
La rivista fondata da Hugh Hefner nel 1953 chiude per sempre con il suo numero di primavera. Colpa anche dell'allarme Coronavirus che ne ha complicato la stampa. Durante l'emergenza sanitaria sarà però possibile consultarne l'archivio online, in maniera completamente gratuita. La rivista fondata da Hugh Hefner nel 1953 chiude per sempre con il suo numero di primavera. In una lettera, Ben Kohn - Ceo di Playboy Enterprises - spiega come il magazine abbia rappresentato «tanto per molte persone» e nei suoi 66 anni di vita si sia mantenuto sostenitore della libertà di espressione, della rottura dei taboo e di una migliore comprensione della nostra sessualità. Playboy è uno dei brand più riconosciuti al mondo. Il 97% della popolazione mondiale sa cosa rappresenta quel coniglietto con indosso un papillon. Non importa che tu sia pro o contro quello che la rivista rappresenta, «Playboy evoca una reazione e stimola la conversazione». Una capacità che non è mai apparsa così importante come oggi, quando il pericolo del Covid-19 ci chiede un «distanziamento sociale». Ed è proprio a causa di questa pandemia che Ben Kohn ha deciso di dire addio alla versione cartacea di Playboy, puntando tutto sul digitale. Alcuni numeri, spiegati nei dettagli nella sua lettera, raccontano una realtà di successo che è riuscita ad adattarsi ai cambiamenti sociali degli ultimi anni. Nonostante contenuti di natura pornografica siano ormai accessibili a tutti, in maniera completamente gratuita, Playboy vanta un fatturato di oltre tre miliardi di dollari, quattro milioni di followers solo sulla pagina Instagram e una crescita delle iscrizioni al loro canale video pari al 30% nell'ultimo anno. Il tutto per un totale di un milione di utenti attivi al mese. Playboy nasce nel 1953 da un'idea dell'allora 27enne Hugh Hefner. A quel tempo, il ragazzo lavorava per Esquire e leggenda vuole abbia lasciato il suo posto di lavoro dopo che gli era stato negato un aumento di cinque dollari. La realtà è che la rivista era pronta a trasferirsi a New York, mentre Hugh non voleva lasciare la soleggiata Los Angeles. La realizzazione del primo numero di Playboy gli costò 8.000 dollari (di cui 1.000 prestati dalla madre di Hefner) e le copie vendute furono 54.000. Il successo fu assoluto. Playboy era la prima rivista a mostrare foto a colori di donne nude. La prima copertina ritraeva Marilyn Monroe, in un'immagine comprata dal fotografo Tom Kelley quando la star era ancora agli esordi. L'obiettivo del giovane Hefner era mostrare «la ragazza della porta accanto». È così che nacque l'idea della «playmate», una giovane che potresti incontrare per strada che pagina dopo pagina si spoglia, fino a mostrarsi completamente nuda nel «centerfold». Alla fine degli anni Cinquanta Playboy vendeva milioni di copie ogni mese. Il numero del Novembre 1972 fu stampato in 7 milioni di copie, per un guadagno di 12 milioni di dollari quell'anno (73 milioni oggi). Negli anni anche alcuni grandi nomi dello spettacolo decisero di comparire sulla copertina, da Bo Derek a Madonna. L'attrice sicuramente più amata da Playboy è però Pamela Anderson, fotografata ben 13 volte. Ma il magazine non era soltanto donne mezze nude in pose provocanti. Hefner ha da sempre voluto differenziarsi dalle riviste pornografiche più note, inserendo tra le pagine di Playboy interviste di spicco come quella a Vladimir Nabokov nel 1964 o a Yoko Ono e John Lennon poco prima della morte di quest'ultimo. Sulla rivista di Hefner comparse anche l'intervista all'allora candidato presidente Jimmy Carter e un pezzo su Donald Trump, di cui il presidente va molto fiero.Chi desiderasse ripercorrere i 66 anni di storia della rivista potrà farlo in maniera completamente gratuita sulla piattaforma www.iplayboy.com. Per tutta la durata dell'emergenza sanitaria, il servizio di consultazione sarà infatti privo di costi aggiuntivi. Un regalo a tutti gli affezionati dell'universo Playboy.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.