2021-10-21
A crescere sono solo i certificati di malattia
L'Inps registra un record di assenze sul lavoro dall'entrata in vigore dell'obbligo di passaporto sanitario. Con picchi del 21% in Toscana e del 16% in Veneto. Mancano però i medici di base per le visite fiscali e si annunciano battaglie legali nelle aziende.Il governo non arretra dinanzi alle proteste e, per aggirare l'obbligo del lasciapassare, cresce il numero dei lavoratori senza vaccinazione anti Covid che decide di stare a casa, fingendosi malato. Dallo scorso 15 ottobre, entrata in vigore delle norme che si applicano nel settore pubblico e privato, l'Inps segnala un numero sempre più alto di certificati di malattia. Dopo la giornata nera di venerdì, quando l'aumento di assenze su scala nazionale fu del 22,6%, lunedì è stato del 14,6%, martedì è sceso all'11,2% ma in molte Regioni l'impennata risulta più forte, con punte del 21% in Toscana, del 16% in Veneto. In Friuli Venezia Giulia i certificati di malattia sono triplicati, solo lunedì scorso ci sono stati 4.770 ammalati tra dipendenti pubblici e privati. In Sicilia, i 6.437 lavoratori siciliani che venerdì scorso si erano dati per malati (+20% rispetto alla settimana precedente), lunedì erano già diventati 12.007 (+ 29%). La maggioranza (5.977) sono dipendenti di aziende private, 5.312 lavorano nel pubblico e 718 in altri settori. In Lombardia, martedì sono rimaste a casa per malattia +1.522 lavoratori rispetto a sette giorni prima, in Emilia Romagna +1.195, nel Lazio +822. L'Ordine dei medici ha detto chiaramente: «Niente certificati al telefono, si concedono solo dopo visita in presenza, come prescrive la legge», ma i fogli di malattia si moltiplicano. C'è quindi forte preoccupazione dell'ente previdenziale e delle aziende che cercano di correre ai ripari. «L'Inps del Veneto monitorerà l'andamento delle malattie sia nel settore pubblico sia nel privato e, se servirà, siamo pronti ad attuare una campagna di controlli a tappeto», ha fatto sapere il direttore regionale dell'Inps, Antonio Pone. Agli 80 medici attualmente incaricati di effettuare visite fiscali se ne sono aggiunti altri dieci ma sono sempre troppo pochi per controllare a domicilio i lavoratori. C'è poi l'aggravio economico per l'azienda che decide di far effettuare una visita, i costi possono arrivare a 70 euro per ogni spostamento programmato e qualche datore di lavoro si sta interrogando se non valga la pena pagare i tamponi ai lavoratori, piuttosto che farli inseguire a casa a caro prezzo. A tal proposito, però, la Confindustria Veneto in una nota ha tenuto a precisare che «le imprese si fidano dei medici di base e confidano nella loro capacità di saper distinguere in maniera corretta chi sta realmente male da chi cerca invece di aggirare le regole. Partendo da questo presupposto di fondo, non ha senso parlare di «convenienza» da parte di alcuni datori di lavoro a pagare i tamponi piuttosto che fare le visite fiscali». Nella Regione amministrata da Luca Zaia si registra anche la dura presa di posizione di alcune aziende di trasporto pubblico che, come riporta il Corriere del Veneto, hanno inviato ai dipendenti in malattia dal 15 ottobre la comunicazione che il certificato medico non basta: devono pure presentare il green pass altrimenti risultano assenti ingiustificati. Giacomo Colladon, presidente di Mom, mobilita di Marca, la società trasporti pubblici della provincia di Treviso, ha dichiarato che chiederà i danni agli autisti che non si sono presentati al lavoro e Massimo Bettarello, a capo di Atv, l'azienda che opera nel Veronese, non avrebbe escluso di «chiedere il risarcimento danni per il mancato svolgimento dell'attività a causa dell'assenza di green pass e la conseguente impossibilità di garantire il servizio di trasporto pubblico costituzionalmente tutelato». In Toscana da venerdì 8 ottobre a venerdì 15 ottobre l'incremento dei malati è stato del 21,23%, con fogli di malattia per più di tre giorni. «Non possiamo negarlo: il modo per carpire in malafede una certificazione si trova piuttosto facilmente», ha commentato al Tirreno Vittorio Boscherini, segretario della Fimmg di Firenze. Basta lamentare forti dolori allo stomaco o alla testa, dolori al bassoventre per le donne e il medico di base può solo rilasciare il certificato. Anche il vicesegretario generale nazionale Fimmg, Domenico Crisarà, ad Agorà su Rai 3 due giorni fa aveva spiegato: «La legge parla di oggettivazione del sintomo: ma come si fa a oggettivare un mal di testa o altri tipi di patologie su cui l'unica base che ha il medico è fidarsi di quello che dichiara il paziente?». Certo è che se il lavoratore risultava assente ingiustificato dopo il 15 ottobre e poi inviava il certificato, non ha diritto al trattamento economico ma se il foglio l'ha inviato il giorno stesso in cui scattava l'obbligo, con la diagnosi del suo medico curante, ha diritto all'indennità di malattia anche se non ha ancora esibito il pass. Le aziende su questo punto avranno i loro problemi legali da risolvere, oltre a dover sostenere ritardi produttivi per mancanza di addetti che non si presentano al lavoro. «C'è chi si mette in ferie fino a fine novembre», ha fatto notare Roberto Boschetto di Confartigianato, «e chi si licenzia, ma le agenzie interinali non hanno sostituti formati da darci».
Jose Mourinho (Getty Images)