2024-01-23
Afd spaventa l’Ue: «Referendum per uscire»
La leader di Alternative für Deutschland, Alice Weidel, apre alla Dexit. La sinistra briga per mettere il partito fuorilegge o tagliare i fondi. La sentenza della Corte costituzionale sui neonazi di Npd sarà un precedente. Ma potrebbe anche essere un boomerang. I sindacati chiedono aumenti salariali e la riduzione della settimana lavorativa. Lo speciale contiene due articoli.Il fallimento della maggioranza di centrosinistra che guida la Germania da due anni: Berlino fuori dalla Ue seguendo l’esempio di Londra. Con la differenza che l’uscita della Gran Bretagna ha provocato qualche brivido e nulla più. L’abbandono dei tedeschi ne rappresenterebbe la dissoluzione. A picconare i palazzi del potere di Bruxelles è Alice Weidel, leader di Afd, il partito di estrema destra in testa a tutti i sondaggi elettorali. In un intervista al Financial Times definisce l’uscita del Regno Unito dall’Ue una scelta «maledettamente giusta». Weidel, leader del partito dal 2022, ha spiegato che un eventuale governo di Afd cercherebbe di riformare l’Ue per far fronte al suo «deficit democratico», limitando i poteri della Commissione europea. «Ma se una riforma non sarà possibile dovremmo lasciare che sia il popolo a decidere, proprio come ha fatto il Regno Unito con un referendum sulla Dexit - l’uscita della Germania dall’Ue». Uno scenario tutt’altro che improponibile considerano che, stando agli ultimi sondaggi citati dal Ft, Afd si attesta al 22%, davanti a tutti e tre i partiti della coalizione del cancelliere Olaf Scholz, socialdemocratici, verdi e liberal. La Weidel fissa anche la data del possibile terremoto: le elezioni del 2029, immaginando la vittoria del fronte conservatore. Già lo scorso anno in Assia, Cdu e Afd insieme hanno ottenuto il 53% dimostrando «che possiamo formare una chiara maggioranza di destra. E la Cdu non può rifiutarsi. soprattutto nei Laender dell’Est». L’ipotesi, per la verità, al momento è solo in divenire. Manfred Weber, presidente del Partito popolare europeo (di cui la Cdu è azionista di riferimento) non lascia dubbi. A suo giudizio la vittoria di Afd significherebbe «la svendita della Germania, la retrocessione e un Paese diverso». In ogni caso per evitare al mondo politico tedesco di cadere in tentazione si moltiplicano le pressioni per mettere al bando la formazione guidata da Alice Weidel. Ma anche questa strada è molto impervia. Un partito politico nella Repubblica federale può essere dichiarato fuorilegge solo dalla Corte costituzionale federale. Le violazioni da giudicare sono rigidamente elencate; minacce alla dignità umana, alla democrazia e allo stato di diritto fondamentale, perché «la volontà della maggioranza non può prevalere sulla tutela delle minoranze, dei diritti fondamentali, dei tribunali indipendenti e altre cose». L’ultimo partito espulso dal panorama politico è stato il Partito comunista tedesco (Kpd) nel 1956. Quest’ultimo punto è stato sottolineato dalla Corte costituzionale nel 2017 quando ha deciso di non cancellare l’Npd, nonostante sia considerato una formazione neonazista. Tuttavia oggi vedremo se qualcosa è cambiato nella giurisprudenza dei giudici tedeschi. La Corte costituzionale deciderà sull’esclusione dal finanziamento pubblico per il partito Die Heimat, come ora si autodefinisce l’Npd. L’eventuale taglio sarebbe un precedente importante anche per il futuro di Afd, la cui sopravvivenza diventerebbe problematica. La condanna di Die Heimat, e quindi indirettamente di Afd, però non risolverebbe il problema politico e soprattutto economico che angoscia la Germania. In due anni la maggioranza di centro sinistra che guida la Germania ha fatto deragliare la locomotiva d’Europa. Il danno si vede immediatamente attraverso lo spread. Si tratta del differenziale fra il Btp e il Bund tedesco che, secondo la narrazione corrente, misura il diverso grado di affidabilità delle varie economie europee. Chi aveva raccontato che la ghigliottina dello spread avrebbe tagliato la testa al governo Meloni come nel 2011 a Berlusconi sarà rimasto molto deluso, Oggi il differenziale è fermo intorno a 154 punti. Esattamente dove si trovava ad aprile 2022 quando a Palazzo Chigi c’era l’ex banchiere. Un successo ottenuto per merito dell’Italia ma, soprattutto per lo scivolone della Germania. L’economia tedesca si è contratta dello 0,3% nel 2023, dopo un +1,8% nel 2022, poiché l’inflazione persistentemente elevata durante tutto l’anno, insieme all’aumento dei tassi di interesse, ha frenato l’attività e la domanda sia interna che estera. Proprio il settore industriale rappresenta una zavorra, -2% annuo, a causa della minore produzione nel settore dell’approvvigionamento energetico. La produzione manifatturiera è diminuita dello 0,4% a causa del forte calo nel settore automobilistico e nella costruzione di altri veicoli. Anche nel quarto trimestre il Pil teutonico è calato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, secondo