2023-04-29
«Accuse a Wojtyla? Solo cretinate»
Il viaggio apostolico è iniziato con l’elogio dei metodi naturali per gestire la fertilità e con la condanna dell’utero in affitto. Stroncate in aereo le dicerie su Giovanni Paolo II.Il primo giorno del viaggio apostolico in Ungheria di papa Francesco in realtà era iniziato a Roma, con un messaggio diffuso ieri mattina dai media vaticani e inviato ai partecipanti al Congresso internazionale Woomb sulla «rivoluzione Billings», che si chiude oggi all’università Cattolica del Sacro Cuore, a Roma.I coniugi australiani John ed Evelyn Billings negli anni Settanta svilupparono un metodo naturale per la regolazione della fertilità, che ancora oggi viene definito come «una rivoluzione» e che il Papa ieri ha ricordato come una «metodica semplice, a disposizione delle donne e delle coppie, per la conoscenza naturale della fertilità stessa, offrendo un prezioso strumento per la gestione responsabile delle scelte procreative». Sono quei metodi che anche papa Paolo VI richiamava nella sua celebre e contrastata enciclica pubblicata nel 1968 con il titolo di Humanae vitae, quella in cui si rimandava al mittente la liceità morale della pillola contraccettiva che proprio in questi giorni l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ha pensato bene di rendere gratuita per le donne di tutte le fasce d’età, con un costo a carico dello Stato stimato in 140 milioni di euro l’anno.«In un mondo dominato da una visione relativistica e banale della sessualità umana», ha detto Francesco, la «rivoluzione Billings» è attuale perché, citando proprio Paolo VI, può aiutare a tenere «sempre presente la connessione inscindibile tra il significato unitivo e quello procreativo dell’atto coniugale». Al contrario, la separazione oramai predominante tra sesso e generazione della vita, impone delle riflessioni a cui il Papa non sfugge. Durissimo l’affondo contro quei «processi artificiali» che arrivano a «creare embrioni in provetta e poi sopprimerli, commerciare con i gameti e ricorrere alla pratica dell’utero in affitto». Se «è bene», ha detto Francesco, «aiutare e sostenere un legittimo desiderio di generare con le più avanzate conoscenze scientifiche, non lo è» arrivare a queste pratiche artificiali. E anche sulla grande piaga della denatalità, il Papa ha ricordato che «alla radice della crisi demografica in atto c’è, assieme a diversi fattori sociali e culturali, uno squilibrio nella visione della sessualità».Poi, prima di atterrare a Budapest, la giornata di Francesco di ieri si era arricchita di un ulteriore capitolo su un altro tema che in questi giorni è balzato alle cronache, dopo che Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, la quindicenne cittadina vaticana scomparsa nel giugno del 1983, alla trasmissione Di martedì in onda su La7 aveva lasciato intendere che Giovanni Paolo II fosse in malo modo coinvolto nel caso. «Mi dicono che Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case», ha detto Pietro Orlandi in tv, lasciando intendere appunto che Wojtyla potesse uscire a fare chissà quali tour. Peraltro questa diceria veniva pronunciata da Pietro dopo la messa in onda di un audio con la registrazione di un uomo vicino alla Banda della Magliana, audio nel quale si lascia intendere che la sparizione della ragazza sarebbe servita a coprire le malefatte proprio del Papa polacco («Pure insieme se le portava in Vaticano quelle», alludendo a Emanuela e alle altre ragazze). Tutto questo mentre per volontà di Francesco il Vaticano ha aperto un’inchiesta sulla vicenda di Emanuela Orlandi, con lo scopo di non lasciare nulla di intentato, anche in seguito alle mille polemiche rinfocolate fra l’altro dal recente The Vatican girl, la serie mandata in onda su Netflix e in cui, ancora una volta, si fa intendere che tutte le piste conducono a qualche malefatta compiuta nelle sacre stanze. L’inchiesta vaticana ha però subito una battuta d’arresto proprio perché Pietro Orlandi e il suo avvocato, Laura Sgrò, ascoltati per ore dal Promotore di Giustizia vaticano, non avrebbero fornito elementi e nomi per risalire all’origine delle infamanti accuse al Papa polacco.Ieri sull’aereo verso Budapest, mentre Francesco salutava i giornalisti in viaggio con lui, la corrispondente della agenzia polacca Pap, Sylwia Wysocka, lo ha ringraziato per la difesa di Giovanni Paolo II al Regina Coeli del 16 marzo scorso, quando appunto papa Bergoglio parlò senza mezzi termini di «illazioni offensive e infondate». Ebbene, ieri Francesco, se possibile, ha risposto alla giornalista polacca mostrando ancora più chiaramente cosa pensa di quelle «illazioni»: hanno fatto «una cretinata».Quindi l’arrivo a Budapest con il discorso alle autorità, davanti al premier, Viktor Orbán, e alla presidente, Katalin Novak, quindi nel tardo pomeriggio l’intensa giornata papale si è chiusa nella Cattedrale di Santo Stefano, davanti ai vescovi, preti e religiosi. «Fratelli e sorelle carissimi», ha chiuso Francesco nel discorso preparato, «Cristo è il nostro futuro, perché è Lui a guidare la storia. Ne erano fermamente convinti i vostri confessori della fede: tanti vescovi, sacerdoti, religiose e religiosi martirizzati durante la persecuzione ateista; essi testimoniano la fede granitica degli ungheresi. Desidero far memoria del cardinale Jozsef Mindszenty, il quale credeva nella potenza della preghiera, al punto che ancora oggi, quasi come un detto popolare, qui si ripete: «Se ci saranno un milione di ungheresi in preghiera, non avrò paura del futuro».
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)