2019-10-04
Conte spenna le famiglie con colf e badante
L'assurda iniziativa contro chi ha un collaboratore domestico è solo l'ultimo assalto alle nostre tasche. Per Unimpresa, con tre anni di grillocomunisti al potere il monte di balzelli e contributi richiesti schizzerà a 890 miliardi. Smascherata la farsa di Giuseppe Conte «no tax».Mentre Giuseppe Conte si pavoneggia dicendo in giro di avere evitato un aumento delle tasse di oltre 540 euro a famiglia, scongiurando il rincaro dell'Iva, c'è chi si destreggia tra le trappole nascoste nella Nadef, ossia nel bilancio di previsione del prossimo anno, scoprendo che il documento è zeppo di insidie.Ieri vi abbiamo dato conto di una minaccia che incombe sulle famiglie con una colf o una badante al proprio servizio. Il governo si appresta a trasformare qualsiasi privato disponga di una cameriera in una specie di azienda, che avrà l'obbligo non solo di versare i contributi per la lavoratrice domestica, ma anche di trattenere per conto del dipendente le imposte sul reddito. In termine tecnico si dice che il datore di lavoro è un sostituto d'imposta, nel senso che trattiene le tasse sulla busta paga della persona che ha alle proprie dipendenze e poi le versa allo Stato. Già ora è complicato per certi anziani mettersi in regola con l'Inps, perché i versamenti trimestrali vanno calcolati e poi effettuati agli sportelli degli uffici postali. Immaginatevi se a questo si aggiungerà il calcolo mensile dell'Irpef da trattenere e girare al fisco. Come minimo, per fare il conto di ciò che si deve pagare, bisogna coinvolgere il commercialista, che come è ovvio non è gratis. E poi si tratta di vedere se la trattenuta è mensile o di fine anno. Nel primo caso ogni mese il nonno con la badante dovrà recarsi in posta e in banca e fare i versamenti a favore dell'erario. Nel secondo che si fa? Ci si fa restituire i soldi dalla colf e poi si fa il versamento allo Stato? Oppure, arrivati a dicembre, si toglie l'ultimo stipendio alla badante? Anche una domestica, senza aver dimestichezza con conti e fisco, capirebbe che in questo modo si complica la vita alle persone. Ma se l'idea peregrina alla badante appare per quel che è, ovvero un modo per rendere più ardua la vita degli italiani, inasprendo il loro rapporto con il fisco, agli occhiuti funzionari del ministero dell'Economia e tasse appare una pensata a dir poco geniale. Tuttavia nella Nadef non ci sono solo la trappola della colf o quella del ticket sulle prestazioni fiscali o la «rimodulazione» - nuova parola d'ordine per nascondere le fregature - delle accise. A quanto pare l'intero documento è pieno di tagliole pronte a scattare per dimezzare gli stipendi degli italiani.Uno studio di Unimpresa diffuso ieri ha calcolato che la stangata statale per il periodo 2020-2022 assomma a 75 miliardi. In tre anni, tasse e contributi passano da 813 a 890 miliardi, con un aumento complessivo del 9,25 per cento. Tutto ciò però non servirà a ridurre il debito pubblico, come ogni governo promette di fare quando chiede la fiducia giurando sull'onore dei propri componenti, ma a finanziare la spesa statale, con una crescita che supererà i 55 miliardi, per un valore superiore al 6,4 per cento. Altro che ridurre le tasse: il fact-checking dell'associazione che raggruppa le piccole e medie imprese sbugiarda gli annunci di Palazzo Chigi, dimostrando numeri alla mano che le imposte nei prossimi anni sono destinate ad aumentare.Nei dati riportati dallo studio dell'organizzazione imprenditoriale risulta che dai 506 miliardi di pure imposte che il fisco incasserà quest'anno, si passerà ai 554,8 del 2022. Ma il salasso avrà inizio già nei prossimi dodici mesi, con un aumento delle imposte di oltre 25 miliardi nel solo 2020. Per non parlare poi dei contributi previdenziali e assistenziali, che dai 234,9 di quest'anno diventeranno 254,9 nel triennio prossimo. Fatti due conti, la pressione fiscale salirà dal 41,9 per cento del 2019 al 42,6 previsto per l'anno prossimo.Il numerino, lo 0,7 per cento in più, insieme con le cifre assolute, fa giustizia delle chiacchiere e delle promesse che in questi giorni circolano alla grande a Palazzo Chigi e dintorni. Il che significa che il governo nato a suo dire per evitare che le tasse aumentassero, per prima cosa, appena incollatosi alle poltrone e spartite le nomine di sottogoverno, ha deciso di beffare i contribuenti - cioè quelli che le imposte le pagano con il proprio lavoro - e di aumentare le tasse. E poi si domandano perché, nel loro piccolo, anche gli italiani, che pure sono pazienti (pensate che sopportano perfino un ministro dell'istruzione come Lorenzo Fioramonti, che vuole togliere il crocifisso dalle aule pubbliche, ma manda il figlio alla scuola privata, e in passato si meravigliava che «uno solo avesse sparato a un carabiniere»), s'incazzano. Semmai ci sarebbe da domandarsi perché a tutt'oggi non si sono ribellati.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
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