2021-07-14
        Abu Dhabi e il film su Firenze, Renzi indagato
    
 
        Lucio Presta e Matteo Renzi (Ansa)
    
Nell’inchiesta dei pm di Roma i bonifici da 700.000 euro dal manager dei vip al leader di Iv per la serie flop di ascolti. Emergono «contratti fittizi e fatture false», tra le ipotesi anche il finanziamento illecito. E Matteo ammette i guai per la conferenza negli EmiratiLa relazione con la Arcobaleno tre, società di Lucio Presta, l’agente tv e sceneggiatore della prima Lepolda senza il Pd (quella del 2019) che aveva pure tentato di fare un salto in politica da candidato sindaco di Cosenza per poi ritirarsi, produttrice delle quattro puntate di «Firenze secondo me», il documentario nel quale l’ex Rottamatore Matteo Renzi narrava la sua visione dei luoghi simbolo di Firenze, sembra essersi trasformata in un nuovo capitolo giudiziario proveniente da Roma e che fa il paio con un’inchiesta fiorentina di cui La Verità dà conto in esclusiva. Il leader di Italia viva, Lucio Presta e suo figlio Niccolò (socio in quel momento della Arcobaleno tre) sono finiti nel fascicolo romano per alcuni bonifici che arriverebbero a quasi 700.000 euro, versati da Presta all’ex premier per contratti e diritti d’immagine, parte dei quali sono finiti nel 2019 in una relazione dell’antiriciclaggio della Uif, l’Unità di informazione finanziaria di Bankitalia. L’accusa sarebbe di «fatture per operazioni inesistenti», ma anche di «finanziamento illecito». I pm di Piazzale Clodio Alessandro Di Taranto e Gennaro Varone nel decreto di perquisizione notificato qualche giorno fa alla Arcobaleno tre dei Presta, ipotizzano «rapporti contrattuali fittizi, con l’emissione e l’annotazione di fatture relative a operazioni inesistenti, finalizzate anche alla realizzazione di risparmio fiscale, consistente nell’utilizzazione quali costi deducibili inerenti all’attività d’impresa di costi occulti del finanziamento della politica». Le spese giustificate dalla Arcobaleno Tre apparvero agli inquirenti subito incongrue rispetto a quanto incassato da Discovery, canale che mandò in onda il documentario renziano pagando mille euro. Ora si ipotizza che le fatture gonfiate sarebbero servite a Renzi, nell’autunno 2018, a coprire parte del prestito da 700.000 euro che aveva ricevuto dalla famiglia Maestrelli, tramite l’anziana madre, per l’acquisto della sua nuova villa a Firenze. Anche questa operazione finì in una relazione dell’Antiriciclaggio, nel novembre 2019 pubblicata in esclusiva dalla Verità. In quella Segnalazione di operazione sospetta, compariva proprio la Arcobaleno tre, perché alcuni fondi usati da Renzi per restituire parte del prestito derivavano «dall’accredito di bonifici», era scritto nella Sos, «quali compensi provenienti da varie società site in Italia e all’estero, per la sua attività di conferenziere e di personaggio televisivo». Sui conti di Renzi, insomma, era già arrivata una parte del cachet dalla Arcobaleno tre.Presta, all’epoca, spiegò che quello del documentario era un investimento nel tempo e che i diritti, stando alle sue stime, avrebbero acquistato valore col tempo. E dagli ambienti renziani avevano liquidato la cosa come un problema di Presta se aveva deciso di pagare Renzi come una star del cinema, nonostante il flop di ascolti, con uno scarno 2 per cento di share. L’operazione «Firenze secondo me», insomma, sembra aver prodotto solo grane. Ma a quanto pare in questo momento le attività della Procura non sarebbero concentrate sulla vendita del documentario. Bensì su un paio di contratti con i relativi bonifici per la cessione dei diritti d’immagine e per ulteriori progetti televisivi saltati fuori durante una verifica fiscale. Ma di programmi ulteriori, stando alle ipotesi, non se ne sarebbero visti e i pagamenti a Renzi non sarebbero stati iscritti nel bilancio. «Ci siamo messi a disposizione dell’autorità giudiziaria per chiarire i rapporti di collaborazione nel campo delle prestazioni artistiche da parte di Renzi», fanno sapere da Arcobaleno tre. Secondo la società, «si tratta di prestazioni esistenti, regolarmente fatturate e pagate alla persona fisica quale corrispettivo per l’attività svolta, non al politico o al partito». Nel frattempo sembra che da parte dei Presta ci sia stato un decommissioning della Arcobaleno tre. A giugno i figli di Presta, stando a quanto riportato dal quotidiano il Tempo, hanno ceduto il 70 per cento del 100 per cento della società che era stato loro donato dai genitori lo scorso anno. «Proprio oggi», ha detto Renzi in un video social, «ho ricevuto una telefonata da un giornalista, Emiliano Fittipaldi del Domani, che mi dice, «senatore ti comunico che sei indagato dalla Procura di Roma», di solito queste comunicazioni le fanno i magistrati... in Italia invece questa comunicazione viene data dai giornalisti». L’ex premier parla di «velato avvertimento» con qualche «avviso di garanzia comunicato via stampa in un determinato giorno», quello della discussione sul Ddl Zan e della presentazione del suo libro Controcorrente (edito da Piemme). E dice con fermezza: «Non mi fermeranno (...) è tutto tracciato e trasparente». Nel suo libro Renzi ci fa sapere anche di un’altra inchiesta a suo carico, questa volta a Firenze, per false fatturazioni e nel suo libro scrive di aver ricevuto a inizio 2020 un avviso di garanzia dal procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco. «Vengo infatti indagato per «prestazione inesistente»» scrive l’ex premier, «dopo aver partecipato a un convegno ad Abu Dhabi al quale parteciparono autorevoli leader internazionali». L’inchiesta era stata rivelata proprio dalla Verità l’11 giugno 2020 che aveva raccontato come il fascicolo fosse stato innescato da un’altra segnalazione di operazione sospetta, «strettamente attinente alle operazioni registrate sul rapporto di conto corrente intestato alla Carlo Torino e associati srl». L’operazione è quella del 17 gennaio 2020, quando sul conto della società arrivò un bonifico da 75.000 euro proveniente da una società di marketing e comunicazione guidata da Anthony Scaramucci, organizzatore del convegno emiratino ed ex consulente di Donald Trump. «Tale provvista risulta in seguito parzialmente utilizzata tramite la disposizione di due bonifici per complessivi 33.000 euro circa a favore del senatore Matteo Renzi, noto politico italiano», si leggeva nella segnalazione. Da qui l’ulteriore inchiesta. In essa Renzi è ancora indagato e le indagini sono in corso, ma in questo caso non gli viene contestato il finanziamento illecito, di cui è accusato, invece, nell’indagine sulla fondazione Open.
         Cristian Murianni-Davide Croatto-Andrea Carulli