2023-04-18
Adesso seguite la vera scienza e fateci vedere i numeri italiani
Dove virostar e istituzioni non hanno alzato un muro, si comincia a fare chiarezza. Adesso pure qui da noi bisogna tirare fuori i grafici sulle dipartite per status vaccinale.In Paesi dove i medici fanno i medici, anziché affollarsi in tv a cantare ignobili motivetti e insultare chi osa porre domande, succede che i medesimi, dopo una pandemia che ha terremotato la vita di decine di milioni di concittadini, chiedano e ottengano dall’istituto di statistica nazionale i dati necessari a capire che cosa è stato fatto bene e che cosa no. E quali conseguenze sono in essere in base alle azioni intraprese, in modo da correggere eventuali errori commessi. Certo, bisogna avere un certo amore per il metodo scientifico e il coraggio di mettersi in discussione, in altre parole non bisogna chiamarsi Roberto Burioni, Matteo Bassetti o Fabrizio Pregliasco. E bisogna anche che le istituzioni a cui si rivolgono non siano ancora impregnate del clima di regime instaurato da Roberto Speranza con il valido contributo dei vari Brusaferro, Locatelli, Magrini & C. come invece purtroppo si ha l’impressione che restino anche a sei mesi di distanza dalle elezioni che hanno destituito il nostalgico comunista potentino.Nel Regno unito godono evidentemente di queste fortunate congiunzioni astrali e, di conseguenza, l’Istat britannico ha prodotto le statistiche che illustriamo in queste pagine. I grafici parlano da soli: è successo qualche cosa di anomalo in coincidenza con la campagna vaccinale. Si sono prodotti picchi di extramortalità non ascrivibili al Covid nella popolazione vaccinata e lo stesso fenomeno non si è invece verificato tra chi ha rifiutato le dosi (andando però incontro a una maggiore mortalità a causa del virus). Inoltre, tale squilibrio ha riguardato praticamente tutte le fasce d’età, il che pone ulteriori motivi di riflessione. Significa che queste morti in eccesso sono state provocate direttamente dai vaccini? Non necessariamente e non automaticamente, ma non c’è dubbio che sia un caso da indagare e al quale provare a dare delle risposte non preconfezionate. Le stesse che vorremmo anche in Italia. È vero che in Gran Bretagna la maggior parte delle prime dosi (quelle maggiormente nel mirino) è stata somministrata con il preparato di Astrazeneca, mentre invece da noi la percentuale maggiore ha coinvolto i farmaci Pfizer e Moderna. Però è altrettanto vero che extramortalità inattesa nel 2021, nel 2022 e in questi primi mesi del 2023 si è registrata in tutto l’Occidente e, quindi, anche qui.Ecco, a noi piacerebbe che si potesse fare un’operazione «normale» dopo anni di catastrofica eccezionalità. Che cioè venissero messi a disposizione della nostra comunità scientifica (non tutta composta, fortunatamente, da Antonelle Viola e Massimi Galli) dati come quelli che stanno esaminando i sudditi di Sua Maestà. Divisi per status vaccinale, fasce d’età e cause di morte: Covid e non Covid. Oddio - data l’incredibile prassi, per molto tempo adottata in Italia, di classificare come morti per il virus anche i deceduti per infarto, tumore o altra causa che fossero però risultati positivi al tampone - tali informazioni sarebbero comunque parzialmente inquinate. Ma nondimeno ci si potrebbe fare un’idea più precisa di che cosa sia successo e di che cosa stia ancora succedendo. È quello che ha chiesto la settimana scorsa l’associazione Umanità e ragione alla luce dell’imponente studio basato su dati istituzionali (Istat, Eurostat, Ocse, Euromomo e Our word in data) che ha mostrato al di là di ogni ragionevole dubbio un aumento dei decessi rispetto alle attese statistiche. Scorporare questi elementi è necessario per tentare di dare una spiegazione al fenomeno. Report e richiesta sono stati inoltrati alla presidenza del Consiglio, alle Camere, al ministero della Salute, all’Agenzia del farmaco e all’Istituto superiore di sanità. Diciamo che da queste ultime due istituzioni, visto quello che è emerso dalle inchieste giornalistiche e giudiziarie nelle ultime settimane, non è che ci si possa aspettare granché. Ma, come abbiamo già scritto, il ministro Orazio Schillaci ha finalmente l’occasione di far sapere anche fuori dagli uffici di Lungotevere Ripa che l’era Speranza è tramontata. E se pure questa impresa si rivelasse superiore alle sue forze, beh una commissione parlamentare d’inchiesta bene o male adesso c’è: cominci a battere un colpo.
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)