2018-12-08
A Mambro e Fioravanti conto di 2,5 miliardi
Ai due ex terroristi è arrivato a casa un bollettino che li costringe a saldare il folle risarcimento per la strage di Bologna. Siccome non hanno i soldi, ogni mese versano un decimo dello stipendio. Ma, con gli interessi, non basterebbero 754.635 anni per pagare.Il bollettino dell'Agenzia delle entrate era arrivato tre mesi fa in una casa romana. La lettera d'accompagnamento si apriva con la formula tradizionale: «Gentile contribuente, a oggi non risulta che Lei abbia eseguito il pagamento di euro 2.354.463.695,20 relativo agli atti di cui trova tutti i riferimenti nella tabella che segue (…). La invitiamo a effettuare il pagamento entro 5 giorni. Trascorso inutilmente questo termine, procederemo come previsto dalla legge, a esecuzione forzata».Certo, per credere al bollettino bisogna osservarlo più volte. Ma sì, avete letto bene la cifra: due miliardi, trecentocinquantaquattro milioni, quattrocentosessantatremila e seicentonovantacinque euro, più venti centesimi. Entro il settembre 2018, gli ex terroristi neri Francesca Mambro e Valerio Fioravanti avrebbero dovuto versare quella somma allo Stato italiano come risarcimento in sede civile per la più grave strage mai compiuta nella storia italiana: l'esplosione che il 2 agosto 1980, alla stazione di Bologna, fece 85 morti e 200 feriti. Per quel delitto, malgrado da sempre si proclamino innocenti, Fioravanti e Mambro sono stati riconosciuti colpevoli dalla Cassazione nel 1995.La prima condanna al folle risarcimento era arrivata nel novembre 2014, a 34 anni di distanza dall'attentato, ed è divenuta definitiva a metà del 2018. Dato che lì per lì non disponevano della somma, da due mesi Mambro e Fioravanti hanno cominciato a versare allo Stato 130 euro mensili a testa: un decimo dello stipendio che ricevono da Nessuno tocchi Caino, l'organizzazione umanitaria radicale. A quel ritmo, per arrivare al totale che viene loro richiesto, serviranno oltre 9 milioni di mesi, cioè 754.635 anni. «In realtà, non basterebbero nemmeno quelli», obietta Fioravanti alla Verità, «perché ogni anno la cifra aumenta di circa 100 milioni di euro, per gli interessi che continuano ad accumularsi». Ai due ex terroristi, in realtà, prima sono stati sequestrati i conti correnti: «Ma non hanno trovato molto», spiega Fioravanti. «Così si sono rivalsi sui nostri due stipendi, un totale di circa 2.300 euro netti: dato che abbiamo una figlia minore a carico, è stato calcolato che dovessimo versare 130 euro a testa. Fanno più o meno 3.000 euro l'anno».In primo grado, quattro anni fa, la presidenza del Consiglio e il ministero dell'Interno avevano chiesto 1 miliardo. Ma la giudice Francesca Neri, della terza sezione civile del Tribunale di Bologna, aveva raddoppiato la misura: 2 miliardi, 134 milioni e 273 mila euro. E la cifra poi è lievitata con gli interessi. Quel risarcimento monstre, secondo la giudice, era giustificato non soltanto dai danneggiamenti materiali subiti dallo Stato per la strage, ma soprattutto per quelli «immateriali e d'immagine». E questo perché in seguito all'attentato, scriveva la dottoressa Neri, «l'Italia appare agli occhi dei propri abitanti come incapace di proteggere la propria incolumità, nello svolgersi della loro vita quotidiana, in quanto vittima di individui e organizzazioni capaci di colpire dovunque e senza alcun preavviso». Il danno d'immagine, secondo la sentenza, era rivolto anche al versante internazionale, perché nel mondo «l'Italia viene vista come uno Stato in lutto, vulnerabile rispetto all'azione di gruppi estremisti».Davanti a storie come questa, viene da pensare che la giustizia italiana a volte perde il senso della misura e diventa attività puramente declamatoria, se non masochistica: che senso ha condannare un qualsiasi individuo a un risarcimento impossibile di quasi 2,5 miliardi di euro? È così ridicola, la pretesa, da trasformarsi in un danno d'immagine quasi peggiore di quel che si vorrebbe compensare. Da questo punto di vista, più sensate sembrano semmai le condanne inferte a mafiosi come Totò Riina, costretto per esempio a pagare 3 milioni di euro non allo Stato, bensì ai familiari di Paolo Borsellino.Sorge poi un dubbio contabile, con risvolti polemici e politici. Perché 2 miliardi e 350 milioni corrispondono più o meno a un millesimo del debito pubblico italiano. È malizioso ipotizzare che, a partire dal 2014, gli ultimi ministeri dell'Economia abbiano inserito la ricca partita addebitata a Mambro e a Fioravanti nel bilancio ufficiale dello Stato, alla voce «crediti»? Urge risposta del ministro Giuseppe Tria. Perché c'è da augurarsi non sia sulla base di questi numeri che il governo italiano presenta i suoi conti in Europa… Ma nella vicenda resta un altro sgradevole elemento d'iniquità. Perché il risarcimento chiesto ai condannati di Bologna è un fatto unico. Perché nessuna sentenza del genere ha mai riguardato altri terroristi rossi o neri. Perché nessun governo italiano, per esempio, ha mai chiesto in sede civile nemmeno mezzo miliardo di euro ai brigatisti che nel 1978 organizzarono il rapimento di Aldo Moro e il massacro di via Fani. Si potrà forse obiettare, con la cinica contabilità dei morti, che in questo la strage romana è stata inferiore a quella bolognese: ma sicuramente non lo è stata per l'impressione che il caso Moro destò negli italiani e nell'opinione pubblica mondiale. Altro che danno d'immagine…Insomma, anche se Mambro e Fioravanti fossero rei confessi, la dimensione della richiesta che è stata rivolta loro 38 anni dopo il fatto è così paradossale da colorarsi d'assurdo. Usciti dal carcere rispettivamente nel 2008 e nel 2009 (dopo quasi tre decenni trascorsi tra cella e arresti domiciliari) i due hanno mostrato piena redenzione rispetto agli anni di piombo. Lavorano per chi in prigione resta, sono sicuramente diversi da quel che erano. Quando furono condannati al colossale risarcimento, quattro anni fa, Paolo Bolognesi, deputato del Pd e presidente dell'Associazione familiari delle vittime di Bologna, se ne rallegrò: «È una bella notizia», disse, «così, se non altro per loro e i loro eredi, il discorso della strage rimarrà come una macchia indelebile anche dal punto di vista economico, che è poi quello che capiscono meglio».Ecco, questo è l'ultimo aspetto della storia, che meriterebbe di essere valutato nella sua vera luce. Perché l'erede di cui parlava Bolognesi è la figlia dei due ex terroristi, che oggi ha appena 17 anni e della strage non porta la benché minima colpa. «Questo risarcimento è una tassa su nostra figlia», protesta Fioravanti. È giusto addossare a un innocente un peso di quasi 2,5 miliardi di euro, destinati ad aumentare di anno in anno?