2019-10-15
«Abbiamo la prova del complotto di Mifsud»
George Papadopoulos, ex uomo della campagna di Donald Trump, fa una rivelazione: l'ex direttore dell'Fbi sarebbe stato in Australia col misterioso professore della Link University appena una settimana prima che s'innescasse il Russiagate contro il leader Usa. Che ci facevano il docente maltese Joseph Mifsud e l'ex direttore dell'Fbi James Comey - silurato dal presidente Donald Trump un anno e mezzo fa - in Australia, poche settimane prima che esplodesse il Russiagate? Si sono incontrati? E se sì, di cosa hanno parlato?Gira attorno a questi interrogativi l'ultima svolta sul giallo internazionale che vede protagonista il misterioso professore della Link Campus University, autore della soffiata che gli hacker russi avevano delle mail compromettenti rubate alla candidata democratica alle presidenziali Usa, Hillary Clinton. Soffiata arrivata poi a George Papadopoulos, ex collaboratore del biondo tycoon Usa, che ne sarebbe diventato depositario e insieme vettore di diffusione. In pratica, l'innesco dello scandalo che ha rischiato di compromettere la carriera politica di Trump e che ora rappresenta una delle pochissime armi a sua disposizione per uscire dall'angolo dell'impeachment.Mifsud e Comey sono stati insieme in Australia due giorni, l'8 e il 9 marzo 2016. Una settimana prima che l'ex advisor della campagna repubblicana incontrasse il docente alla Link Campus e fosse messo a conoscenza delle manovre dei pirati informatici di Mosca a Washington. Perché è così importante questa compresenza? Secondo Papadopoulos è ben più di una pista: «Ora abbiamo le prove che Comey e Mifsud stavano incontrando gli stessi funzionari in Australia pochi giorni prima che fossi “spronato" a incontrare Mifsud a Roma», ha scritto il politico su Twitter. Ha successivamente aggiunto per chiudere la triangolazione Mifsud-Fbi-servizi segreti di Sidney: «Mark Ryan, ex direttore dell'Australian Intelligence Agency ed ex capo dello staff di Alexander Downer, si è incontrato con Joseph Mifsud un paio di settimane prima che mi parlasse delle “informazioni" (su Hillary Clinton, ndr)! Cattive notizie per l'Australia!».Il ruolo delle barbefinte dell'Oceania era già emerso nel corso delle indagini (le stesse che avevano poi portato Trump a sollevare dall'incarico il direttore Fbi Comey accusandolo di voler incastrare il presidente Usa con un rapporto farlocco) anche se non in un ruolo così attivo. Dopo aver ricevuto da Mifsud le informazioni sul «materiale compromettente» riferito a Hillary Clinton, Papadopoulos cadde nella trappola a Londra. Bevendo forse un po' troppo in un celebre bar della capitale inglese, il Kensington Wine Rooms, il politico si confidò con l'ambasciatore australiano Alexander Downer sulle mail di carattere «infamante» di cui sarebbero entrati in possesso gli hacker russi. Tempo dopo Downer - appresa la notizia che effettivamente erano stati violati i server della campagna elettorale dei democratici negli Stati Uniti - avrebbe riferito tutto all'Fbi facendo scattare ufficialmente il Russiagate. La maxi-indagine sui presunti collegamenti tra il presidente Trump e gli apparati del Cremlino che in seguito si sarebbe chiusa per mancanza assoluta di prove. E che oggi è diventato il terreno di scontro tra agenzie di intelligence in almeno quattro nazioni alleate: Usa, Italia, Australia e Inghilterra. In una intervista alla Stampa, Papadopoulos aveva pure spiegato che «l'ambasciatore (australiano, ndr) noto per i suoi rapporti con la famiglia Clinton, non mi aveva chiesto nulla della linea di Trump sull'Australia, ma voleva sapere tutto dei miei incontri e aveva registrato la conversazione. Quindi era stato mandato per completare la cospirazione». Peraltro, il diplomatico aveva chiesto all'ex advisor di incontrarlo attraverso un suo collaboratore lo stesso giorno (5 maggio) in cui era arrivato a Londra Bill Pristap. Chi è costui? Un funzionario dell'Fbi che coordinava il controspionaggio ed era il diretto superiore di Peter Strzok, l'agente segreto incaricato di indagare sul furto di corrispondenza elettronica ai danni dei democratici.Troppi indizi per non rappresentare una prova, secondo Papadopoulos. Per il quale, inoltre, l'inafferrabile Mifsud è nascosto proprio nel nostro Paese. Protetto dai servizi segreti (probabilmente italiani) che lo hanno utilizzato come «esca» per far abboccare all'amo l'entourage di Trump. Uomo sfuggente dal profilo ancor più enigmatico, Mifsud - come rivelato dalla Verità nei giorni scorsi - oltre ad essere docente alla Link Campus University, ateneo presieduto dall'ex ministro democristiano Vincenzo Scotti, è anche socio della Link International Srl (con sede nel quartier generale dell'ateneo, in via del Casale San Pio V a Roma) che si occupa dell'attività di «formazione e assistenza tecnica nell'ambito universitario». Non proprio una faccia nuova dalle parti della Link, che pure continua a dire di non conoscerlo.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson