2023-03-31
L’ad di Pfizer Francia gela il Senato: «Sui contratti resterà il segreto»
Nel riquadro l'ad di Pfizer Francia, Reda Guiha (Ansa)
Sentito dalla commissione d’inchiesta, il manager nega chiarimenti sul caso dei messaggini tra Albert Bourla e Ursula von der Leyen. Sulla quale l’Ue giura senza pudore: «Non ha preso mai parte ai negoziati».Non ne vogliono proprio sapere di vuotare il sacco. Mercoledì pomeriggio, audito dalla commissione d’inchiesta sul Covid del Senato francese, il capo della filiale transalpina di Pfizer ha chiuso ogni spiraglio in merito alla trasparenza sui contratti per i vaccini: «Questa parte è davvero un segreto industriale. È la regola che abbiamo istituito». Reda Guiha stava rispondendo alla domanda di Laurence Cohen, esponente del Partito comunista: «Perché i contratti siglati tra Pfizer e la Commissione europea non sono stati resi pubblici, specialmente quello da 1,8 miliardi di dosi?». Si tratta, nello specifico, del famigerato documento che sarebbe scaturito dallo scambio di messaggi privati tra la presidente dell’Unione, Ursula von der Leyen, e l’ad del colosso farmaceutico, Albert Bourla. Sulla questione, dunque, la compagnia non ha alcuna intenzione di rendere conto. E nemmeno a Bruxelles hanno cambiato idea, in merito alle clausole di riservatezza. Quando è stata interpellata dal gruppo Covi del Parlamento Ue, alle richieste di mostrare ai deputati le carte nella loro interezza, il commissario alla Salute, Stella Kyriakides, ha sostanzialmente replicato che era già stato fatto il massimo sforzo di trasparenza, viste le condizioni concordate con i produttori. Non solo. La politica cipriota ha anche tentato, con notevole spregio della decenza, di scagionare la von der Leyen: «Non è stata coinvolta in alcun negoziato sui contratti», ha giurato la Kyriakides. Eppure, sia un blog d’inchiesta tedesco, sia il New York Times, sia il difensore civico dell’Ue, Emily O’Reilly, inseguono la numero uno dell’esecutivo comunitario da oltre un anno. E il quotidiano della Grande Mela, stizzito dal rifiuto di diffondere la sua corrispondenza con Bourla, che ufficialmente risulta irreperibile, ha addirittura trascinato in giudizio l’intera Commissione. Il capo di Pfizer Francia non ha comunicato altri dettagli sulla vicenda. La posizione di entrambe le parti, pertanto, è irremovibile: deve restare tutto top secret. È più che lecito, ormai, domandarsi cosa ci sia di tanto delicato da nascondere. Cosa si sono promessi von der Leyen e Bourla? Come si è arrivati a quella stipula per miliardi di fialette di vaccino? Perché mai i due si sono confrontati tramite smartphone, quando l’Unione europea aveva strutture istituzionali deputate alle trattative? Cosa contengono le parti sbianchettate, oscurate anche nelle versioni dei contratti che sono state sottoposte agli onorevoli di Strasburgo, i quali hanno potuto consultarle per pochi minuti, chiusi in una stanza, senza taccuini né dispositivi elettronici e fotocamere? E perché i vertici canadesi di Pfizer hanno minacciato i parlamentari che chiedevano di leggere i contratti, straparlando di un abuso di autorità e sostenendo che poi nessuna grande corporation avrebbe più accettato di concludere affari con Ottawa?La Kyriakides, dinanzi alla commissione d’inchiesta, ha assicurato che gli Stati membri dell’Unione erano «perfettamente a conoscenza delle condizioni dei contratti» e che «hanno sempre avuto la possibilità» di respingerli. In realtà, non è chiaro come stiano le cose. I Paesi Ue potrebbero essere stati di fatto costretti a ingoiare il rospo, pur di non rimanere privi di dosi. Ma c’è anche lo scenario evocato in una delle chat di Nicola Magrini, ex direttore generale dell’Aifa. Ovvero, l’ipotesi che nessuno, almeno in Italia, si sia mai preoccupato di analizzare quei faldoni. E che, comunque, ci siamo lasciati imporre clausole «capestro», scritte «come una presa in giro per analfabeti con l’anello al naso». È uno degli innumerevoli capitoli sui quali dovrebbe accendere i riflettori l’istituenda commissione d’inchiesta del nostro Parlamento, sebbene le altrui esperienze, da Bruxelles a Parigi, su questo tema in particolare, siano piuttosto desolanti. Bourla, d’altronde, si è sempre rifiutato di presentarsi al cospetto del comitato Covid in Europa. A uscirne perdenti, com’è ovvio, sono i cittadini comuni. Innanzitutto, perché di mezzo c’è la loro salute: le forniture di farmaci non si trattano come casse di ostriche e champagne. In secondo luogo, perché ci sono di mezzo pure le loro tasche: alla fine della fiera, i vaccini li hanno pagati i contribuenti. I quali, però, sembrano avere diritto, al massimo, a qualche scampolo di verità. Qui pare che conti una cosa sola: i segreti che Pfizer gelosamente custodisce.
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