In un comune del barese, a Terlizzi, il parroco don Michele Stragapede si è sostituito a Dio e ha deciso di non far nascere il Bambin Gesù, di farlo sparire come se tutto fosse un gioco di prestigio, una magia. Un ribaltamento della catechesi oltre che della storia. Al suo posto, nella culla, solo un lenzuolo bianco circondato da balle di fieno. «Facciamo finta che tutto vada bene?», ha domandato il sacerdote alla comunità. «Facciamo finta che non ci sono stati bambini uccisi a Gaza, in Israele, in Sudan? Nella striscia di Gaza e in Israele sono stati ammazzati o lasciati morire oltre 16.000 bambini sotto i 12 anni: una vera strage degli Innocenti a opera di Erode».
Non vi è dubbio che le intenzioni di don Michele fossero le migliori possibili, ma egli sta compiendo un errore di prospettiva enorme: relativizzare il messaggio del Vangelo, la cui potenza è quella di ribaltare le ingiustizie e i paradigmi dei potenti. Non era potente quell’Erode che si era messo in testa di uccidere tutti - ripeto tutti! - i bambini per paura di perdere il proprio potere, minacciato dalla nascita di questo nuovo «re», Gesù?
Certo che lo era, tanto da mettere in azione una macchina di spionaggio per non lasciare scampo ai nascituri. Addirittura tenta, con l’inganno, di sviare anche i Magi: se andate ad adorare il «re dei Giudei» poi ditemi dove si trova che così anche io possa venire, raccontano le Scritture. Solo un sogno avvertirà i Saggi di non credere alle parole di Erode. Ecco, Dio non si ferma di fronte a tanta malvagità, non si ritrae dalla scelta di donare, uomo tra gli uomini, il proprio figlio e annunciare: amatevi l’un l’altro come io ho amato voi. Quel bimbo è luce di speranza in un mondo buio, fatto di guerre, di ingiustizie, di soprusi, di finzione: è ciò per cui abbiamo appena gioito! Togliere dalla culla quel bambino ribalta la catechesi, neutralizza o peggio vanifica il messaggio di Dio. Don Michele, ma davvero lei pensa che noi ci meritiamo il dono di Dio? O che ce lo meritassimo ieri più di oggi? Ma no! E lei lo sa benissimo! Dio non ci manda Gesù perché ce lo meritiamo: è un dono. E ogni anno abbiamo bisogno di ricordare quel messaggio di nascita e di Resurrezione proprio perché non si tratta di una lezione di storia e di attualità; piuttosto è il ribaltamento di quel messaggio di amore assoluto del quale non siamo mai stati degni, ma che Dio ci offre nella sua magnanimità. Ecco perché anche a Terlizzi quel bambino deve stare lì, nel presepio: la nuova novella non si misura nella relatività di quel che viviamo, ma è un insegnamento assoluto. Un messaggio misterioso e affascinante, più di chi s’atteggia dio creando robot e intelligenze artificiali nel tentativo di misurarsi con una Creazione digitale. Un messaggio potente più delle miserie con cui chi si crede potente si misura, a tal punto da respingere persino la sospensione dei bombardamenti nella notte di Natale.



