
Il Comune, primo in Italia, ha assegnato il 95% di 400 alloggi popolari a residenti nella Serenissima. Agli stranieri il restante 5%, quando nelle altre città si supera anche il 50%. La chiave? Un bonus in graduatoria a chi paga le tasse da almeno 10 e fino a 25 anni.In Italia succede che negli ultimi dieci anni la percentuale di case popolari destinata a famiglie straniere è pressoché raddoppiata. Ci correggiamo: succedeva fino a venerdì scorso. L'inversione di tendenza è partita da Venezia, quando il Comune ha pubblicato la graduatoria per l'assegnazione di circa 400 alloggi pubblici appena restaurati o in via di ristrutturazione: il 95% degli aventi diritto è risultato essere veneziano, nel senso che risiede da tanti anni in città. In particolare i bandi erano due: uno per gli appartamenti nel centro storico e l'altro per quelli sulla terraferma. Le domande presentate sono state 2.231, di cui 618 riguardavano nuclei non italiani. Ebbene, questo l'esito per quanto concerne i primi 100 posizionati nelle due rispettive graduatorie, che La Verità è in grado di anticipare: gli assegnatari di nazionalità straniera sono 5 su 100 nel centro storico e ugualmente 5 su 100 sulla terraferma. Tutto ciò a fronte di un quasi 30% di richieste inoltrate da cittadini esteri, che in gran parte si collocano in fondo alle classifiche. Da tenere presente che il procedimento non è concluso: da adesso decorrono 30 giorni per eventuali ricorsi e poi si potrà pubblicare la lista definitiva e assegnare le case. Quindi possono ancora intervenire cambiamenti.Come è riuscito il Comune, guidato dal sindaco Luigi Brugnaro, a mettere a punto un sistema che in giunta hanno già battezzato «bando premia veneziani»? E ancora: c'è una forma discriminazione in questo? Non accade infatti lo stesso nel resto d'Italia dove le percentuali, riportate da uno studio del Sole 24 Ore, sono molto lontane: a Perugia il 51% per cento degli alloggi popolari viene dato agli stranieri, a Bologna il 49, a Torino il 48, a Firenze il 47, mentre a Milano e Bergamo la percentuale si attesta al 46 e al 45%. Come funziona il bando «premia veneziani» lo spiega Simone Venturini, assessore comunale alle Politiche sociali: «Come abbiamo fatto? La legge regionale fornisce ai singoli Comuni la facoltà di assegnare 8 punti aggiuntivi a particolari casistiche individuate dai singoli enti e la nostra scelta è stata di dare da 2 a 8 punti di bonus a chi risiede nella nostra città da 10 a 25 anni. E non parlatemi di discriminazione o razzismo perché tutti potevano partecipare e non è stata posta alcuna barriera d'ingresso, proprio come la legge richiede. Abbiamo semplicemente dato priorità a chi ha pagato le tasse a Venezia in tutti questi anni e ha contribuito alla ristrutturazione delle case da assegnare, che fosse veneziano doc o meno». Dal Comune spiegano che si è voluto procedere su questa strada per «scongiurare il rischio» di trovarsi nelle prime posizioni della graduatoria una stragrande maggioranza di stranieri, favoriti dal livello di reddito Isee più basso e da altre condizioni, o persone con disagio sociale provenienti da altri territori. Infatti Venezia ha un'ampia disponibilità di edilizia agevolata, in totale circa 10.000 appartamenti, mentre i Comuni limitrofi soffrono di penuria. Di conseguenza la Serenissima ha sempre fatto effetto magnete, richiamando migliaia di domande e inquilini dal circondario. «L'attrazione di nuclei familiari o di singoli in condizioni di disagio sociale provenienti da altre città», spiega ancora Venturini, «poteva intralciare il nostro progetto di riqualificazione delle periferie dove ci sforziamo di promuovere un mix sociale per evitare l'insorgere di ghetti e non replicare i meccanismi di disagio. Bisogna che Venezia dia spazio, fiducia e accoglienza al ceto medio per non soccombere, una città dove abitano solo ricchi e persone in difficoltà non ha alcun futuro, e per questo stiamo promuovendo anche dei bandi di Social Housing per assegnare le case alle giovani coppie, ai lavoratori o ai neolaureati che vogliono restare». Inoltre, sempre dal Comune, ricordano che le assegnazioni delle case popolari non sono eterne ma anzi servono, temporaneamente, ad aiutare famiglie che si trovano in problemi economici transitori. Magari legati alla perdita dell'occupazione. Una volta superato lo stato d'indigenza andrebbero quindi restituite e riassegnate ad altri.Da aggiungere che nella città lagunare gli alloggi offerti tramite Airbnb hanno scombussolato completamente il mercato immobiliare, ai proprietari conviene infatti affittare ai turisti a giornata piuttosto che, con contratti tradizionali, ai nuclei residenti. Motivo per cui è molto complesso e oneroso, per esempio per due sposini, trovare un'abitazione libera nel centro storico. «Per questo è fondamentale aver riservato una corsia preferenziale a chi risiede da tempo, versa le tasse e attende da anni una risposta a un bisogno abitativo», conclude Venturini.Lo stesso sindaco Brugnaro cerca di porre rimedio al dilagare di Airbnb, l'idea è quella di mettere un limite temporale all'affitto delle residenze private ai visitatori: «La nostra proposta è di limitare la locazione a 100 giorni all'anno, a quel punto non diventa più così conveniente la locazione turistica», spiega il primo cittadino, «e le case tornerebbero ai veneziani. Basterebbe poco. Ci siamo rivolti alla Regione e al governo per un piano di questo tipo, vogliamo restituire una parte di appartamenti privati alla residenza».In laguna c'è anche un altro nodo da sciogliere sul problema delle case, perché 31 appartamenti nel cuore storico, di proprietà dell'Ulss 3 Serenissima, sono stati messi all'asta con il beneplacito della Regione Veneto. Un'asta aperta a tutti e senza particolari vincoli, per cui nulla vieterebbe a un fondo speculativo o anche a un privato di comprarseli per affittarli a breve termine. Questo non piace affatto al sindaco. Perché? Così si rischia di sottrarre al mercato della residenza un'ulteriore trentina di alloggi, mentre lui intende consentire al maggior numero possibile di famiglie di abitare nella città d'acqua. Se famiglie locali, come dimostra il bando «premia veneziani», ancora meglio. Conclusione? Il Comune ha chiesto alla Azienda sanitaria e alla Regione di poter acquistare il lotto esercitando il diritto di prelazione. Ma, per il momento, non è arrivata risposta.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





