2022-10-15
Acquisti di vaccini. La Procura Ue indaga sulla Commissione
Ursula von der Leyen (Ansa)
Negli accordi giocò un ruolo fondamentale Ursula von der Leyen, che è già in difficoltà per il conflitto di interessi del marito.Tempi duri per Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, dopo la clamorosa notizia diffusa ieri, pochi giorni dopo l’audizione di Pfizer all’Europarlamento: la Procura europea ha annunciato ufficialmente di aver avviato un’indagine sull’acquisizione dei vaccini Covid-19 nell’Ue. «Questa eccezionale conferma arriva a seguito dell’altissimo interesse pubblico sul tema. Nessun ulteriore dettaglio sarà reso pubblico in questa fase», si legge nel comunicato dei pm europei. Un annuncio decisamente insolito, in effetti, considerando che sulle indagini di norma c’è il segreto istruttorio. Ma, come specificato dalla stessa Procura Ue, la von der Leyen è ormai nel mirino da troppo tempo. Almeno da gennaio 2022, quando è scoppiato l’affaire dei famosi sms cancellati dalla presidente, un vizietto che Ursula si porta appresso già da quando era ministro della Difesa in Germania. Come noto, la procedura di acquisizione dei vaccini in Europa non è stata condotta dai singoli governi nazionali ma è stata centralizzata dalla Commissione, nello specifico dal presidente. Inizialmente l’Ue si rivolse anche ad altre case produttrici, come Astrazeneca (che vendeva un prodotto meno costoso). Poi Az dovette fare i conti con non precisati problemi di produzione e distribuzione e fu travolta dal colosso Pfizer, che di fatto, nel giro di un anno, ha cannibalizzato il grosso delle forniture distribuite all’Unione europea. Ed è sui rapporti diretti tra la von der Leyen e Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer, che probabilmente indagherà la Procura, anche sulla scia del rapporto della Corte dei conti uscito a settembre, che punta il dito proprio su questo.Come raccontato da La Verità, il presidente dell’esecutivo Ue non ha mai voluto svelare il contenuto dei numerosi sms scambiati non soltanto con Bourla ma anche con Janine Small, manager Pfizer responsabile del marketing estero, che proprio lunedì è stata ascoltata dall’agguerrita commissione Covid del Parlamento europeo su questo e altri temi. Non solo: la von der Leyen ha reso disponibili i contratti con troppi omissis, evidenziati in nero, che rendono di fatto impossibile capire come sono stati spesi i soldi dei contribuenti europei. Fatta eccezione per Alessandra Moretti (Pd), altra eurodeputata italiana che si è astenuta dall’interrogare la rappresentante Pfizer lunedì scorso, la commissione Covid incalza le aziende produttrici da parecchi mesi. C’è però «grande irritazione e frustrazione sulla questione della trasparenza», spiega Francesca Donato, europarlamentare del gruppo NI. «Soprattutto nei confronti del presidente della Commissione Ue, che non ha voluto rivelare il contenuto del testo degli sms e non ha voluto fornire i testi completi dei contratti, che sono ancora coperti dagli omissis». In questa condizione, sottolinea la Donato, «il Parlamento europeo è impossibilitato a esercitare il suo diritto-dovere di controllo sull’operato dell’esecutivo». Oltre all’indagine avviata dalla Procura europea, Ursula von der Leyen è finita anche nel mirino della Corte dei conti che, non più di un mese fa, l’ha censurata per essersi rifiutata di divulgare qualsiasi dettaglio (verbali, nomi degli esperti consultati, termini concordati) dei colloqui con Pfizer. E perfino l’Ombudsman europea Emily O’Reilly ha condannato la «cattiva amministrazione» della von der Leyen. L’accordo stretto con Pfizer, se pienamente esercitato, vale circa 36 miliardi di euro ma nessuno ne conosce i dettagli: dieci Paesi membri dell’Unione europea hanno recentemente scritto una lettera alla von der Leyen accusandola di aver acquisito troppe dosi, di cui loro «non hanno bisogno». Il gigantesco e palese conflitto d’interessi del presidente a causa del marito Heiko von der Leyen, impegnato nelle tecnologie Rna con centri di ricerca finanziati proprio dall’istituzione presieduta da sua moglie (in Italia, addirittura con i fondi del Pnrr), fa il resto. Al punto che nei corridoi del Berlaymont - il palazzo che a Bruxelles ospita la Commissione Ue - i malumori, non soltanto dei funzionari ma anche degli stessi commissari europei, sono trattenuti a stento. L’accusa che traspare è quella che Ursula non faccia gli interessi dell’Unione europea e intrattenga una liaison troppo privilegiata con l’amministrazione americana di Joe Biden. Non soltanto sui vaccini: le tensioni latenti tra la von der Leyen e gli altri 27 commissari sono esplose a giugno, dopo che il presidente ha deciso di sbloccare i fondi del Pnrr alla Polonia solo in virtù dell’utilità strategica di Varsavia, nell’ottica della guerra in Ucraina supportata da Washington, passando sopra le preoccupazioni espresse dall’Ue per presunti abusi della magistratura polacca. Cinque commissari - tra cui i vicepresidenti della Commissione Frans Timmermans e Margrethe Vestager - hanno messo il loro malcontento per iscritto accusandola di non aver tenuto conto delle opinioni del collegio dei commissari. Inoltre, quando la von der Leyen ha annunciato il sesto pacchetto di sanzioni, si è beccata la reprimenda del premier olandese Mark Rutte: «Manca di trasparenza».Lei «non si fida di nessuno: vive in una torre», dicono nei corridoi, e «non fa lavoro di squadra con gli altri commissari», scrive Politico.com. Un errore strategico che potrebbe esserle fatale: se la Procura europea decidesse di mettere Ursula von der Leyen di fronte alle sue responsabilità e al suo conflitto d’interessi, gli amici e colleghi snobbati per anni potrebbero tornarle utili, ma forse sarà troppo tardi.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.