2024-03-28
Helga Zepp: «La pace in Medio Oriente si fa con l’acqua»
Lyndon LaRouche, ex consigliere di Ronald Reagan. Nel riquadro, la moglie Helga Zepp (Getty Images)
La vedova del consigliere di Reagan: «Per stabilizzare la regione va adottato il Piano Oasis, pensato da mio marito 30 anni fa. Servono impianti di desalinizzazione per rinverdire i deserti, alimentati da gas e nucleare. Sarà lo sviluppo a fermare i conflitti».Ci sono alcune menti che, non appena ti ci avvicini, magari perché per caso hai letto un qualche loro scritto, stimolano la tua curiosità e vuoi saperne di più; e quando ne sai di più capisci che sono geniali. Lyndon LaRouche - autore di una miniera di libri e migliaia di articoli - è tra questi. Figura controversa, ispiratore di molti capi di Stato - inclusa la premier indiana Indira Gandhi - fu per otto volte candidato alla nomina presidenziale degli Stati Uniti, sette delle quali per il Partito democratico. Gli fu riservato un trattamento Trump ante litteram. Da consigliere di Ronald Reagan, fu quello che concepì il sistema (un po’ visionario) dello scudo spaziale, poi fatto proprio dal presidente repubblicano. Non meno versatile la moglie Helga Zepp che, per tenere vivo l’eclettico pensiero del compagno di una vita (scomparso, novantaseienne, nel 2019), già nel 1984 fondava lo Schiller Institute. Uno dei recenti progetti dello Schiller coincide con quel che io penso debba essere fatto per i poveri del mondo per riscattarli dalla loro condizione: bisogna fare il contrario di ciò che dicono i Verdi di fare, e render a essi disponibile energia abbondante e a buon mercato. Ma lasciamo la parola direttamente a Helga.Vuole intanto dirci dello Schiller?«Prende il nome dal poeta tedesco Friedrich Schiller ed è un pensatoio con due principali punti focali: la costruzione di un nuovo ordine mondiale e la promozione di un rinascimento della cultura classica. In questi quarant’anni è diventato punto d’aggregazione per un nuovo paradigma nelle relazioni internazionali che valorizzi l’individuo come persona umana. Attualmente progetta la costruzione di una nuova architettura di sicurezza e sviluppo a beneficio di tutte le nazioni. Senza sviluppo economico gli accordi politici sono di per sé insostenibili: ogni popolo deve sapere che i propri figli avranno un futuro migliore, e lo sviluppo economico è l’unica base di successo per una pace duratura. La cosa è particolarmente necessaria in Medio Oriente. Lo aveva capito il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin: non esiste una base puramente militare per la pace o la sicurezza, lo sviluppo è essenziale. Un modello di pace attraverso lo sviluppo economico è il programma di LaRouche di costruire un ponte terrestre mondiale, che non è solo un piano specifico per la crescita, ma è un rifiuto dell’egemonismo anti crescita propugnato dal malthusianesimo verde. Lyndon LaRouche aveva definito il Piano Oasis già 30 anni fa, subito dopo la firma dell’Accordo di Oslo del 1993 alla Casa Bianca da parte dei leader israeliani e palestinesi».Ci descrive questo Piano?«Il Piano Oasis si concentra principalmente sulla soluzione del più grande ostacolo allo sviluppo di una regione oggi terra di conflitti - la carenza di acqua dolce - attraverso la costruzione di una rete di impianti di desalinizzazione dell’acqua di mare. Questi impianti dovrebbero essere costruiti lungo due nuovi canali - uno che collega il Mar Rosso al Mar Morto e l’altro che collega il Mar Morto al Mediterraneo - con lo scopo specifico di trasportare l’acqua e fornire elettricità idroelettrica che, a sua volta - assieme a impianti nucleari lungo questi canali e sulle coste del Mediterraneo e del Mar Rosso, e alle grandi quantità di gas naturale presenti sulle coste di Gaza, Israele, Libano, Siria ed Egitto - alimenterebbe gli impianti di desalinizzazione, per rinverdire i vasti deserti della regione e per alimentare un processo di industrializzazione in Medio Oriente. L’impiego dell’energia nucleare consentirebbe di usare le risorse di idrocarburi della regione nella chimica e per l’industria. Il Piano prevede una rete di infrastrutture di trasporto che migliorino la connettività fisica tra tutte le nazioni della regione, trasformando una regione di conflitto in un centro di interazione, in un crocevia: autostrade regionali e reti ferroviarie consentiranno all’intera area di operare da più solide basi economiche».Lo Schiller Institute ha progetti anche per altri Paesi della regione?