2023-07-10
Si affannano a delegittimare la commissione sul virus per coprire chi ha sbagliato
Roberto Speranza e sullo sfondo Giuseppe Conte (Imagoeconomica)
Aldo Grasso, da ultimo, ha parlato di «populismo». Ma chiedere chiarezza sui vaccini, sui lockdown e sul mancato rispetto del piano pandemico è un esercizio di democrazia.Fossero stati attenti e puntuali come oggi durante l’emergenza Covid, forse avremmo vissuto meno ingiustizie e discriminazioni di quelle che ci sono toccate. Purtroppo però i giornalisti si sono miracolosamente destati soltanto adesso, a tempesta conclusa, e sfoderano le loro penne affilate non per punzecchiare gli esperti arroganti o i politici mentitori, ma per attaccare la commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia. Intendiamoci, anche in questa circostanza i più hanno scelto di tenere il senso critico ben nascosto in cantina: esibiscono citazioni dotte e frasi a effetto, ma come al solito riciclano il raccontino che altri hanno preparato per loro. Mette un filo di tristezza - per citare un caso - ritrovare nella rubrica di un polemista brillante come Aldo Grasso gli stessi concetti raffazzonati da uno Speranza qualsiasi, le stesse formulette che rimbalzano nella camera dell’eco di Twitter. E allora forse è il caso di perdere qualche minuto per tentare di decostruire, una volta per tutte, le balle affastellate un po’ ovunque negli ultimi giorni a beneficio dell’ex ministro della Salute e dei suoi compagni. Dice Grasso che questa «ennesima e inutile commissione nasce non tanto per scoprire la verità quanto per colpire l’opposizione, tant’è vero che le responsabilità delle Regioni (molte governate dal centrodestra) sono state tenute fuori nonostante abbiano compiti primari nella gestione della sanità». Questa è la principale argomentazione con cui i critici cercano di depotenziare il ruolo della commissione. Fingono di non sapere, costoro, che dalla dichiarazione dello stato di emergenza in avanti la gestione della pandemia è stata monopolizzata dai governi, a livello politico ma anche operativo. Tutti i piani pandemici (mai utilizzati per colpa del ministero) affidavano alle istituzioni nazionali la responsabilità di organizzare la risposta al virus. Nel concreto, a suggerire la linea era il Cts, spesso imboccato da Speranza. La campagna vaccinale, invece, è stata interamente gestita dalle strutture commissariali. Alle Regioni, al massimo, si può imputare la mala gestione iniziale delle zone rosse, su cui per altro anche il governo ha avuto le sue belle colpe. Su quest’ultima faccenda ha indagato la Procura di Bergamo, dunque prima o poi emergerà anche una verità giudiziaria. Su tutto il resto, invece, nessuno ha voluto mettere il becco. Ergo, serve una commissione di inchiesta. Dice ancora Grasso (e con lui Conte e Speranza) che sarà un processo politico per colpire l’opposizione. Beh, i governi Conte e Draghi erano supportati anche da forze che compongono l’attuale maggioranza. Avrebbero dovuto - perché era previsto dai piani pandemici mai applicati - provvedere loro al monitoraggio della situazione, alla individuazione di errori. Avrebbero dovuto comunicare con trasparenza e rendere conto ai cittadini del loro operato (come da indicazioni europee). Perché non lo hanno mai fatto? Per coprirsi le spalle, ovviamente. E perché adesso non si dovrebbe approfondire la materia? Forse per consentire a qualcuno di farla franca? Per evitare inchieste parlamentari, Speranza e soci avrebbero potuto semplicemente provvedere a convocare un gruppo di esperti realmente autorevoli e affrontare un esame pubblico di quanto accaduto. Ma torniamo a Grasso. Il professore insiste: «Rimettere in discussione una situazione di spaventosa emergenza, insinuare che qualcuno abbia agito in malafede (anche l’Agenzia europea dei medicinali?), significa dare ragione ai no vax, ai no mask, ai no green pass, ai no qualcosa. Significa abdicare al senso di responsabilità a favore del populismo». Per prima cosa, non si capisce per quale motivo l’Ema non possa essere messa in discussione: è una istituzione politica, quindi i cittadini hanno tutto il diritto di vagliarne il comportamento. Toccherà poi esaminare le azioni di Aifa, soprattutto dopo le scandalose rivelazioni emerse nei mesi scorsi grazie a Fuori dal Coro (ricordate i dati sui vaccini nascosti per non «uccidere» la campagna di iniezioni?). Sarebbe interessante sapere quale dovrebbe essere - a parere di Grasso e di altri aristocratici del pensiero - un atteggiamento non populista. Bisognerebbe cavarsela con una scusa tipo «era una emergenza e nessuno poteva sapere che fare, dunque lasciamo in pace i poveri esperti che hanno fatto tanto per noi»? Probabilmente sì. Piccolo problema: i piani pandemici si fanno proprio per essere pronti ad affrontare le emergenze. Le indicazioni da seguire c’erano, ma il governo le ha ignorate trovandosi poi nella «cieca disperazione». Non è «populismo» chiedere di sapere che cosa sia scritto nei contratti siglati dalla Commissione europea con le case farmaceutiche, visto che queste ancora oggi beneficiano dei nostri versamenti di denaro (soldi che arrivano anche dalle tasche di Grasso). Non è populismo chiedere dati chiari sugli effetti avversi, pretendere risarcimenti per i danneggiati da vaccino, riesaminare il percorso decisionale che ha condotto alle chiusure tombali. Ogni tifoso della democrazia dovrebbe pretendere parole di verità su questi argomenti, ai quali per altro sono stati dedicati plurimi studi in tutti questi mesi (che nessuna istituzione, qui, ha pensato bene di esaminare). In ogni caso, per tagliare la testa al toro è sufficiente ricordare che in ogni nazione civile sono state avviate commissioni di indagine. Vero: sarebbe opportuno attivare anche un organismo scientifico che faccia finalmente il punto su lockdown, vaccini, eccetera. Da mesi chiediamo che venga istituito: forse il Corriere e altri vogliono unirsi a noi nella richiesta? Al di là di ogni considerazione tecnica il fatto è che per tre anni presunti esperti, tronfi scienziati e ottusi politicanti hanno imposto misure che non hanno avuto successo nella lotta alla malattia ma in compenso hanno ferito la popolazione, creato atroci divisioni e orrende discriminazioni oltre che danni a lungo termine alla salute di tante persone. Hanno rifiutato ogni confronto, ogni dialogo decente con i giornalisti; si sono nascosti dietro una cortina di silenzio e menzogne; hanno giocato allo scaricabile e hanno offerto uno spettacolo offensivo per l’intelligenza, la democrazia, l’umana civiltà. Se anche la commissione Covid fosse un tribunale politico, meriterebbero di affrontarlo. E, con loro, dovrebbero rendere conto anche i troppi cronisti che hanno abdicato alla funzione, che hanno infierito sui deboli e goduto delle disgrazie altrui. Chi oggi insiste a insabbiare e chi straparla di demagogia è, semplicemente, complice di uno dei peggiori tentativi di rimozione della storia della Repubblica. E ignora che la macchina sanitaria è ancora in movimento, che ancora ci sono persone sofferenti e inascoltate, danneggiate e ignorate. Oggi molti commentatori invocano l’oblio, per compiacere i loro padroni chiedono che non si parli più di Covid. Ebbene, se amano tanto il silenzio, lo favoriscano tacendo.
Pier Silvio Berlusconi (Ansa)