sarebbe molto apprezzato dagli investitori del Barça che sperano così di risollevare la società.Intanto alcuni calciatori che hanno indossato la maglia blaugrana (o che la indossano tutt'ora) non hanno fatto mistero di stare con Messi. Puyol, Suarez e Figo, su Twitter, hanno mostrato rispetto per l'uomo che, da solo, può cambiare le sorti di una intera compagine, dentro ma soprattutto fuori dal campo da calcio.