una stima preliminare dell’ufficio statistico, dopo un periodo di stagnazione nei tre mesi fino alla fine di settembre, il che significa che la Germania ha evitato per un soffio una recessione nella seconda metà dell’anno, che scatta dopo due trimestri consecutivi di calo dell’economia, resta però la debolezza dimostrata dal fatto che si moltiplicano le notizie di chiusure di fabbriche. Il più grande fornitore automobilistico del mondo, Bosch, vuole tagliare circa 1.200 posti di lavoro nel settore del software entro la fine del 2026, di cui 950 in Germania. Alla Sap, gruppo del software, sono iniziati i lavori di ristrutturazione. I sindacati temono licenziamenti. I piani non sono stati ancora formalmente completati, ma l’anno scorso il gruppo ha tagliato quasi 3.000 posti di lavoro in tutto il mondo. E sembra che non sia stato sufficiente. Così come non appaiono sufficienti al mercato le strategie per tornare a una piena redditività alla Bayer, che non ha ancora digerito il costoso acquisto di Monsanto.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/afd-spaventa-lue-referendum-uscire-2667061325.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="pure-i-ferrovieri-sul-piede-di-guerra-stop-ai-treni-tedeschi-per-sei-giorni" data-post-id="2667061325" data-published-at="1705998874" data-use-pagination="False"> Pure i ferrovieri sul piede di guerra. Stop ai treni tedeschi per sei giorni In Germania sta per prendere il via il più grande sciopero mai messo in atto fino ad oggi. Non si tratta di quello dei contadini tedeschi che ha già messo in difficoltà il governo di Olaf Scholz con i trattori in centro a Berlino a ostacolare la mobilità. Il sindacato dei macchinisti Gdl ha infatti annunciato uno stop al trasporto ferroviario di sei giorni dal 24 al 29 gennaio. Per i servizi di trasporto merci, l’interruzione inizierà, invece, martedì. Si tratta del quarto sciopero indetto dal sindacato negli ultimi mesi, per richiedere a Deutsche Bahn l’aumento dei salari e la riduzione della settimana lavorativa. Dal 10 al 12 gennaio il sindacato tedesco aveva già organizzato uno stop al trasporto su rotaia causando moltissimi disagi a migliaia di passeggeri, con l’80% dei treni a lunga percorrenza non in servizio. L’operatore ferroviario Db ha accusato il sindacato Gdl di «agire in modo assolutamente irresponsabile» con questa nuova mobilitazione. In particolare, oltre agli aumenti salariali per compensare l’inflazione, la Gdl, che rappresenta circa 10.000 dipendenti de settore ferroviario, chiede anche di negoziare il passaggio alla settimana di 35 ore su quattro giorni. L’azienda pubblica, che aveva già proposto un aumento salariale fino a un massimo del 13% e un bonus sull’inflazione, ha presentato la settimana scorsa una nuova offerta per la riduzione dell’orario di lavoro a 37 ore settimanali a partire dal 2026 con piena compensazione salariale. Dopo le accuse mosse da Deutsche Bahn, il sindacato ha spiegato di aver optato per un nuovo sciopero perché l’operatore ferroviario non ha mostrato «alcun segno di volontà di raggiungere un accordo» con la sua terza (e presumibilmente) ultima offerta. Dal canto suo, la società ferroviaria tedesca ha invece detto che il sindacato organizzatore degli scioperi sta «esacerbando il conflitto», sottolineando di aver offerto un aumento del 13% sui salari, oltre ad aver proposto di ridurre la settimana lavorativa di un’ora. Intanto, Deutsche Bahn ha informato i viaggiatori che sarebbe meglio evitare viaggi da e per la Germania in treno duranti i giorni dello sciopero e che i passeggeri già in possesso di un biglietto valido hanno la possibilità di posticipare i loro viaggi senza costi aggiuntivi. In Germania, insomma, il malessere tra i dipendenti del settore ferroviario appare evidente. Molti lavoratori hanno lamentato un esaurimento nervoso sul lavoro a causa della scarsità di personale, fattore che comporta turni di lavoro spesso estenuanti. Il problema, poi, si riflette anche sulla qualità del servizio con treni che nel 2023 sono arrivati in ritardo nel 35% dei casi, nonostante i membri del cda di Deutsche Bahn abbiano ricevuto un bonus da cinque milioni di euro per l’ottimo lavoro svolto, decisione che non ha certo disteso i rapporti con i sindacati. Anche perché con quei soldi si potrebbero pagare diversi macchinisti, professionisti che a Berlino e dintorni al mese percepiscono 2600 euro lordi, che arrivano a 3.000 con gli straordinari. Si tratta di poco meno di 20 euro lordi all’ora in un Paese dove la paga oraria minima è di 12 euro. La locomotiva tedesca, insomma, sembra essere finita su un binario morto, fiaccata da inflazione e costi dell’energia per le aziende della manifattura teutonica alle stelle. Spese che ne appesantiscono i bilanci e il prodotto interno lordo nazionale e che hanno fatto sentire per la prima volta ai cittadini il sapore della disoccupazione e della perdita di potere d’acquisto.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.