
Perquisiti uffici e abitazione di Cristiano Cannarsa: per i pm avrebbe cercato di aiutare un fornitore.L’amministratore delegato di Sogei (Società generale di informatica Spa, controllata dal al 100 per cento dal ministero dell’Economia) Cristiano Cannarsa è indagato per tentato peculato ed è stato perquisito ieri insieme con l’imprenditrice Stefania Ranzato, titolare della Deas Difesa e analisti sistemi Spa, società che si occupa di cybersicurezza e intelligenza artificiale. Per la Procura di Roma Cannarsa avrebbe provato a far adottare dalla Sogei un prodotto della Deas (indagato per la legge sulla responsabilità delle società) per la gestione di un sistema documentale attraverso l’Ia. Un software del valore di 1,68 milioni di euro, ma che, secondo il grande accusatore di Cannarsa, l’ex dg Paolino Iorio, «poteva essere realizzato con non più di 200.000 euro». Questo sarebbe stato il valore di mercato. I pm hanno ordinato anche un sequestro probatorio e la Guardia di finanza ha ispezionato gli uffici della società e l’abitazione del manager (dove sarebbero stati trovati oltre 100.000 euro in contanti) in cerca di riscontri alle accuse che nascono da quanto messo a verbale il 10 dicembre scorso da Iorio, arrestato in flagranza di reato lo scorso 15 ottobre mentre incassava una mazzetta da 15.000 euro (ha successivamente ammesso di avere intascato tangenti per 100.000 euro). Iorio ha chiesto di poter patteggiare una pena di 3 anni e su questa istanza il gip dovrà decidere entro marzo. Nel corso dell’interrogatorio l’ex dg, licenziato da Sogei, ha raccontato che il suo capo lo aveva demansionato costringendolo a occuparsi «solo della parte tecnica» e non più di «acquisti e contabilità», incarico delegato a un altro dg. Decisione che, considerato il successivo arresto per corruzione di Iorio, non appare particolarmente azzardata. Qualcuno fa notare che il contratto in questione non è mai stato firmato, e che l’accusa sarebbe di aver cercato di far accedere la Deas a una convenzione Consip già assegnata a mezzo gara un anno prima. A parziale riscontro della dichiarazioni di Iorio la Procura indica «un numero complessivamente modesto di contatti telefonici tradizionali», 16, tra gli indagati; le «localizzazioni», tramite telefonino, dei due negli stessi luoghi in sei occasioni; le dichiarazioni di un paio di dipendenti Sogei che hanno trovato strano che l’ad perorasse la causa di un fornitore; i messaggi Whatsapp di «critica aspra» nei confronti di un tecnico Sogei inviati da Cannarsa a Iorio; un paio di intercettazioni di terze persone sui rapporti di lavoro e sentimentali tra l’ad e l’imprenditrice. Gli investigatori, ieri, sono andati a caccia di qualcosa di più sostanzioso. Cannarsa ha espresso «fiducia nell’operato della magistratura», e dall’azienda si sono detti certi di «un celere chiarimento della posizione dell’ad».
Emanuele Orsini (Ansa)
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