2021-05-11
A biciclette e banchi destinati 533 milioni, alla ricerca solo 10. E un bando si è perso
Malgrado promesse e proclami, a parte 3 milioni del Cnr e 7 della Salute, il resto è fermo al ministero dell’UniversitàÈ uno dei tormentoni classici che ci perseguita da anni: in Italia non si fa ricerca, non si investe nell’innovazione scientifica, siamo agli ultimi posti in Europa per quantità di risorse destinate alla ricerca in rapporto al Pil. Tutto noto da tempo e tutto vero, perché spesso non basta dire le cose né ripeterle perché esse cambino. Il governo precedente aveva strombazzato di volere imprimere una svolta, in modo che finanziamenti massicci fossero destinati ad approfondire la conoscenza del coronavirus per contribuire a sconfiggerlo. Invece alle promesse e ai proclami non sono seguiti i fatti. Sono stati distribuiti centinaia di milioni di euro per i monopattini, i banchi a rotelle, le mascherine farlocche, le primule vaccinali, ma alla ricerca scientifica sono andate le briciole. Nulla o quasi.Secondo quanto risulta a La Verità, i miserrimi finanziamenti erogati dallo Stato a queste attività sono stati appena due, entrambi risalenti all’anno scorso. Il primo è un contributo di 3 milioni di euro che il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) ha destinato all’istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma nell’ambito di un protocollo d’intesa, al quale ha partecipato anche la Regione Lazio con altri 5 milioni. I 3 milioni dello Stato sono stati presi dal Foe (Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca finanziati dal ministero della Ricerca scientifica). La delibera del consiglio di amministrazione del Cnr porta la data del 15 maggio 2020. Si trattava di un intervento di urgenza, anche se - come accade sempre in Italia - questi 3 milioni non sono tutti subito, in modo che il principale centro di riferimento pubblico per gli studi sul Covid potesse partire a spron battuto, ma con il contagocce. Metà è arrivata entro 30 giorni dalla delibera, un altro assegno con il 40% dei fondi è stato staccato entro un mese dalla rendicontazione del primo trimestre di attività, mentre il saldo dell’ultimo 10% era previsto «a conclusione delle attività progettuali del singolo anno, previo parere positivo dei comitati» di controllo.Nelle stesse settimane, il ministero della Salute tramite la Direzione generale ricerca e innovazione in sanità ha pubblicato un bando per finanziare progetti di ricerca per complessivi 7 milioni di euro. La possibilità di partecipare era limitata ai soli Irccs (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico). Pubblicato il 1° aprile 2020, il bando scadeva il 24 aprile successivo: tempi strettissimi, dunque, per consentire interventi rapidi. Al ministero guidato da Roberto Speranza sono giunti 91 progetti e lo scorso agosto ne sono stati finanziati 10: due ciascuno dell’Humanitas e dello Spallanzani, più altri 6 presentati da istituto Neuromed, ospedale San Matteo di Pavia, ospedale Niguarda di Milano, ospedale di Reggio Emilia, ospedale San Raffaele e istituto Galeazzi. Dal ministero di Speranza è tutto.Sommate, le due iniziative fanno un totale di 10 milioni di euro spesi dallo Stato per favorire la ricerca scientifica sul Covid. Un ammontare che non regge minimamente il confronto con altre misure sulle quali il governo Conte 2 puntava per guadagnare consenso. Per il bonus mobilità (biciclette e monopattini elettrici) l’esecutivo giallorosso aveva stanziato 215 milioni di euro. I nuovi banchi per le scuole sono costati altri 318 milioni di euro, stando alle cifre comunicate dalla struttura dell’ex commissario Domenico Arcuri: 119 milioni per i banchi a rotelle e 199 per quelli singoli tradizionali. Le ruote sulle strade e quelle nelle aule hanno dunque totalizzato oltre mezzo miliardo di euro, mentre la ricerca scientifica è costretta a pedalare arrancando con le proprie deboli forze. C’è poi un altro bando promosso l’anno scorso dal ministero dell’Università e della ricerca, dove allora sedeva Gaetano Manfredi, ma di esso non si è saputo più nulla. Prevede una dotazione di 21,9 milioni di euro a carico del Fondo integrativo speciale per la ricerca (Fisr) e porta la data del 5 maggio 2020: un anno fa. Il bando è molto complesso: in una prima fase bisogna presentare «idee progettuali di durata non superiore di 6 mesi e finalizzati alla messa a punto di un primo “risultato prototipale”» in modo da «acquisire e selezionare proposte progettuali di ricerca di particolare rilevanza strategica, finalizzate ad affrontare le nuove esigenze e questioni sollevate dalla diffusione» del coronavirus. Queste «idee progettuali» vengono finanziate con 10 milioni di euro. Esse devono poi essere valutate e selezionate; per quelle ammesse scatta il finanziamento dei restanti 11,9 milioni con il solito meccanismo a rate. Anche in questo caso, agli enti di ricerca era stato dato pochissimo tempo per predisporre idee e progetti: appena un mese, in nome della massima urgenza. Università e istituti scientifici si sono scapicollati per rientrare nei termini. Dopodiché, è piombato il silenzio e di questo bando si sono perse le tracce. Alla commissione di valutazione del Ministero non è ancora giunto nulla da valutare.Infine, ci sarebbe un ulteriore fondo creato nel 2020 cui si potrebbe attingere per ricerche scientifiche sul Covid, il programma Prin (progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale), finanziato sempre dal ministero dell’Università e ricerca. La sua dotazione è di 179 milioni di euro per il 2020, per tre macrosettori uno dei quali riguarda le scienze della vita e quindi l’ambito sanitario. Anche qui, però, tutto è fermo.
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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