«LaRouche aveva anche proposto un’espansione del Canale di Suez, con zone industriali su entrambi i lati, un compito che è stato effettivamente realizzato dall’Egitto negli ultimi anni. Già fin dal 1975 LaRouche sosteneva che questa regione ha una posizione unica come hub industriale e logistico. Il petrolio e il gas naturale sarebbero materie prime per la produzione industriale di plastiche, vernici e molti altri materiali utili, anziché essere esportati come materia prima da utilizzare per la semplice combustione. L’utilizzo di questa regione - oggi terra di conflitti - come ponte terrestre tra i continenti, con le grandi potenze come gli Stati Uniti, la Cina, la Russia e l’Unione europea che contribuiscono al suo sviluppo, stabilizzerà l’area e, lungo il percorso, aiuterà a cementare relazioni migliori tra le superpotenze, necessarie per farla rinascere. Cooperando per combattere il deserto, piuttosto che combattersi l’uno con l’altro, i popoli della regione saranno protagonisti di nuovo benessere. La cooperazione e gli scambi scientifici, tecnologici e culturali sono elementi chiave del processo di trasformazione rappresentato dal Piano Oasis».Come si pagherebbe tutto questo?«Sotto l’autorità delle Nazioni Unite e di qualsiasi altra autorità necessaria, si possono realizzare crediti per 100 miliardi di dollari, nell’arco di un decennio, per la ricostruzione delle aree palestinesi e la completa realizzazione delle infrastrutture del Piano Oasis. Questo può essere organizzato attraverso le banche di sviluppo associate alle nazioni Brics plus. I Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo hanno fondi sovrani che detengono circa 4.000 miliardi di dollari di capitale, finora tradizionalmente investiti in attività finanziarie, bancarie o immobiliari del sistema transatlantico, per lo più in bancarotta. Tutti questi accordi dovrebbero essere formalmente concordati dalle nazioni coinvolte nel quadro di una conferenza internazionale di pace su Israele e Palestina, che deve essere organizzata con urgenza: il raggiungimento della pace nell’sia Sud Occidentale, non solo tra israeliani e palestinesi, ma tra tutti i Paesi dell’intera regione, segnerebbe una nuova epoca nella storia umana».Ma il raggiungimento della pace non è un prerequisito per l’avvio di progetti economici?«Il Piano Oasis non è una lontana aspirazione di ciò che potrà essere realizzato anni dopo la pace. Al contrario, è solo attraverso un paradigma di relazioni internazionali che supporti questo approccio che la pace è possibile! Ciò che serve è una visione per una pace duratura, e questa si realizza attraverso la prosperità della regione. La giustizia, per coloro che sono morti e per coloro che hanno sofferto, richiede che la terribile violenza risvegli la coscienza e l’intelletto della comunità internazionale, non solo per dire “mai più”, ma per porre fine, per sempre, al paradigma geopolitico che è all’origine della maggior parte dei conflitti nel mondo di oggi. Il Piano Oasis non è un piano puramente regionale: è necessaria una nuova architettura di sicurezza e sviluppo a livello globale. LaRouche scriveva nel 1978: “L’unica cosa umana è dare un senso alle vite e alle sofferenze dei morti, non solo stabilendo la pace in Medio Oriente, ma creando le basi per una pace che dia un senso alle vite delle generazioni presenti e future dei palestinesi e degli altri arabi, e quindi uno scopo e un compimento alle sacre vite dei morti”. Questo vale anche per gli israeliani».
Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale (Imagoeconomica)
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica)